“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Daniela Ronchi della Rocca

Accidia

Potrei decidere di morire di fame, sarebbe coerente e simbolicamente suggestivo del mio attuale stato di totale mancanza di desideri, di entusiasmi, di appetiti.
Beh, proprio morire no: qualche anno fa lessi il diario degli ultimi giorni di agonia di una nobildonna francese, chiusa nel suo appartamento pluri-pignorato e quindi invendibile, rimasta, letteralmente, senza più un soldo per comprarsi un tozzo di pane. Fino a che fu lucida, descrisse minuziosamente ogni dettaglio dei sintomi della morte per fame, comprese le sue sanguinolente escrezioni. Un raccapricciante osceno esibizionismo sado-maso. Masochista nel compiacimento di osservarsi morire, sadico nel volerlo mostrare agli altri, lasciando in bell’evidenza quelle pagine scritte.

il Pickwick

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