“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Chim Chim

Mezzocannone 12 Occupato, Napoli: TOTAL CHAOS

Parcheggio l’auto, l’aria è tiepida – è giovedì 20 giugno – e mi viene subito da pensare che se mi metterò anche io a pogare, come mi diceva poco prima in chat un amico, tornerò a casa pieno zuppo di sudore e molto molto puzzolente, quindi mi riprometto che me ne starò buono!!! M'incammino pian piano per la salita di via Mezzocannone e già noto i primi ragazzi all’incrocio di corso Umberto che parlano con accento romano e c’hanno delle gran belle creste, superaltissime e super laccatissime e super coloratissime, e la seconda cosa che penso è che avrei tanto voluto farmela anch'io una cresta così, un po’ di tempo fa, certo, ma poi mia madre mi avrebbe giustamente cacciato di casa e mandato a vivere per strada o sotto i ponti ed io, nella peggiore delle ipotesi, avrei scelto proprio Camden Town come meta. Alla fine non l’ho mai avuta una cresta, e adesso che anch’io ho un’età, insomma... non mi sembra il caso!!!

Orion, Ciampino (Roma): MY BLOODY VALENTINE

"Io ne ho ascoltate di cose che voi umani non potreste immaginarvi,

Fender Jazzmaster di ogni colore in fiamme sul palco dell’Orion di Roma,

e ho ascoltato le onde sonore balenare nel buio vicino alle porte di Ciampino.

E tutti quei droni non andranno perduti nel tempo no,

come lacrime nella pioggia, ma resteranno indelebili per sempre nelle nostre menti.

È tempo di gioire".


Credete forse che stia esagerando, eh? E invece no, proprio no! È questa la sensazione che si ha quando Kevin, Bilinda, Debbie e Colm, ovvero i My Bloody Valentine, dismettono i loro strumenti. Fino al giorno prima credevo che appartenessero al mito, alla fantasia, per me avevano la stessa sostanza di Adamo ed Eva, di Tizio e Caio, di Gesù… fino al giorno prima, appunto.

Jarmusch Club, Caserta: PUTAN CLUB

Avevo una gran voglia di essere schiaffeggiato da un bel po’ di suoni elettrici a volumi altissimi come già Cambuzat aveva dimostrato magistralmente di saper trarre da quella ammaccata Telecaster color honey blonde. Il suono della suddetta chitarra di Cambuzat l’avevo sentito qualche mese prima, in quello splendido posto che non è più, il perduto Perdidante, luogo che animava ed accoglieva chi voleva sottrarsi alla calca e alla frenesia da ansia da accoppiamento di Piazza Bellini.

Mamamu, Napoli: Love The Unicorn + Unhappy

Andare ai concerti senza avere la benché minima idea di ciò che ti aspetta è sicuramente un rischio, perché magari proprio quella sera hai un tuo mood particolare e vuoi che sia assecondato, come se andare ad un live fosse pari ad accendere il nostro lettore mp3. A volte però può andarti bene: può capitare di ritrovarti con sorpresa ad ondeggiare il capo completamente preso dal ritmo e dal groove, il tutto con una certa dose di piacere mista a sorpresa.

il Pickwick

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