Letteratura La bottega dei libri
«Narravano che la più misteriosa tra le botteghe fosse la bottega dei libri: da essa pare venisse un diabolico miscuglio di trame e vicende che contagiava i passanti più frettolosi tramutandoli in lettori accaniti».
Non ho mai comprato un libro in base ai premi vinti dall'autore. Mai, tranne in questo caso. Ed ho fatto bene, anzi, benissimo. Patrick Modiano lo conoscevo superficialmente, avevo sentito parlare di lui in qualche speciale di letteratura, l'avevo trattato senza troppo interesse e avevo rimandato di anni il momento in cui mi sarei avvicinata. Quando ho scoperto che l'Accademia Svedese aveva assegnato il premio Nobel proprio a lui, sono rimasta colpita, mi sono recata in libreria e ho cercato tra le edizioni italiane un titolo che potesse ispirarmi qualcosa, un nome o un'indicazione che sormontasse la fascetta rossa alla fine della pagina. Mentre cercavo e leggevo le sinossi delle proposte editoriali, mi sono imbattuta in una copertina bianca con su un’elaborazione grafica di una rosa rossa – poi ho scoperto essere un olio su tela di Magritte – il titolo recitava Sconosciute e l’autore era lui, Patrick Modiano. Sono felice di averlo scelto in mezzo ai tanti, perché la prima volta di un lettore con uno scrittore è un momento fatale, almeno lo è per me, nel caso di delusione, in passato, c’ho messo molto tempo prima di avere il coraggio di riavvicinarmi all’autore. Invece qui abbiamo inaugurato un felice sodalizio.
Sempre un piacere estremo, quello di poter parlare di una poesia.
Soprattutto se è una poesia che si ha amato.
Soprattutto se è una poesia dipinta sulla tela raffinata della genialità.
Soprattutto, se è una poesia di Keats.
Un mistero senza mistero, un'eco senza voce, solo piccole gocce e gocce su di un mare sconfinato.
Di un libro che parte bene per deludere alla fine
Written by Marco CaneschiNon è che voglia proporre questa cosa letterariamente lontana, senza essere un classico, per sfizio. È che Igiene dell’assassino, libro d’esordio di una scrittrice molto venerata, Amélie Nothomb, è per me un ottimo esempio di ciò che parte bene per deludere alla fine. Vi sarà capitato con qualche libro, no? Quindi, un paio di ragionamenti li possiamo tirare fuori.
Non sarà con la spiegazione (inopportuna data la sede) di teoremi matematici e relativi algoritmi che tenterò con questo scritto di avvicinarmi il più possibile alla comprensione di come e quando, posto che abbia una sua ragion d’essere, l’entropia prende forma e sostanza nella teoria della comunicazione con le possibili conseguenze sulla narrativa e sulla poesia.
Se vogliamo, potrei in un certo senso partire dal buon Giuseppe Ungaretti, che con il suo “M’illumino d’immenso”, sentimento espresso poeticamente con sole quattro parole da una persona che dopo un buon sonno notturno si sveglia al mattino certa di avere davanti a sé una giornata colma di momenti piacevoli, ha fatto piazza pulita delle solite decine e decine di parole che si potrebbero consumare per rivelare in quel caso, peraltro senza la dovuta intensità, lo stesso stato d’animo.
- Letteratura e entropia
- Seconda legge dela termodinamica
- M'illumino d'immenso
- Giuseppe Ungaretti
- disordine
- entropia
- Umberto Eco
- Scienza e Letteratura
- Fame di realtà
- David Shields
- Il tempo è un bastardo
- Jennifer Egan
- Newsweek
- Thomas Pynchon
- Un lento apprendistato
- John Barth
- The Literature of the Exhaustion
- scrittura metanarrativa
- postmodernismo
- Jorge Luis Borges
- vladimir nabokov
- Gabriel Garcìa Marquez
- Italo Calvino
- L'incanto del lotto 49
- L'arcobaleno della gravità
- seconda guerra mondiale
- guerra fredda
- David Foster Wallace
- La scopa del sistema
- Ludwig Wittgenstein
- Larry McCaffey
- Bret Easton Ellis
- Meno di zero
- Glamorama
- American Psycho
- Jonathan Franzen
- Karen Green
- Come stare soli
- Il cervello di mio padre
- Le correzioni
- Infinite Jest
- Harper's
- Perché scrivere romanzi?
- Shirley Heath
- Flannery O'Connor
- Paula Fox
- Friedrich Nietzsche
- Breve storia del futruro
- Jacques Attali
- Logosfera
- meccanica quantistica
- CERN
- Bosone di Higgs
- Willard Gibbs
- letteratura contemporanea
- Massimo Bocchiola
- Sergio Claudio Perroni
- Silvia Pareschi
- Giuseppe Natale
- Enrico Brega
- Il Pickwick
Essendo un romanzo improntato sulla figura di Don Pino Puglisi, primo martire cristiano ucciso dalla mafia e beatificato nel 2013, tutto mi sarei aspettata tranne che essere colpita da aspetti che poco hanno a che fare con la religione, almeno in apparenza. Sono rimasta folgorata, per non dire ammaliata, dalla descrizione che l’autore fa di Palermo – Panormus cioè "tuttoporto" – delle sue strade, dei suoi colori e dei suoi profumi.
