“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 14 December 2015 00:00

ART 3.0: AutoRiTratto di Naomi Tydeman

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Ho incontrato Naomi Tydeman attraverso le sue opere presso il Museo della Carta di Fabriano. Piccoli quadri che intrappolavano lo sguardo e lo portavano oltre, in uno spazio del pensiero molto più complesso e adimensionale. In seguito, chiedendo la possibilità di contattarla al Direttore del Museo, Giorgio Pellegrini, ho scoperto che era una delle firme più importanti dell'acquerello nel Regno Unito.
Naomi Tydeman è nata in Malesia nel 1957 ed ha viaggiato per la maggior parte della sua giovinezza con suo padre che serviva nella Royal Air Force. Sedici scuole e cinque collegi dopo, ha continuato i suoi viaggi attraversando l'India in bicicletta a soli ventuno anni. Negli ultimi trentacinque anni ha vissuto nel Pembrokeshire, che si trova nella zona più occidentale del Galles “continuando” a viaggiare. Ha una laurea in Education, ma ha preferito dipingere piuttosto che insegnare e, dopo la laurea, ha lavorato nella propria galleria per venti anni. Eletta nel Royal Institute of Painters in Watercolours nel 2004, opera ora nel Consiglio dell'Istituto come segretaria per le esposizioni. Ha vinto il Turner Watercolour Prize nel 2013.


Quando ti sei accorta di voler essere un'artista?
Quando ho realizzato cosa non volevo fare: insegnare. Non ho mai pensato che dipingere potesse essere una scelta di vita, ma dopo dieci anni di piccoli lavori e di strani percorsi professionali, senza innamorarmi di nessuno di questi, ho deciso che era meglio scegliere cosa volevo veramente fare della mia vita.

Quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?
Avendo fallito il test di ingresso per l'accesso alla facoltà di Educazione Artistica e quindi non potendo entrare in un Istituto d'arte, ho continuato il mio percorso di studi per diventare insegnante e sono riuscita a laurearmi con il massimo dei voti, decidendo, in seguito, che avrei preferito dipingere. Dovevo proseguire come autodidatta, sperimentare, esplorare, fare infiniti errori: cosa che continuo a fare. Mi alzo alle quattro di mattina per esercitarmi prima di andare al lavoro e poi nel pomeriggio riprendo dopo pranzo. È un percorso lungo e solitario, ma che in qualche modo, almeno per me, risulta il migliore. Nessuno mi ha spiegato le regole, così non devo seguirne. Nessuno mi ha detto come fare e questo mi porta a dipingere in modo originale. Nessuno mi ha indicato cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato e così continuo a cercare di migliorare per me stessa. Quando ho iniziato, mi sono ripromessa che, una volta vendute metà delle opere che avevo dipinto, avrei interrotto il lavoro che stavo facendo per dedicarmi a tempo pieno alla pittura. Mi ci sono voluti quattro anni per centrare l'obiettivo. Ho aperto la mia galleria che è anche il mio studio e ci ho lavorato per venti anni. Successo, premi e diventare un “personaggio” nel mondo dell'arte è stato un lavoro impegnativo e faticoso. Un lungo percorso sapendo che non avrei voluto fare niente altro che dipingere. Ho provato sempre esperienze nuove senza essere limitata dalla paura del fallimento.

Cosa pensi del mercato dell'arte, quali sono i limiti e quali le potenzialità?
Le grandi esposizioni d'arte ruotano attorno ad un piccolo e selezionato gruppo di artisti “alla moda”, con mercanti, curatori e critici che si sostengono l'un l'altro promuovendo un artista semplicemente per promuovere se stessi. Il sistema funziona e ha permesso ad alcuni di arricchirsi, discriminando tanti altri. In Inghilterra c'è una tradizione per cui sono in molti ad acquistare arte, io stessa acquisto due o tre dipinti all'anno e sono molto fiera della mia piccola collezione. Scelgo le opere che amo e non pensando di fare un investimento.  

