“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 18 December 2014 00:00

ART 3.0: AutoRiTratto di Paolo Galletti

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La città.
Lucca distende il proprio ricettacolo di piccole vie, tenendolo stretto tra mura sontuose, che fondono al colore della terra il verde chiaro dei prati. Dall’alto somiglia a un tetto continuo, a un’unica lastra abbronzata di tegole che declinano a spiovere, lasciando soltanto intuire – più in basso – l’esistenza di finestre e balconi, di insegne e negozi, di passanti e di strade, di piazze, di scorci.

Lucca distende il proprio ricettacolo lasciando senza fiato chi la osserva dalla torre Guinigi: l’aria passa veloce, mentre lo sguardo staziona immobile, contemplando la ristretta natura sublime che tutta si tiene, abbracciata a se stessa.
L'artista.
Paolo Galletti è un sognatore, un idealista. A sedici anni si trova ad osservare il cambiamento dall’alto delle splendide mura perfettamente integre di Lucca, protetto dall’accelerazione industriale degli anni ‘70. Il cuore di Lucca si raggiunge attraverso le porte che, nei suoi dipinti, assumono la dimensione di portali chimerici, attraverso i quali si può raggiungere qualcosa di prezioso, di magico, di armonico.
Nei quadri dedicati a Lucca sembra che ogni tetto, ogni albero, ogni palazzo storico voglia in ogni modo restare racchiuso in quelle mura pur ammiccando allo spettatore e facendo bella mostra di sé. Le mura − così riconoscibili anche se distanti dalla realtà − trattengono, quasi a fatica, come una chioccia i pulcini, tutti gli edifici stringendoli in un grande morbido abbraccio. Ecco come Galletti riesce ad umanizzare ogni singola pietra di questa città, che vive nel suo cuore e diventa il centro pulsante delle sue opere.
Per chi conosce Lucca vedere un’opera di Paolo Galletti, significa proiettarsi immediatamente in una sua strada stretta o in una piazzetta, sulla torre Guinigi o in San Martino. Non importa che si veda quello che le mura celano, basta osservare quei tetti, quei contorni, quegli alberi per ripercorrere un vero e proprio itinerario onirico. Queste sue opere dai toni vivaci e vitali seppur dotate di grande rigore, pulizia ed equilibrio, sembrano voler concedere un attimo di sosta e di benessere a chi si ferma ad osservarle, e sogna.  
Infine, naturalmente, non può non colpire la sua capacità di trasfigurazione, la sua alchemica bravura nella resa fantastica del reale, della trasformazione di ciò che è vero in ciò che diventa meraviglia, mirabilia dai contorni arrotondati, dai colori lunari o giocosamente soffusi. Guardare le sue opere significa, quindi, trovarsi − ad un tempo − a Lucca sì, in questa Lucca che abbiamo descritto a inizio intervista, ma anche in un altrove che confina col nostro mondo inventato, con la nostra illimitata geografia del fantastico.

Quando ti sei accorto di voler essere un artista?
Fin da ragazzo sono stato affascinato dall’arte e in particolare dal disegno grafico e dai fumetti dell’epoca, ricordo che disegnavo su qualsiasi superficie che trovavo libera, dai piatti ai mattoni di cotto, alla sabbia.

Quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?

I lavori del mio primo periodo, siamo negli anni Settanta, in piena crisi economica e sociale, si avvicinavano alle tematiche del momento: urbanizzazione, industrializzazione, inquinamento; rappresentavo sulle tele un forte disagio e una profonda sensibilità a queste tematiche legate al rispetto dell’uomo e dell’ambiente.
In seguito, in cerca di nuovi stimoli, sono giunto ad una poetica originale, che trova il tema centrale nella rappresentazione fiabesca dei miei luoghi di origine, Lucca. Una città che assume un aspetto sempre più trasognato e sospeso nel tempo, dimostrato dalla mia partecipazione a Rassegne dal titolo: L’isola che non c’è, Stelle sulla città, Sognando Lucca, La città incantata, La luna sulla città, Alla finestra.

Hai dei modelli a cui ti sei ispirato?
Agli inizi del mio percorso artistico, Mario Sironi è stato un modello di riferimento per il suo stile definito da cadenze metafisiche e da una essenzialità plastico-geometrica e anche perché rappresentava temi legati alla civiltà urbana e industriale. Un importante autore metafisico, Giorgio De Chirico, mi “ha suggerito” architetture essenziali, proposte in prospettive non realistiche immerse in un clima trascendentale.

Se tu potessi suggerire un’ idea per valorizzare gli artisti contemporanei cosa suggeriresti?
Proporrei un Centro di Arte Permanente, gratuito, dove tutti gli artisti possano avere la possibilità di presentare le loro opere. Suggerirei anche di  utilizzare la rete multimediale per potenziare la visibilità anche a livello internazionale, tenendo presente, però, che con questo canale non viene valorizzata pienamente l’opera perché non si possono cogliere  e apprezzare tutte le sfumature che si possono individuare solo guardando l’opera originale.

Qual è l' opera a cui sei più legato e perché?

Sinceramente non ho un’opera particolare a cui sono più legato. Ogni dipinto ha una propria storia,  per il soggetto,  per i colori, per quello che sono riuscito a rappresentare. Sia nelle grandi tele che nelle piccole l’attenzione ai particolari e ai giochi di luce e di colore mi hanno permesso di esprimere i miei stati d’animo e le mie emozioni.

Se potessi scegliere dove vorresti esporre e perché e in quale periodo dell’anno?
Mi piacerebbe un “luogo” della mia città, Lucca, dove poter presentare a più persone le mie opere, dove si può accedere liberamente. Un ambiente arredato e illuminato in modo adeguato per poter mettere in risalto le tele.
Lucca e i suoi dintorni offre una varietà di luoghi adatti a questo scopo, in particolar modo nel periodo primaverile, dove la luce e i colori assumono un aspetto fiabesco.

Secondo te si può vivere dell’arte in Italia?

Il nostro Bel Paese, considerato da tutti  un “Museo a cielo aperto”, avrebbe tutte le caratteristiche per promuovere l’arte e i suoi artisti. Non sempre ciò accadde, in special modo per  autori poco conosciuti o all’inizio della propria carriera.

Quali difficoltà incontra un artista?
Le difficoltà maggiori per un artista sono di tipo economico e sociale: i costi eccessivi per mantenere un atelier dove presentare e promuovere in modo permanente le opere; la poca attenzione della critica per gli artisti ancora non affermati e la poca disponibilità da parte di persone ed Enti preposti per la divulgazione dell’arte in tutti i suoi aspetti.

Cosa potrebbe essere migliorato nella comunicazione dell’arte?

Una divulgazione maggiore, realizzata con determinazione e volontà, a livello locale: comune, provincia, regione. Promuovere e incentivare l’arte anche nei ragazzi, attraverso laboratori creativi.

Che domanda vorresti che ti venisse rivolta durante un’ intervista?
Ti senti realizzato come artista? Sì, perché riesco ad esprimere attraverso i disegni e i colori i miei sentimenti e i miei stati d’animo e spero che la mia pittura possa essere un momento di gioia e di piacere in un mondo dove tutto corre e viene superato e travolto in un attimo.

 

 

 

 

 

 

 

 

ART 3.0 − AutoRiTratti
Paolo Galletti
in collaborazione con FiorGen Onlus, Accademia dei Sensi
elenco opere nelle immagini Vista su Lucca (2012); Owl (2012); L'heure bleue (2014); The Wall (2013); Puzzle (2013); Il ragazzo e la luna (2012)
website http://www.paologalletti.com

 

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