“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 30 July 2018 00:00

FUS: l'occasione mancata del riequilibrio territoriale

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La domanda che s’insinua è: le imprese che operano in contesti periferici sono davvero valutate allo stesso modo di chi opera al Centro Nord?

  

Bottega degli Apocrifi, Compagnia del Sole e Factory compagnia transadriatica sono tre compagnie teatrali pugliesi che operano rispettivamente a Manfredonia (Foggia), Bari e Lecce. Caratterizzate da una vocazione artistica specifica e da modelli gestionali differenti, condividono la riconoscibilità della loro qualità artistica sul territorio nazionale, così come condividono la partecipazione attiva al Coordinamento nazionale C.Re.S.Co. di cui sposano ideali e valori fondanti; condividono, infine, per il secondo triennio consecutivo, l’esclusione dal finanziamento ministeriale che, nonostante due ricorsi, ha già penalizzato le tre imprese negli anni 2015-2017.


E questo accade malgrado l’ulteriore crescita artistica e gestionale maturata dal 2015 a oggi, nonostante l’incremento della tournée nazionali e internazionali, malgrado i riconoscimenti ricevuti, malgrado la volontà − tradotta in capacità − di offrire servizi culturali permanenti alle comunità di riferimento.

Com’è possibile? A fronte di una prima analisi delle valutazioni qualitative della Commissione Prosa relativamente alle istanze presentate a valere sul DM 27/07/17, è evidente un generale e sempre più marcato ingessamento del sistema, così come l’assenza di ricambio generazionale e di riequilibrio territoriale, per certo auspicato anche in pubblica sede dallo stesso Direttore Generale allo spettacolo dal vivo, dott. Onofrio Cutaia.
L’innovazione dei linguaggi e la scena contemporanea restano tuttavia l’anello più debole di un sistema che non riesce a scrollarsi di dosso rendite di posizione, dimostrando una poco incisiva conoscenza dei territori periferici, collocati al di fuori delle principali direttrici dello spettacolo dal vivo nazionale.

La Puglia ha prodotto 12 istanze a valere sull’art. 13 (comma1 e comma 2), dato dal quale emerge l’oggettiva difficoltà di strutturarsi e di raggiungere i requisiti minimi di accesso al FUS, che hanno visto 3 riconferme di imprese già sostenute nel triennio precedente, 2 nuovi ingressi (meno del 20% delle istanze presentate) e ben 7 soggetti respinti (circa il 60% delle istanze avanzate). E ad oggi l’intera provincia di Foggia, la seconda provincia più grande d’Italia, continua ad essere completamente esclusa dal FUS.

Leggiamo in questo dato − dettato dalla difficoltà di strutturarsi e di raggiungere i requisiti minimi di accesso al FUS − il segnale di una difficoltà oggettiva del fare impresa (culturale) nei territori collocati a sud. E crediamo che questo non rappresenti il fallimento di un’area geografica e nemmeno di una Regione: crediamo sia piuttosto una criticità su cui lo Stato dovrebbe interrogarsi.

Nello scorso triennio Bottega degli Apocrifi, Compagnia del Sole e Factory compagnia transadriatica hanno lavorato per mantenere (spesso superandoli) i parametri minimi di accesso al FUS non solo in termini di giornate recitative ma soprattutto di giornate lavorative, garantendo un’occupazione costante a giovani, donne, operatori distinti da un percorso di qualificazione professionale in costante crescita.

Lo scorso venerdì 20 luglio una rappresentanza delle tre compagnie ha incontrato l’on. Alessandra Carbonaro, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera, e l’on. Michele Nitti, componente della stessa VII Commissione, i quali hanno preso atto delle controdeduzioni delle istanti, rispetto alle criticità emerse nelle fasi istruttorie di valutazione delle domande di accesso ai contributi ministeriali in favore delle imprese dello spettacolo: le commissioni consultive, relative al FUS per il triennio 2018-2020, nominate dal governo uscente, azzerano di fatto imprese di riconosciuto valore, determinando un danno occupazionale per artisti e tecnici.

Le compagnie hanno informato i parlamentari di aver richiesto il riesame delle proprie istanze, dopo aver esperito l’accesso agli atti, in base al Decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 1971, n. 1199, e formalizzato le proprie controdeduzioni che trovano fondamento nel fraintendimento o nelle contrastanti interpretazioni di alcuni criteri di valutazione, e nella disparità del metro di giudizio, che testimonia uno squilibrio valutativo a favore delle regioni del Centro Nord a parità di valore artistico e culturale.
Paventata l’ipotesi di un complessivo ingessamento del sistema in costanza di attività al 2020, le compagnie hanno chiesto ai parlamentari che venga consentita, se non altro e in alternativa, la riapertura di tutte le domande al secondo anno del triennio, attraverso un potenziamento della disponibilità del FUS.

L’auspicio, dunque è che, così come il Ministro ha disposto l’intervento economico suppletivo al FUS 2018, dimostrando attenzione al settore, la stessa attenzione venga ora riservata al riequilibrio territoriale effettivo e al riesame di quei soggetti non ammessi che pure denotano qualità artistica elevata.

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