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Thursday, 17 April 2014 07:50

Mr. Hyde e signora

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Ultimo spettacolo della stagione 2013-23014, L’amante di Harold Pinter approda sul palcoscenico del Teatro 99 Posti di Mercogliano (Av) nell’allestimento dell’officina teatrale L.A.A.V. di Salerno. Tutto è bianco all’interno della casa di Richard e Sarah, coniugi della middle class benestante londinese. Tutto è bianco: le lenzuola e i cuscini di un letto che ha accanto un comodino dello stesso colore, un tavolo con candida tovaglia e sedie laccate dello stesso tono.

Una precisa scelta di scenografia per sottolineare l’assenza metaforica di possibili deviazioni dalla perfetta monocromìa, simbolo della rispettabilità borghese, dove è bandita ogni possibile macchia nella irreprensibile condotta di classe, dove non c’è possibilità di disordini cromatici né tantomeno comportamentali. E il quadretto della letizia familiare non potrebbe essere più completo senza il primo brano in scaletta, quella The Miracle of Love degli Eurythmics che inneggia con sincerità al potere lenitivo dell’amore. Brano che prelude alla prima scena in cui, nel bel mezzo di un affettato saluto premuroso alla mogliettina prima di andare al lavoro, Richard le chiede con nonchalance se nel pomeriggio verrà a farle visita l’amante. Sì, proprio così, il tutto con il massimo sussiego. Il gioco dello scandalo di Pinter introduce una situazione dove il tradimento è entrato a pieno titolo nelle scelte di vita della borghesia, un obbligo che non si può disattendere perché già assimilato ai comportamenti distintivi della upper class. La gelosia è una passione disdicevole, un sentimento superato buono per i ceti inferiori, una manifestazione primitiva. Meno grave di un abbigliamento provocante: lui le rimprovera di portare tacchi troppo alti, lei remissiva si mette le pantofole. E poi, quando lei gli chiede come stia la sua amante, lui risponde che non frequenta un’amante, ma solo una prostituta che gli serve come terapia antistress.
Qualcosa allora sembra ribollire sotto la calma apparente della coppia: s’insinua un debole sospetto che alle rispettive vicende extraconiugali i due non siano così insensibili. Anche la musica cambia: dal miracolo salvifico dell’amore alla passionalità violenta di Sexcrime (Annie Lennox e Dave Stewart di nuovo). Entra l’amante Max (ma l’attore è lo stesso), giubbino di pelle e bongo da suonare, e la trasformazione da cinico e compassato colletto bianco della City a beatnick focoso è repentina, così come quella in mite passante (il custode del parco) che salva Sarah dalle brame del suo amante. E Sarah non è più la mogliettina innamorata di un Max comprensivo (che nel frattempo è diventato violento) ma diviene prima una fatalona che vuole sedurre il pudico custode, e poi una Mary che si offre di nuovo ad un Max tornato discreto e premuroso. Una sequenza di cambi di personalità attraversa i due corpi attoriali in un delirio di trasformazioni che avrebbe beneficiato di una regia più attenta a sottolineare i tratti differenti dei personaggi. Invece la recitazione degli attori (ambedue dotati di grande maturità drammatica) sceglie di attestarsi su un registro volutamente formale non modulandosi in funzione delle differenti personalità che li abitano. Una dispersione degli io che evoca la domanda, ancora una volta affidata agli Eurythmics, su chi sia in realtà il proprio partner (Who’s that Girl?).
La terza scena vede Max dichiarare a Sarah le preoccupazioni per la moglie e i figli che sta trascurando: non se la sente di abbandonarli. E inoltre le donne magre – come Sarah – non gli sono mai piaciute. Affermazione che getta la donna in uno stato di confusione, dato che poco prima Richard le aveva confessato di non poter mai innamorarsi della sua prostituta in quanto troppo in carne e volgare per i suoi gusti, a differenza di lei, così in linea e distinta. Il gioco dei doppi si fa a questo punto arduo e insostenibile, non solo per i personaggi. Ed è per questo che gli Smiths ci ricordano che That Joke isn’t Funny Anymore, anche se c’è spazio per l’ultima scena in cui Richard impedisce a Sarah di ricevere l’amante in casa propria: sopporta l’adulterio di lei, ma non di sporcare il decoro dei suoi beni. In questo Pinter sembra ribadire che la borghesia potrebbe rinunciare a tutti i valori consueti, tranne che a quelli di banca. La dichiarazione di una sincera resipiscenza affidata ancora al quartetto di Manchester con Bigmouth Strikes Again (“Boccaccia, boccaccia / che colpisci ancora / e io non ho alcun diritto di far parte / del genere umano”) non rassicura sull’happy ending della dinamica amorosa della coppia. E sinceramente non ce ne cale più di tanto.

 

 

 

L’amante
di Harold Pinter
regia Licia Amarante
assistente alla regia Sara Lisanti
con Antonella Valitutti, Roberto Lombardi
musiche di scena Eurythmics, The Smiths
produzione L.A.A.V. Officina Teatrale
foto di scena Costantino Mauro
lingua italiano
durata 45'
Mercogliano (AV), Teatro 99 Posti, 12 aprile 2014
in scena 12 e 13 aprile 2014

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