Haruki Murakami è uno di quegli autori che non riesco ad inquadrare. E come tutto ciò che è misterioso in un modo che non riusciamo né a comprendere né a spiegare, è talmente affascinante da scatenare in me sentimenti contrastanti.
Nel momento in cui scrivo queste considerazioni, ho all’attivo una storia breve e un romanzo e mezzo, nella fattispecie Norwegian Wood, metà de La fine del mondo e il paese delle meraviglie e Sonno, racconto estratto da L’elefante scomparso e altri racconti. Ed è proprio su questo che voglio concentrarmi, forse perché è quello che, nella sua brevità, si presenta come un distillato dell’identità di questo autore.
- Haruki Murakami
- Sonno
- Norwegian Wood
- La fine del mondo e il paese delle meraviglie
- L'elefante scomparso e altri racconti
- The Guardian
- L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio
- Kat Menschik
- insonnia
- religiosità orficomisterica
- letteratura giapponese
- cultura orientale
- einaudi editore
- Eleonora Cesaretti
- Il Pickwick
Letteratura come gioco, magia, realismo al contrario
Written by Marco CaneschiLa marcia di avvicinamento a Infinite Jest mi ha portato dentro le riflessioni e la vita di David Foster Wallace. Devo dire che se i precedenti saggi hanno permesso di prendere confidenza, si fa per dire, con il suo pensiero, Un antidoto contro la solitudine avvicina al cuore del declino umano. E tenendomi, appunto, sul piano umano e volendo essere onesto, devo riconoscere che per questo tizio non è che scatti esattamente un’empatia: innanzitutto perché comprendere a pieno DFW è impresa ardua. Doveva essere uno difficile, di quelli che mascherano a fatica la sofferenza e con un umore ad andamento… diciamo sinusoidale.
- David Foster Wallace
- Un antidoto contro la solitudine
- Stephen J Burn
- Sara Antonelli
- Francesco Pacifico
- Martina Testa
- Ogni storia d'amore è una storia di fantasmi
- DT Max
- Minimum Fax Editore
- einaudi editore
- Einaudi EditoreInterviste e conversazioni
- DFW
- Don DeLillo
- letteratura americana
- Jonathan Franzen
- Cormac McCarthy
- Marco Caneschi
- Il Pickwick
Achille piè veloce, come tutti i libri che sono entrati a far parte della libreria del mio cuore, non ha solo il merito di presentare una storia originale, ma anche quello di essere scritto in maniera del tutto peculiare.
La storia inizia con l’impiegato di una casa editrice che conduce la propria vita vessato da imbrattacarte che vorrebbero vedere pubblicata la propria opera. È autore di un romanzo mediocre ed è arrabbiato con sé stesso perché scopertosi incapace di produrre altro; delude sé stesso perché ama una ragazza, ma non riesce ad esprimere il suo affetto per lei, con il risultato di farla allontanare sempre di più. In poche, semplici parole, è un trentenne che ancora non ha capito cosa fare della sua vita.
Premessa
A partire dagli anni ‘30 del secolo scorso, come scrive Susan Sontag, la metafora della peste "era frequente, come sinonimo di catastrofe sociale e psichica. Tali evocazioni procedono di solito di pari passo con gli atteggiamenti conservatori: si pensi, a esempio, a quelle di Artaud sul teatro e sulla peste, e a quelle di Wilhelm Reich sulla 'peste emotiva'".1
- Albert Camus
- Antonin Artaud
- Il teatro e il suo doppio
- Caligula
- Le mosche
- Caligola
- Les Mouches
- peste
- Susan Sontang
- Carmen Novella
- esistenzialismo
- teatro e peste
- Oreste
- Einaudi
- Bompiani
- Il mito di Sisifo
- Gian Renzo Morteo
- Guido Neri
- Jacques Derrida
- Malattia come metafora
- Lo straniero
- Hélicon
- Jennifer Poli
- Il Pickwick
“Guardate la torreggiante scienza dagli occhi aguzzi, come da eccelsi picchi domina il mondo moderno, e promulga una serie di comandi assoluti”.
Walt Whitman
Kazuo Ishiguro è uno scrittore inglese, originario del Giappone. Il suo nome è spesso associato a quello che molti considerano sia il suo capolavoro: The Remains of the Day.
