Letteratura La bottega dei libri
«Narravano che la più misteriosa tra le botteghe fosse la bottega dei libri: da essa pare venisse un diabolico miscuglio di trame e vicende che contagiava i passanti più frettolosi tramutandoli in lettori accaniti».
“L’intellettuale si scopre abitante da sempre di un cimitero, quello della letteratura” – scrive Alberto Castoldi in Bibliofollia – “ma è al tempo stesso custode di questo mondo defunto, e quindi in una condizione di liminità, sospeso fra la vita e la morte”: egli si nutre “vampiristicamente” della scrittura defunta e, nel contempo, “la riattiva facendola propria”. Tuttavia – compiendo quest’azione consueta ma innaturale (l’uomo non nasce per leggere, la lettura è un’acquisizione che si apprende, si raffina, ci si impone o si persegue nel tempo) – egli stesso cede parte della propria vita alla morte perché questa riprenda il respiro: ciò che è scritto è fissato, ciò che è fissato è definitivo, ciò che è definitivo è immodificabile e – come tale – langue trascritto con caratteri immobili eppure ciò che è fissato, definitivo, immodificabile perché trascritto con caratteri immobili riprende fiato, colore, spessore, fa nuova voce fino a sembrare – come uno spettro – di nuovo vitale, presente e tangibile.
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Il critico Silvio Perrella, nell’introduzione a Mistero napoletano di Ermanno Rea (Torino, Einaudi, 2002), al cospetto dell’ennesima pioggia narrata, ci pone dinanzi a un’evidenza che non possiamo più ignorare: "Dicono che a Napoli, a dispetto dei luoghi comuni, piova più che altrove. La letteratura ne è testimone. Quanto piove dentro i libri dei napoletani! Da i Tre operai di Carlo Bernari a L’amore molesto di Elena Ferrante, passando per Malacqua di Nicola Pugliese, è un diluvio". Eppure Pugliese, in Malacqua (prima edizione: Torino, Einaudi, 1977; ora Tullio Pironti Editore), dove la pioggia è protagonista assoluta e tiene la scena dalla prima all’ultima pagina, non lo smentisce quel luogo comune:
“La conoscevano bene, loro, la pioggia di Napoli, che non cade mai e quasi mai, ma che quando cade poi non la smette più” (pp. 97-98).
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Sono rari i romanzi che, pur non essendo completamente fiabe, possono essere letti dai tredici agli ottanta anni. Questo succede con l'ultimo romanzo di Nicola Lecca che sa modulare il ritmo su vari registri di scrittura, al punto che capita che ogni tanto va fuori tema e fuori registro.
Imi, il diciottenne che lascia l'orfanotrofio ungherese con i suoi bimbetti e adulti piangenti per andare a vivere e lavorare a Londra, è il personaggio più bello del libro, ma forse un po' inverosimile. Lecca non dà a questo ragazzo pulsioni sessuali, parolacce, droghe, tanto meno perversioni o altre sconcezze tipiche dell'adolescenza: ne fa un santo, uno che arriva a Londra leggendo il manuale del buon impiegato per trovare lavoro in una rete di caffetterie. Il libro spiega i diritti ma anche i tantissimi doveri di chi lavora in un esercizio pubblico: la mani curate, i capelli a posto, non fare mai tardi, il decoro.
"L’Europa è un concetto che non ha la propria origine in se stesso, ma nella sua costitutiva opposizione all’Asia […]. Sui monumenti assiri è stata rinvenuta la coppia concettuale: 'ereb' – il paese dell’oscurità o del sole calante – e 'asu' – il paese del sole nascente. Secondo la sua origine, e finché resta fedele a se stessa, l’Europa è dunque una potenza politicamente e spiritualmente antiasiatica".1 Probabilmente non è un caso che questa frase venga scritta da Karl Löwith ad apertura di un testo dal titolo Il nichilismo europeo; forse stupisce ancora meno che questo libro sia ideato e scritto tra il 1939 e il 1940, nel periodo in cui il filosofo monacense si trova in Giappone in veste di sensei.
