Due fratelli – Julian (Ryan Gosling), taciturno e fragile, e Billy (Tom Burke), primogenito rabbioso – sono emigrati a Bangkok per gestire una palestra di Thai boxe che funge da copertura ad un vasto traffico di droga. Una notte Billy si mette sulle strade della città in cerca di compagnia femminile e, dopo aver contrattato, massacra senza pietà una prostituta minorenne.
Il padre della ragazzina si presenta sul posto e lo uccide a sua volta con la complicità del capo della polizia locale, Chang (Vithaya Pansringarm), un uomo che amministra la giustizia in modo del tutto personale. L’affronto spinge la madre di Billy e Julian, Jenna (Kristin Scott Thomas), a raggiungere Bangkok per sistemare la cosa, ma le sue decisioni metteranno in moto una serie di vendette una più sanguinaria dell’altra.
Julian, con un chiaro complesso di inferiorità nei confronti del fratello morto, preferito dalla madre, elemosina l’affetto materno mai avuto prima e si illude di poterlo riscattare accettando di vendicare il fratello ucciso. Ma per lui le cose non sono facili: il fratello meritava di essere ucciso e lo meritava perché si era spinto al limite, oltre il quale si va nello squallore umano.
Il tema del perdono e della vendetta si intersecano in tutti i rapporti tra i personaggi all’interno del film: il perdono tra madre a figlio, il perdono tra vittime e carnefici, il perdono tra assassino e vendicatore, ma non esiste perdono se non quello divino.
Solo dio perdona è una storia di vendette che si rivelano capricci ad opera di personaggi volgari e meschini, come Julian, succube di una madre-padrona con la quale intrattiene un rapporto estremamente morboso, punto di partenza e di ritorno di tutto il film: un complesso di Edipo che si risolverà, forse, solo nel finale in una sorta di scena simbolo di ritorno al grembo materno.
Ma se da un punto di vista del soggetto e della storia il film sembra essere bel lontano dal western moderno che era stato Drive, da un punto di vista tecnico e d’immagine il film porta il segno di Refn: la costruzione della scena è meticolosa così come i particolari delle scene di violenza. La fotografia è accurata: le luci si muovono dagli interni rosso rubino ai dorati.
Il film, tuttavia, è molto lento e statico: le inquadrature solo lunghe e salde sui volti, sui particolari, così come sulle fantasie immaginifiche dei personaggi. Contrariamente a Drive, anch’esso film molto poco parlato e nel quale il movimento era dato soprattutto da un montaggio sonoro fatto dalle musiche elettroniche di Clint Martinez, Solo Dio Perdona non può contare sulla forza della colonna sonora: la musica è ipnotica ed essenziale.
Un film amaro dove non esistono vincitori ma perdono tutti. Il regista danese ha voluto qui spogliarsi emotivamente di ogni limite morale e tecnico per ridurre all’osso movimento, dialoghi, musiche, ambientazioni ed espiazioni, tutto ciò per far emergere una violenza primordiale del tipo “occhio per occhio, dente per dente” e, dunque, per ricordarci che il perdono non è cosa che riguardi gli uomini mortali o la terra.
Solo dio perdona
soggetto, regia e sceneggiatura Nicolas Winding Refn
con Ryan Gosling, Kristin Scott Thomas, Vithaya Pansringarm, Tom Burke, Gordon Brown, Byron Gibson, Sahajak Boonthanakit, Charlie Ruedpokanon, Joe Cummings, Oak Keerati
fotografia Larry Smith
musiche Cliff Martinez
scenografia Beth Mickle
paese di produzione Francia, Danimarca
anno 2013
lingua originale inglese
colore colore
audio sonoro
durata 90'