“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 04 September 2017 00:00

Il desiderio e la rabbia

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Lo spettatore che racconta è un luogo fisico di riflessione − è, materialmente, una stanza abitata da alcuni cittadini di Andria, per iniziativa voluta e ospitata dal festival Castel dei Mondi − ed è un'occasione di racconto messo in opera da questi stessi cittadini: diversi per età, ceto sociale, scolarizzazione, provenienza urbana, livelli di teatralizzazione già in essere. Dallo stare assieme, da questo parlarsi ascoltandosi che deriva dalla possibilità di guardarsi negli occhi, ne viene un blog quotidiano fatto di tracce, lacerti, fatto di comunicazioni di un'urgenza ma fatto anche − nei giorni a seguire − delle riflessioni legate a un luogo o ad un tempo del festival, ad una sua circostanza specifica, ad uno spettacolo e a un incontro (con un testo, una regia, un attore) che ne deriva.
A scrivere sono i cittadini, donne e uomini di Andria che hanno accettato di partecipare al progetto. Queste sono le loro prime parole.



Andria, la città senza teatro, ma l’unica in tutta la provincia BAT ad avere un festival teatrale.
Molte presentazioni di libri, qualche appuntamento musicale, un paio di cinema dalla programmazione commerciale e nessuna stagione teatrale nel periodo che va da settembre all’agosto successivo.
Un teatro, l'Astra, chiuso da più di dieci anni per problematiche sia logistiche che burocratiche. Mentre risale a solo tre giorni fa l’inaugurazione dell’ex Macello, quale contenitore culturale, anche teatrale. Si tratta, però, di un evento di facciata: ne è stata inaugurata infatti solo la parte esterna e il primo piano, ma ancora manca uno spazio adibito a vero e proprio teatro. Restano anche dubbi sulla effettiva valorizzazione del territorio e sulla fruibilità del teatro stesso, data la sua posizione, la mancanza di parcheggio, le difficoltà logistiche (esempio: mancanza di adeguati collegamenti tramite mezzi pubblici).
L'assenza di un contenitore culturale adeguato fa sì che la fame di arte porti gli appassionati a emigrare durante l'anno nelle cittadine limitrofe alla ricerca di nuovi stimoli e di nuovi spazi che sembrano proporre una offerta molto più ampia. Si tratta di una emigrazione culturale che comporta lo spostamento da un Comune di più di centomila abitanti verso Comuni molto più piccoli, tutti però dotati del loro teatro.
Questa emigrazione diventa sintomo di una fame di cultura che accomuna generazioni diverse, le quali sembrano trovare appagamento nel periodo in cui si svolge il Festival di Castel dei Mondi. Questa fame insaziata si trasforma, però, in una sorta di ingordigia, tale da rendere lo stesso pubblico incapace di godere pienamente del Festival stesso. Quando il palato non è allenato a gustare ciò che gli viene offerto, a prescindere dalla qualità della proposta artistica, si troverà impreparato a coglierne le sfumature. Lo stesso accade per il pubblico andriese che non è pronto neanche ad apprezzare appieno il lavoro svolto dagli organizzatori del Festival. Il pubblico è dunque privo di spirito critico sia preventivo (nella scelta di cosa vedere) che a posteriori, dopo la visione dello spettacolo.
A questo s'aggiunga la fuga dei talenti, per cui Andria pare una comunità rimasta priva dei suoi artisti. Qui diventa difficile emergere ma, ancor prima, è difficile avere la possibilità di formarsi e di investire le proprie risorse sul territorio.
Ciò genera, nel contempo, due sentimenti contrapposti: desiderio e rabbia. Il desiderio, frutto di una esigenza; la rabbia, dovuta alla crescente presa di coscienza di una mancanza.




Francesca Ceci
Pio Losito
Maria Pilato
Nadia Troia
Angela Zicolella

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