Nunzio Di Sarno
Del perché gioire della neve
Arriva all’improvviso
Tra la paura di chi la teme
E la gioia di chi l’attende
A schiacciare il superfluo
Per cui tanto e da tanto
Ci affanniamo
Vecchi amici
a F. G.
Avevamo gli occhi neri
Pance in fuori e visi tondi
Nelle strade corte di paese
E inciampavamo nei sogni
Dove non c’era connessione
Ma un singhiozzo di visione
Natale
Tra pianti e singhiozzi
Si nasce e si muore
Nel buio del trapasso
La paura ci muove
Nella ruota
Dove la Natura è Famiglia
L’indigeno fiero resiste
Quando si minaccia la Fonte
I guerrieri raffinano il diamante
Nell’ignoranza che consuma
Nell’attaccamento che acceca
4 dicembre
La Costituzione scritta col sangue
Di chi la guerra la fece
In trincea sugli aerei
E a resister sui monti
Contadini e operai fratelli
Nell’ardente coscienza politica
Memorandum
Scegli il Sì
Scegli di cambiare
Scegli 80 euro in busta paga che dovrai ridare
Scegli i bonus che alimentano astio, arrivismo e sudditanza
Scegli l’alternanza scuola lavoro nei McDonald
Scegli di tagliare costi e diminuire servizi
Scegli nuovi posti di lavoro senza diritti
Scegli la stabilità di quello che ti manca
Scegli di essere un bambino delle elementari
Appunti per una scuola a venire
1. Perché dare tanta importanza alla comunicazione dell’esperienza?
Oggi, attraverso i social network (fb, wap, twitter, ecc...) non si fa altro che comunicare esperienze acerbe e stati d’animo vacui. Vittime del vortice mediatico, anneghiamo senza possibilità di riconoscimento in un prima e in un dopo.
Nella fretta di comunicare non si vive.
La parola leggera va più veloce. Un soffio di vento se la porta via, perché non ha densità che la trattenga e la faccia germogliare.
Sembra sia passata un’eternità da McLuhan, Warhol, Pasolini e Debord. La frattura insanabile che da veggenti questi avevano intravisto, noi non la vediamo più, perché l’abbiamo completamente interiorizzata, rendendo totali la schizofrenia e l’alienazione.
Non sarebbe forse più utile insegnare a far sedimentare l’esperienza prima di comunicarla? Insegnare l’inutilità dell’attualità e la potenza imperitura dei classici?
Il bambino raggiante
Il bambino raggiante
Non trova padre
Inizia il viaggio
Fabbrica insegne
Le scale mobili diventano sabbie
Ma il contatto cercato è attivo
Cosa resta
Gli anni trascorsi al di qua e al di là della cattedra sono valsi a comporre un quadro vivido, che spesso è sconosciuto nei dettagli a chi la scuola poco la conosce.
Da incosciente e male armato, invece di rivendicare i propri diritti, si scaglia su quelli degli altri.
Apparecchia la tavola al potere, che manco più si sporca le mani.
A lui sono rivolti questi versi.
A chi parla senza sapere. A chi sa e non parla. A chi non ascolta. A chi distrugge con metodo.
A chi non sfida la corrente per risalire. A chi è dentro e a chi è fuori.