“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 22 December 2014 00:00

ART 3.0: AutoRiTratto di Barbara Calonaci

Written by 

Appena conosciuta, Barbara mi invitò ad una cena con i suoi amici e in quell’occasione, mi resi conto di essere entrata in un ambiente assolutamente insolito. Persone di ogni tipo ed estrazione che sembravano condividere tutto, teatranti che cucinavano, avvocati che recitavano, giornalisti che discutevano di uncinetto e lavori domestici mentre qualcuno se ne stava comodamente seduto sul trono che Barbara ha in salotto.

Mi colpirono le tende tra le stanze, tende e non porte proprio ad indicare questa grande esigenza di apertura e di libertà. È un’artista molto sensibile e ha un rifiuto totale verso la violenza. Ha una straordinaria capacità di comprendere chiunque nel suo mondo vasto e accogliente. A volte sembra vivere in un’altra dimensione, il tempo la disturba, non concepisce il passato oltre i due o tre anni ed è spontanea e sincera con chiunque. Le sue opere sono in pietra, creta, marmo e a questa fissità della materia impone il movimento, la sensibilità e la leggerezza del suo animo.
Si dedica a chi è meno fortunato promuovendo l’arte come forma di espressione e portale dimensionale verso la felicità.

Quando ti sei accorta di voler essere un’artista?
Sono nata artista. Da piccola mi dicevano “Lei è di fori… sarà un’artista” ma artista in effetti non vuol dire niente, anzi trovo che sia un termine un po’ esagerato e anche abusato. Sono molti però quelli che riescono a creare cose uniche con la passione, le mani e la creatività.

Quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?
La mia arte nasce così, quando mi annoio, quella noia che è oblio, quella noia in cui dici “Che posso fare?” quei momenti di ozio in cui ti ricrei. Per me l’ozio è il padre dell’arte.
All’inizio scrivevo poesie, dopo il liceo artistico volevo fare l’infermiera, ma un giorno Luigi mi portò della creta e io trovai il mio mondo nel plasmare quella materia informe, nel dare forma con le mani alle parole che ancora mi mancavano. Avevo bisogno di esprimere emozioni che non potevo tradurre se non con l’arte. Con le mie sculture cerco di reagire alla violenza, quella violenza che non mi tocca direttamente ma che viene inflitta ai deboli e alle creature indifese: alle donne, agli anziani, ai senza voce, agli animali. A volte accadono cose che non so spiegare, ma che aumentano la mia determinazione e ostinazione. Recentemente ho creato una scultura per gridare contro la violenza sulle donne. Questa scultura continua a rompersi in cottura o ad essere travolta da eventi domestici. Non mi arrenderò per questo, come nessuno dovrebbe mai arrendersi davanti al male pensando di non aver voce o titolo per opporsi.

Hai dei modelli a cui ti sei ispirata e perché?
Mitoraj mi colpisce profondamente, però con la scultura cerco di esprimere la sensibilità e le doti più segrete di donne e animali. Non trovo la stessa poesia negli uomini, o meglio, diciamo che è molto più frequente nelle donne.

Cosa pensi del mercato dell'arte, quali sono i limiti e quali le potenzialità?
Il mercato dell’arte non mi appartiene è un business di cui non sento il bisogno. Mi dispiace perché so che chi ha i soldi ed entra in questi circuiti può arrivare alla Biennale di Venezia, mentre per molti altri artisti giovani questo percorso è precluso. Personalmente non amo le gallerie e le situazioni di costrizione dove tutto è un do ut des, ma cerco posti alternativi come la Carrozzeria Rizzieri dove, per due giorni all’anno, quel luogo di lavoro si trasforma in un luogo di incontro per artisti contemporanei: nell’edizione 2014 eravamo oltre centoventi.
Nella realtà però, espongono sempre i soliti artisti nonostante ci sia molto da guardare e da imparare da giovani emergenti. Ho la sensazione che il mercato dell’arte sia come una cura medica atta a condizionare il nostro gusto e la nostra capacità di giudizio.

Se tu potessi suggerire un'idea per valorizzare gli artisti contemporanei cosa suggeriresti?
La possibilità di esporre in ogni luogo pubblico gratuitamente e ad ingresso libero, perché l’arte deve essere accessibile a tutti.

Qual è l'opera tua o di altri a cui sei più legata e perché?
Voglio bene a tutte le mie opere, al momento però mi vengono in mente La dualità e L’albero. La dualità nacque in un periodo di grande sofferenza in cui una parte rappresentava il presente: buio, nero, profondo e l’altra parte la voglia di futuro e di ricreazione dell’intero, dell’unione, della luce.
L’altra opera è L’albero perché è stata la prima scultura in assoluto: andai in vacanza, mi portai la creta e nacque l’albero.

Se potessi scegliere, dove vorresti esporre e perché e in quale periodo dell’anno?
Potendo scegliere vorrei esporre al Museo Guggenheim e alla discarica di Legoli.

Secondo te si può vivere di arte in Italia?
Puoi vivere di arte se hai già i soldi, altrimenti è dura.

Nel processo di crescita e nel tentativo di affermazione e diffusione del proprio lavoro quali sono le difficoltà che, più spesso, incontra un’artista?
Forse la cosa più complicata è proprio trovare gli spazi, vedere che c’è da parte delle istituzioni una chiusura quasi completa, nonostante la grande potenzialità a costo zero che ogni amministrazione avrebbe.

Cosa potrebbe essere migliorato nella comunicazione dell'arte?
L’educazione all’arte potrebbe essere un buon inizio perché i bambini sono naturalmente creativi e liberi da costrizioni fortemente vincolanti.

Puoi indicarci un pregio e un difetto della critica d'arte?
Un pregio è sicuramente la pazienza dei critici, mentre un difetto è che molti affrontano questa professione al solo scopo di trarne profitto, diciamo che in alcuni almeno, manca una vera passione per l’arte.

Cosa vorresti che i lettori conoscessero di te e della tua arte?
Niente, proprio niente, già rispondo a queste domande solo perché me le hai proposte tu. Non voglio fare neppure le personali, non mi sottraggo, ma non cerco visibilità, l’arte mi dà già tutto quello che cerco quindi non posso chiedere altro, sarebbe estraneo da me.

Infine, che domanda vorresti che ti venisse rivolta durante un'intervista?
C’è una domanda di riserva?
(L’artista sorride e ammicca con la mano come dire… “passiamo avanti che siamo già oltre”).

 

 

 

 

 

ART 3.0 − AutoRiTratti
Barbara Calonaci
in collaborazione con FiorGen Onlus, Accademia dei Sensi
elenco opere nelle immagini Io animalista; Il mare; I guardiani; La galleria; La donna leone
website https://www.facebook.com/barbara.calonaci

Leave a comment

il Pickwick

Sostieni


Facebook