Qual è l'opera tua o di altri a cui sei più legata e perché?
Se mi piace un dipinto che ho fatto, se sono soddisfatta di aver ottenuto quello che speravo di realizzare, capita che quel dipinto non piaccia a nessun altro oltre me! C'è un dipinto però, Moon Rising, che ho realizzato subito dopo la morte di mia madre che è stato accettato in diverse mostre a Londra e in Water Views a Vicenza nel 2014. Dato che questo dipinto aveva un impatto molto forte mi è stata proposta una personale − Evensongs (notturni ad acquerello) − che ha toccato diverse città del Nord Italia.

Secondo te si può vivere di arte in Italia?
Non ho mai provato a vivere d'arte in Italia, ma se è duro come in Inghilterra, allora è molto difficile. Competere con altri artisti talentuosi, specie in un periodo di recessione, è complicato. Comunque la mia piccola esperienza in Italia si è rivelata molto positiva e quindi per me è stata una gioia.

Nel processo di crescita e nel tentativo di affermazione e diffusione del proprio lavoro quali sono le difficoltà che, più spesso, incontra un'artista?
Non deviare dal proprio percorso, dal proprio talento e dalla propria visione artistica, ma riuscire comunque a pagare l'affitto. Sono fortunata per non essere mai dovuta scendere a compromessi rinunciando a quello che volevo dipingere in funzione del mercato: spesso è impossibile come risultato da ottenere.
Penso che viaggiare e dipingere altre cose, mantenga gli occhi e i dipinti freschi ed originali. Ho dipinto  filatori di seta in India, campi di lavanda in Provenza, l'alba dal Monte Sinai e cascate in Nuova Zelanda, ma il vero scopo del viaggio è vedere i luoghi che conosci con occhi nuovi quando torni a casa.

Cosa potrebbe essere migliorato nella comunicazione dell'arte?
Sono un'acquerellista, tendo sempre a promuovere il riconoscimento delle tecniche ad acqua nel mondo dell'arte. Oltre duecento anni fa, nacque la Royal Institute of Painters in Watercolours per promuovere l'acquerello come una legittima e valida forma d'arte in opposizione alla visione del establishment artistico che la considerava una tecnica insignificante paragonandola ad una semplice bozza. La Royal Institute, oggi, rappresenta i migliori artisti che lavorano con tale tecnica. Contattiamo i maggiori musei e gallerie d'arte in Inghilterra per allestire mostre di acquerelli contemporanei diversi, intriganti e magnifici da un punto di vista tecnico; continueremo sperando di riuscire a proporci in tutta Europa. 

Puoi indicarci pregi e difetti della critica d'arte?
Confesso che trovo la maggior parte delle critiche d'arte incomprensibili e senza senso: riservate ad un'élite chiusa. La critica si serve di termini e frasi autoreferenziali o che quotano altre critiche o critici che realmente non hanno molto a che fare con il lavoro creativo, quello dove ci si sporca le mani producendo qualcosa che parla da solo. D'altra parte come potrebbe essere altrimenti? I pittori continuano a dipingere e i critici continuano a criticare e vivono in due mondi completamente differenti.


intervista in lingua originale:
Naomi Tydeman was born in Malaysia in 1957 and traveled for most of her childhood with her father, who was in the Royal Air Force. Sixteen schools and five colleges later, she continued her travels by cycling to India at the age of 21. For the last 35 years she has lived in Pembrokeshire, the far western tip of Wales, but continues to travel often. She has an Honours degree in Education, but upon graduation decided she'd rather paint. She has run her own gallery for 20 years. Elected to the RI (Royal Institute of Painters in Watercolours) in 2004, she now serves on the Council and is their Exhibitions Secretary. She won the Turner Watercolour Prize in 2013.

When did you understand that you wanted to be an artist?
I think when I realised what I didn't want to do! (Teach.) I'd never really thought of it as a possibility, but after ten years of little jobs and odd careers and not falling in love with any of them I decided I'd better decide what I really did want to do with my life.