Il tocco delicato che possiede è inconfondibile, anche qui in Never Let Me Go, non si smentisce e si riconferma, a mio avviso, una garanzia inglese con quel retrogusto giapponese che lo rende unico e inimitabile. L’ho sempre immaginato come un lord equilibrato, maturo e alle prese col suo thè e la sua penna, intento a scrivere in disparte, in un ambiente comunque elegante, prodigo nell’infondere il suo animo asiatico in ogni uomo o donna dei suoi romanzi.
"Chi conosce la scienza sente che un pezzo di musica e un albero hanno qualcosa in comune, che l’uno e l’altro sono creati da leggi egualmente logiche e semplici".
Anton Čechov
Inizio questa recensione con una personalissima premessa: amo gli alberi. Mi affascina il loro permanere nel tempo, spesso oltre quello della vita umana, come se fossero taciti guardiani di luoghi speciali. La loro presenza è, per me, discreta: quando sono presenti in numerosi esemplari il mio occhio raramente si sofferma ad osservare il singolo, ma quando non ci sono – come in certe parti della città – ne avverto la dolorosa assenza. Quel verde cangiante nasconde la promessa di un respiro fresco nella torrida estate, e di un riparo dal vento sferzante dell’inverno.
All’interno della produzione letteraria che, nel secondo dopoguerra, ha trattato il tema dello sviluppo industriale e della tecnologico del nostro Paese, si distingue l’opera di Luciano Bianciardi e specie il suo romanzo più celebre, La vita agra, per la visione radicalmente negativa e la condanna senza appello del presunto “mito” del miracolo o “boom” economico. Una posizione dietro la quale, soprattutto, emergono l’estraneità e il disadattamento dell’uomo di cultura “tradizionale” rispetto a una realtà irreversibilmente aliena, quale la moderna società di massa.
- Luciano Bianciardi
- La vita agra
- letteratura italiana
- De Agostini Editore
- Feltrinelli Editore
- Pino Corrias
- Gian Carlo Ferretti
- La morte irridente
- Barbara Marras
- Quaderni del '900
- La vita agra: rimorso e rinuncia di un traduttore disonestro
- Grosseto
- Milano
- Traduzione letteraria
- intellettuali italiani
- capitalismo industriale
- anni del boom
- Ribolla
- Carlo Cassola
- metropoli
- Diego Vitale
- Il Pickwick
Lo sguardo "Rosso taranta" di Angelo Morino
Written by Lina MorselliLa letteratura di viaggio è un genere letterario al quale prima o poi ci si avvicina. Il viaggio si accompagna con le memorie del viaggio stesso, tanto che il viaggio e le sue memorie arrivano a confondersi l’uno nell’altro così il gioco delle scatole cinesi letterarie continua. Perché esistono libri di viaggio/memorie (plurale), e libri di viaggio/memoria (singolare). Un esempio per tutti, di quest’ultimo tipo, potrebbe essere In viaggio con Erodoto di Ryszard Kapuściński, dove la memoria propria del viaggiatore si armonizza col suo viaggiare, in uno scambio continuo di impressioni, descrizioni, ricordi, cultura personale, fino a farne, per l’appunto, un libro di memoria.
- Rosso taranta
- Angelo Morino
- letteratura di viaggio
- Salento
- morso della taranta
- tarantella
- pizzica
- Ryszard Kapuściński
- Mario Vargas Llosa
- Roberto Bolaño
- Osvaldo Soriano
- Manuel Puig
- La terra del rimorso
- Ernesto De Martino
- Galatina
- Nardò
- Grecìa salentina
- Maria di Nardò
- ricerca antropologica
- Giorgio di Galàtone
- Sellerio Editore
- palermo
- letteratura italiana
- Lina Morselli
- Il Pickwick
“Vorrebbe aver fatto qualcosa di meraviglioso,
qualcosa che appaia meraviglioso anche a chi non la ama”
Mi piacerebbe raccontarvi una storia a tratti noiosa, senza azione e lieto fine, una storia universale e spalmata nel tempo, che non conosce l’usura della vecchiaia, che non è mai anacronistica, mai rattrappita, mai finita. È una storia di donne, di mamme, di poeti e bambini, di fragili musei nei quali il silenzio e il boato coabitano in teche di sorrisi e fossili. Se doveste annoiarvi abbandonate la lettura, non sperate migliori, perché oltre questa teoria di esposizioni arriva una piccola stanza vuota, ma piena di voci e lamenti, con le pareti come mostri marini che avviluppano tutte le pietre, lasciandovi decidere se morire o vivere.
DFW: Un elemento in potenza integrale, non integralista
Written by Marco CaneschiHo deciso che il passaggio a Infinite Jest debba essere scandito da una lenta marcia di avvicinamento. Non un blitzkrieg, che rischierei di impantanarmi come i nazisti alle porte del cuore sovietico. Quel romanzo è lì, nella libreria di sala, mi aspetta come il generale inverno tendeva agguati alle armate di Von Paulus.