“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Marco Cicirello

Bufalino tra Proust e Mallarmé: due letture di "Calende Greche"

Il Novecento è il secolo in cui si ha l’impressione che sia stato scritto tutto e il contrario di tutto. La letteratura, e in particolare il romanzo, ha raggiunto esiti imprevedibili e irripetibili e, dalle più ardue trasgressioni avanguardistiche fino alle voci più reazionarie e conservatrici, gli esiti sono stati molteplici e affascinanti.
Gesualdo Bufalino è un autore che ci pone davanti ad una produzione singolare, soprattutto per aver fatto suo uno stile “classico”, tale da far parlare di “romanzo ottocentesco”, rivivendolo però secondo una propria estetica.

il Pickwick

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