- Karl Löwith
- Scritti sul Giappone
- Il nichilismo europeo
- Dio, Uomo e Mondo
- Rubbettino Editore
- laterza edizioni
- Orlando Franceschelli
- Karl Löwith Le sfide della modernità tra Dio e nulla
- Günther (Stern) Anders
- L’uomo è antiquato
- Luigi Anolli
- La mente multiculturale
- Bollati Boringhieri Edizioni
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- cultura nipponica
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- cultura zen
- cultura europea
- Giappone
- tecnologia
- mediazione interculturale
Città della Scienza, Bagnoli: il fuoco e il vuoto
Written by Antonio Russo De VivoDei contenuti di quest’antologia Fuoco sulla città, finalizzata a raccogliere fondi per la futura Città della Scienza devastata dall’incendio doloso del 4 marzo, non si può dire quasi nulla: la qualità è secondaria al cospetto delle “intenzioni”.
- Fuoco sulla città
- 22 maggio 2013
- Bagnoli
- Antonella Cilento
- marco ciriello
- Città della Scienza
- Francesco De Core
- Alessandra Del Prete
- Vittorio Del Tufo
- Giuseppe Di Costanzo
- Davide D'Urso
- Raffaella R Ferrè
- Simona Frasca
- Marco Marsullo
- Antonio Menna
- Rossella Milone
- Carmen Pellegrino
- Angelo Petrella
- Luigi Pingitore
- Tonino Porzio
- Patrizia Rinaldi
- Gianni Solla
- Ferdinando Tricarico
- Massimiliano Virgilio
- Carlo Ziviello
- Monica Zunica
- Ad Est dell'Equatore
- Antonio Tempesta
- Guglielmo Peluso
- Bancarotta
- napoli
Nel bailamme di cose fatte, filmate o scritte scegliamo della Duras questo piccolo libro, Testi segreti, uscito per la Feltrinelli nel 1987 e composto da tre racconti: L'uomo seduto nel corridoio, L'uomo atlantico, La malattia della morte.
Marguerite Duras (1914-1996) dal 1979 entra in depressione, chiusa in una solitudine muta, orribile, trascorre le sue giornate bevendo o scrivendo lunghissime lettere a un immaginario destinatario. Un escamotage che l’avrebbe forse portata a scrivere un romanzo epistolare? Non voleva più vivere, ecco tutto, aveva già scritto molto e aveva alle spalle diciannove film come regista o sceneggiatrice e trenta libri: non aveva sentimenti per nessuno, soprattutto si detestava, mai paga, mai soddisfatta di niente.
Dicerie con lo scrittore: intervista a Gesualdo Bufalino
Written by Alessandro Toppi“Se dovete recarvi a Comiso, non dimenticate d’arrivarvi per i tornanti che rigano un fianco degli Iblei, lasciandovi alle spalle gli interminabili muri a secco della campagna ragusana, magari con ancora negli occhi il ricordo d’una Modica molle e signorile. Vi si spalancherà, specie in un giorno di cielo pulito, un panorama largo e commovente. In pochi minuti, assecondando pigramente volte e risvolte, vi troverete nel centro del paese”.
"La caduta" di Giovanni Cocco. Una lettura perplessa
Written by Antonio Russo De VivoIo ho letto La caduta di Giovanni Cocco perché tutti ne dicono grandi cose – la critica militante pare abbia approvato – e allora sono stato curioso e poi finalmente, in ritardo rispetto gli altri, l’ho letto.
Io dopo aver letto il libro però non sono molto convinto.
Cocco alla prima pagina delle Avvertenze dice che il testo “non ha ambizioni diverse dalla sola per la quale è stato concepito e realizzato: costituire un esempio di postmodern novel in lingua italiana”.
Sulla quarta di copertina Giulio Mozzi cita i nomi di Faulkner, McCarthy e DeLillo anche perché, come accade per la loro opera, “La Caduta altro non è che un romanzo biblico: un romanzo nel quale soffia l’epos che possiamo trovare nella Genesi o nei Profeti” (parole di Mozzi).
- La caduta
- Giovanni Cocco
- Nutrimenti Editore
- Apocalisse
- ciclo pittorico
- Bibbia
- Giulio Mozzi
- Alfonso Berardinelli
- Non incoraggiate il romanzo
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- postmoderno
- New Realism
- Gabriele Frasca
- Don DeLillo
- Beppe Fenoglio
- sprovincializzazione
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- imitazione linguistica
- critica militante
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Adriano, un cuore greco in un corpo romano
Written by Eleonora CesarettiPublio Elio Traiano Adriano fu imperatore di Roma tra il 117 e il 138 d.C. .