What were the fundamental steps of your artistic evolution?
Having failed my 'A' Level Art exams and therefore not being accepted into an established art college my journey has been an independent one. I went on to train to be a schoolteacher and graduated with honours, but decided I would rather paint. I realised I would have to teach myself – experiment, explore, make endless mistakes – and I still do! It meant I had to get up at 4 o'clock in the morning and practise before I went to work, and then again in the evening after dinner. It's a long and lonely path, but in some ways it is the best. No-one told me the rules, so I don't abide by any. No-one told me how to do something, so I don't paint like anybody else. No-one told me something was good or bad, so I just kept trying to get better, for myself.
When I first began I promised myself that when I was selling half of everything I painted then I would give up my job and paint full time. This took four years. Then I opened my own gallery and have worked there for 20 years. (It is also my studio.) it is my living and my life. Success, awards, achieving a 'name', have come from hard work, from knowing there is nothing else I'd rather do, from trying something and not being afraid to fail.

What are the limits and potentials of the art market?
The big art shows are all geared around a small, select group of 'in' artists, with dealers, curators and critics feeding off each other, promoting an artist simply to promote themselves. It works, people have become very rich, but it conversely discriminates against everyone else. But I think there is a tradition of buying art in Britain – I myself buy two or three paintings a year and am very proud of my little collection – but I buy them because I love them, not because I think they are an investment.

Which one, among your works, are you attached to?
Quite often, if I like a painting that I have done, if I am pleased with it or if it achieves something I had hoped for, then nobody else likes it! But I have kept Moon Rising − I painted it just after my mother died, it was accepted into several exhibitions in London and then into Water Views in Vicenza last year. And on the strength of that painting I was offered the solo exhibition Evensongs which has toured Northern Italy this summer.

In your opinion can one make a living out of art in Italy?
I have never tried to make a living in Italy, but if it is as hard as it is in Britain then it's very difficult. Competing against other very talented artists, especially in a time of recession, is so hard, but my limited experience of selling paintings in Italy has been positive. The whole experience has been a complete joy.

In one's personal evolution and in the attempt to establish one's work, what are the difficulties most often met?
Staying true to one's own artistic vision, talent and path, but still having to pay the rent! I am lucky that I have never compromised what I wanted to paint in order to sell - this is really impossible anyway − but I think also traveling and painting other things keeps your eyes and your paintings fresh. I have painted the silk spinners of India, lavender fields in Provence, sunrise from Mount Sinai, waterfalls in New Zealand − but the real point of traveling is seeing your own home, the familiar and commonplace, with fresh eyes when you get back.

What could be improved in art communication?
As a watercolourist, I am always going to want to improve the acceptance of water-based media in the art world.  Set up over 200 years ago to promote watercolours as a legitimate and valid art form to counter the Establishment's view of it as 'insignificant' and merely 'drawing', the Royal Institute of Painters in Watercolours represent the best artists working in the medium today. We are approaching the major museums and public art galleries in Britain with a stunning exhibition of contemporary watercolours − diverse, intriguing and technically magnificent. If this is successful, then we hope to bring it to Europe."

Tell us the merits and faults of art criticism?
I have to confess that I find most art criticism incomprehensible and meaningless and meant for a closed elite. It is also self-serving, repeating terms and phrases, quoting other critics, and really not having much to do with the business of creating, getting messy, making something that speaks for itself. And how could it? Painters keep on painting. Critics keep on criticising. They are in two different worlds.

 

 

 

 ART 3.0 − AutoRiTratti
Naomi Tydeman
in collaborazione con Accademia dei Sensi
elenco opere nelle immagini Caldey Sound (copertina); Bangalore Market; Lavender Road; The Mirrored Scarf; Arriving Tenby; Dylans Boathouse; Sunlight Boat; Tenby Lifeboat Stations; Spring Fields; My Best Friend
website naomitydeman.co.uk
royalinstituteofpaintersinwatercolors.org

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