“La Tempesta di Shakespeare non so nemmeno cosa sia. Non so se mi piace. Ma quando l'ho letta ha fatto nascere in me un'altra tempesta e ho parlato di me. Dei miei spiriti bianchi e neri. Dei miei figli. Dei miei vecchi. Della mia paura. Mi sono fatto gli affari miei in pubblico. Ho abusato della sua poesia per dare un po' di poesia alla mia disperazione. Questa è la verità”.
“Guai a chi si costruisce il suo mondo da solo. / Devi associarti a una consorteria / di violinisti guerci, di furbi larifari, / di nani del Veronese, di aiuole militari, / di impiegati al catasto, di accòliti della Schickería. / E ballare con loro il verde allegro dello sfacelo, / le gighe del marciume inorpellato, / inchinarti dinanzi ai feticci della camorra, / come Abramo dinanzi al volere del cielo. / Guai a chi sulla terra è sprovvisto di santi, / guai a chi resta da solo come un re disperato / fra neri ceffi di lupi digrignanti”.
“Per favore, mi lasci nell'ombra”.
“Pecché, vedite, 'e puttane, soprattutto chelle napulitane, so' fatte proprio accussì: a loro, in fondo, non ce ne fotte niente d' 'e denare, d' 'e solde, no... Lloro so' 'nnammurate sulo d' 'e pparole, 'e chilli sciusce d'aria senza cunsistenza ca so' 'e pparole, meglio ancora si so' forestiere”.
“Quello che mi ha emozionato. Quello che devo dire. E quello che mi resta”.
“Abbiamo solo la nostra storia ed essa non ci appartiene”.
“Dobbiamo fidarci di noi stessi, smettere di abdicare al nostro sguardo per guardare quello che tutti guardano, questa dubbia eucarestia a cui di volta in volta diamo nomi diversi: mainstream, società globale, mercato. I numeri del teatro sono esigui? Pazienza, sono almeno certi, disegnano la concretezza di un incontro, la comunione di un'esperienza”.
“Col mondo del Potere non ho avuto che rapporti puerili”
“Ricordati sempre: la sofferenza passa, la bellezza resta”
“Ero concentrato più nel compiacere gli altri che nell'affermare me stesso e questa mia rinuncia sotterranea, silente, andava scavando dentro di me gallerie di frustrazione”