Di quest’uomo dotato di grande cultura e saggezza viene data un’immagine a tutto tondo nel capolavoro di Marguerite Yourcenar, non senza un ponderato e studiato fondo di verità storica. Ne sono una prova anche i taccuini di appunti pubblicati in calce al romanzo, che testimoniano il travagliato lavoro di ricerca, abbandono e ripresa del materiale biografico – pure piuttosto esiguo – di questo personaggio storico.
“Senta, mi faccia un quadro della situazione nazionale dopo la sconfitta.”
“Vorrei, ma qui l’unico sconfitto sono io.”
Italo Tramontana, protagonista del romanzo Dove eravate tutti di Paolo Di Paolo, ha meno di trent’anni ed è alle prese con la tesi di laurea in Storia Contemporanea. Dopo aver notato che gran parte della sua vita si è svolta sotto l’egida di uno dei tanti governi Berlusconi, decide di farne un oggetto di studio accademico: “Bastava essere nati dieci anni dopo di me […] per essere ostaggio di un’idea di politica che coincideva perfettamente con l’esistenza al mondo di Silvio Berlusconi […]. Se il televisore era acceso, lui c’era. Appariva. Sorrideva. Si imbufaliva. Stringeva le mandibole, mostrando un’espressione nervosa e uno strano colorito terreo. Se il televisore era spento, sarebbe arrivato un istante in cui, senza rimedio, qualcosa o qualcuno avrebbe evocato la sua presenza. Anche solo per una battuta, senza indignazione: una stupidissima battuta stanca e svogliata”.
Erotismo in letteratura 01: "Tiresia" di Marcel Jouhandeau
Written by Antonio Russo De VivoNel 1961 Alberto Moravia pubblicò su Nuovi Argomenti l’articolo Erotismo in letteratura. Qui egli sottolineava il diverso approccio, rispetto alla tematica, tra letteratura pagana e letteratura moderna, opponendo a questa la brutalità e l’innocenza della prima poiché mancava, ai pagani, il “senso cristiano del peccato”: “l’erotismo della letteratura moderna nasce non già da una situazione di natura, bensì da un processo di liberazione da preesistenti divieti e tabù” (L’uomo come fine, p. 207).
Affermazione interessante ma anche semplicistica. Basti, a limitarla, la pregevole nota di Guido Ceronetti alla traduzione del liber di Catullo.
- Erotismo in Letteratura
- Marel Jouhandeau
- Tiresia
- Alberto Moravia
- L'uomo come fine
- Nuovi Argomenti
- Guido Ceronetti
- Catullo
- Georges Bataille
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- Storia della letteratura erotica
- Riforma Protestante
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- L'eros nella letteratura
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- Una stanza a Sodoma
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- Giorgio Agamben
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- Michel Foucault
- Il gay sapere
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- Jean Genet
“Che senza accorgertene, Teodoro, tu abbia portato non uno straniero [xénon] ma un dio […]? […] Forse […] sei seguito da […] un dio confutatore [elenchtikós]”1.
Queste sono le prime parole che Socrate pronuncia ad apertura del Sofista platonico. In esse è racchiuso già tutto il senso di ciò che lo 'straniero' implica: egli è estraneo, ma anche divino; qualcosa che, in quanto sacro, è separato2 e che, proprio perché santo, è dispensatore di doni e di punizioni.
È proprio questa multiformità ad essere oggetto di analisi in Straniero di Umberto Curi.
Tanto per cominciare i fratelli De Rege erano napoletani di Caserta.
Nicola Fano, De Rege Varietà
Il racconto del teatro è il racconto del passato: un attore ha appena smesso il suo saluto chinandosi agli applausi, rispondendo con lo sguardo, con un nuovo inchino, con un gesto breve della mano; verranno poi le quinte, il rumore che scema nel silenzio, l’aumento di distanza tra chi ha smesso di guardare e chi ha smesso di essere guardato. Verrà il buio. Il ritorno in camerino, l’abbandono degli abiti di scena, la mano che strucca il bianco pallido alla pelle, uno sguardo dato nello specchio, il ritorno alla vita dell’esterno, in attesa di una nuova replica, di un nuovo
inizio, di un finale nuovo sperando in nuovi applausi.