“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 13 November 2014 00:00

ART3.0: AutoRiTratto di Rossella Baldecchi

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Una continua ricerca di leggerezza, di armonia, di essenziale bellezza. Talvolta sembra di attraversare un giardino giapponese per il metodo e l'ordine con cui cura ogni dettaglio necessario all'equilibrio delle sue opere. Il rapporto paritario con l'uomo, l'impegno sociale, l'attenzione ai drammi umani ricolorati come per conferire loro nuova dignità, nuova vita, nuove speranze.
Rossella Baldecchi inizia ad esporre nel 1983, anno in cui viene selezionata anche per l'esposizione internazionale Mostra delle giovani Presenze Artistiche in Toscana.

Per alcuni anni, dal 2005 al 2009 è stata impegnata nel progetto Parole dipinte, nel 2011 propone a Pistoia e a Lucca le personali Haiku di Primavera alle quali è stato conferito il prestigioso patrocinio dell'Ambasciata del Giappone. Dal 2011 espone le sue opere in Cina, Giappone, Corea, Lituania, Germania, Francia, Spagna, Polonia, Giamaica e negli USA.


Quando ti sei accorta di voler essere un artista?

Mia mamma dice sempre che ho imparato prima a disegnare che a parlare. Questo la dice lunga sulle mie intenzioni e certamente fin dalla primissima infanzia i miei giochi preferiti sono stati quelli con matite, colori, pennelli, anche se non immaginavo, allora, dove tutto questo mi avrebbe portata.


Quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?

Sicuramente la scelta del percorso di studi: prima l'Istituto d'Arte a Pistoia, mia città natale e di residenza e, successivamente, è stato di fondamentale importanza l'aver frequentato l'Accademia delle Belle Arti di Firenze, dove ho conseguito il diploma in Pittura e dove ho potuto confrontare il mio studio con il percorso di persone provenienti da ogni parte del mondo, sotto la guida di insegnanti di indiscusso valore.  Da allora non ho mai avuto dubbi su quello che sarebbe stato il mio futuro, potevo imboccare una sola strada, quella dell'arte.
Fra le tecniche pittoriche da subito ho preferito quella ad olio, con la quale da allora realizzo tutte le opere, e, nel campo delle tecniche incisorie e grafiche, l'acquaforte su rame è quella che meglio risponde alle mie intenzioni artistiche.
Un altro mio desiderio profondo è sempre stato quello di viaggiare e conoscere mondi e culture lontane da me. Su questa spinta, appena ho potuto, ho iniziato a viaggiare ed ogni viaggio mi riempiva di spunti e di riflessioni che in modo più o meno evidente ho trasportato nel mio lavoro artistico. Da occidente ad oriente, passando per l'Africa e l'Oceania ho raccolto emozioni che fanno ormai parte del mio linguaggio artistico.


Hai dei modelli a cui ti sei ispirata e perché?

Sinceramente non ho modelli contemporanei a cui riferirmi, amo l'arte vera e chi lavora con passione, amo l'arte antica e quella moderna. Se devo fare dei nomi di artisti immensi del passato a cui mi sono ispirata, soprattutto quando ero molto giovane, potrei dire Rembrandt e Caravaggio e, in epoca moderna, Magritte.
Rembrandt per me è stato maestro indiscusso dell'arte incisoria, l'acquaforte l'ho appresa soprattutto studiando le sue fantastiche opere.
Caravaggio per la passionalità con cui affronta la figura e il dramma umano.
Magritte per l'incanto della sua poetica surreale e visionaria.
Non ho mai voluto "scimmiottare" nessuno, penso di non essere presuntuosa se dico di aver sempre voluto costruire una mia personale strada.


Cosa pensi del mercato dell'arte, quali sono i limiti e quali le potenzialità?

Quale mercato dell'arte? Commerciare opere fatte ad hoc per galleristi e mercanti senza scrupoli che vendono fumo sapendo di vendere fumo? Non voglio generalizzare, ma in tanti anni di lavoro ho incontrato pochi galleristi davvero seri e coscienziosi.
Non apprezzo chi valorizza persone come Damien Hirst, anzi mi chiedo perché, oggi, il suo sia ancora considerato un messaggio scandalistico e provocatorio. Il discorso lo aveva già sviluppato e chiuso Marcel Duchamp esponendo la sua Fontana, il famoso orinatoio. Operazioni simili, dopo di lui, le considero ripetitive imitazioni svuotate di ogni significato originale.
Penso che molti galleristi dovrebbero tornare a fare il loro vero lavoro, prendere a cuore l'artista, valorizzarlo, aiutarlo a crescere e proporlo al mercato, dopo arriverebbero per tutti le giuste gratificazioni.


Se tu potessi suggerire un'idea per valorizzare gli artisti contemporanei cosa suggeriresti
?
Gli Enti pubblici dovrebbero investire veramente nella cultura, preparare personale specializzato per valorizzare gli artisti del territorio, mettere a disposizione spazi espositivi che diventino catalizzatori per le città, trascorrere le domeniche a parlare di arte, incontrare gli artisti nei loro studi, promuovere una cultura che investa nell'arte, e non incitare la popolazione a passare le domeniche nei centri commerciali.

Qual è l'opera tua o di altri a cui sei più legato e perché?
Sono legata a tutte le opere che realizzo, ma è sempre l'ultima quella che amo di più e dalla quale non vorrei separarmi.


Se potessi scegliere, dove vorresti esporre e perché e in quale periodo dell'anno?

Vorrei esporre a New York per confrontarmi con la società multietnica di una grande metropoli. Non penso ad un periodo particolare perché, se mi offrissero questa opportunità partirei di corsa!


Secondo te si può vivere di arte in Italia?

No, come non lo si può fare in nessun altro Paese del mondo se prima non si instaura una cultura dell'arte contemporanea che valorizzi gli artisti e li faccia conoscere al pubblico. Adesso ci si limita a "spingere" solo certe correnti, o nomi legati ad una sola corrente che si vuol far passare come la sola forma importante ed imperante in quel periodo storico.


Nel processo di crescita e nel tentativo di affermazione e diffusione del proprio lavoro quali sono le difficoltà che, più spesso, incontra un artista?

I critici, cioè coloro che sono deputati a far conoscere gli artisti e a promuoverli, a mio avviso non si sforzano, in molti casi, di uscire da un territorio già battuto, quello dei mercanti, e trascurano, a prescindere, forme artistiche che non rientrano nei loro canoni. La promozioni degli artisti dovrebbe passare dagli assessorati alla cultura, all'interno dei quali dovrebbero essere collocate persone preparate, studiosi e critici che svolgono la professione per amore dell'arte, e non per arricchirsi solamente, quel personale dovrebbe essere già stipendiato in modo da poter essere libero nel giudizio critico.
Un’artista donna poi, almeno nel mio caso, incontra anche la diffidenza dell'essere donna. Quando ero molto giovane un gallerista mi disse: "Tu sei brava, ma non investo su di te perché sei una donna: ti sposerai, farai dei figli e smetterai di lavorare...". A distanza di trenta anni lui non fa più il gallerista da molto, molto tempo, mentre io non ho mai smesso di lavorare.

 

 

 





ART 3.0 − AutoRiTratti
Rossella Baldecchi
in collaborazione con FiorGen Onlus, Accademia dei Sensi
elenco opere nelle immagini Il cielo addosso (2012); Work in Progress (2013); Uno sguardo dal cielo (2014); Piume d'angelo (2014); Fallen Angel (2013)
website http://www.rossellabaldecchi.com/

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