“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 23 October 2014 00:00

Art 3.0: AutoRiTratto di Enzo Archetti

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“Ogni segno può entrare nella trama di una storia, di un quadro” (Segni che raccontano Sogni).
Enzo Archetti, dopo la prima esposizione a Brescia nel 1973, ha partecipato a numerose mostre personali in Italia e all’estero.
Particolare successo ha ottenuto in Giappone a Tokio nel 1991 presentato dalla Galleria Forni di Bologna, nel 2004 al Modern Art Museum di Kuwait City e nel 2011 in Cina, Galleria East Gallery di Pechino, mostra organizzata da Artequadri di Camposampiero


Quando ti sei accorto di voler essere un artista?
Più che di voler essere un artista, mi sono accorto di non poter fare a meno dell’Arte, circa venticinque anni fa da quando mi sono dedicato esclusivamente alla pittura ed ho scoperto che mi era diventata indispensabile.
Ho due studi in cui realizzo opere diverse e questo mi consente di staccarmi da un dipinto per metabolizzarlo con calma senza esserne eccessivamente influenzato.
Non potendo però fare a meno della pittura, in quei momenti mi reco nell’altro studio dove inizio altri lavori.
Nello studio in centro faccio opere piccole, mentre nello spazio che un tempo era una rilegatoria mi piace dedicarmi ad opere grandi. La più grande è stata di otto metri per cinque, ma non mi appartiene più.


Quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?
All’inizio dipingevo il reale soffuso di nostalgia, successivamente mi sono confrontato con i grandi del passato e poi dal 2000 ho iniziato raccontare il rapporto uomo-infinito.
All’inizio dipingevo paesaggi, figure, atmosfere e dipingevo esclusivamente ad olio. Successivamente ho iniziato ad utilizzare l’affresco, l’acrilico, la tempera, intonaco, le polveri e mi sono confrontato con i grandi del passato, in particolare con Piero della Francesca e con la pittura pompeiana. Mettevo a confronto le figure di ieri e di oggi, sfondi di ieri, donne di oggi.
Dal 2000 ho in un certo senso abbandonato questi temi per continuare il mio viaggio verso l’infinito. Ma come potevo rendere l’idea, il concetto che sentivo importante in quel periodo? Per prima cosa ho deciso di mettere la DONNA in primo piano che considero la creatura più armoniosa del creato, poi l’ho circondata di una atmosfera che riproduce l’infinto e si focalizza sulla donna stessa come fonte e contenitore delle energie cosmiche.
Per rendere la bellezza del nostro mondo e della cornice in cui è inserito, cerco colori gradevoli e luminosi all’occhio inserendo anche degli specchietti, brillantini e della polvere d’oro. L’idea è quella di creare all’interno del’opera un movimento armonico. Queste vibrazioni entrano in risonanza con la donna raffigurata “cantando” all’unisono la bellezza del cosmo.
Nel 2006 ho partorito Frammenti di infinito un racconto illustrato con quarantacinque immagini dove  il testo a fronte completa il quadro.
Nel 2012 è arrivato E la gente va che è maturato pensando al movimento, al divenire, al ciclo vitale, alla storia dell’uomo: “E così la gente continua il proprio viaggio dall’alba al tramonto su strade, sentieri, nelle case, in riva la mare, nello spazio, in collina, nei pensieri e incontra pagine bianche che pretendono di essere descritte con segni e strati di colore”.


Hai dei modelli a cui ti sei ispirato e perché?
Piero della Francesca per la profondità psicologica che trasmette nelle sue figure; Lucio Fontana per la grande libertà di espressione; Federico Fellini per la sua genialità poetica.
Partendo dalla poetica di questi grandi, ho scelto di completare la mia ricerca proiettandomi in un mondo astratto fatto di Segni che raccontano Sogni.
Il linguaggio informale ben si presta a tessere storie passate e sedimentate, a trasformare le nuvole in bagliori di luce e a lasciare che il colore si depositi nei pensieri.


Cosa pensi del mercato dell'arte, quali sono i limiti e quali le potenzialità?
Nel grande mercato dell’arte penso che ci siano acquisti d’immagine, mentre il mercato di artisti non molto quotati sia invece frutto di convinzione, ossia l’acquistare delle opere d’arte che diventano compagni di viaggio.


Se tu potessi suggerire un'idea per valorizzare gli artisti contemporanei cosa suggeriresti?
Sarebbe interessante che i critici d’arte organizzassero delle mostre a tema invitando artisti meritevoli in tutte le città. Il problema è che il critico dovrebbe essere indipendente, invitare chi vuole e avere il sostegno delle amministrazioni pubbliche proprio per far circolare le idee e la cultura.


Qual è l'opera tua o di altri a cui sei più legato e perché?
L’opera mia è un volto di donna fatto di luce e poi la Madonna del parto di Piero della Francesca perché mi emoziona soltanto a pensarci.


Se potessi scegliere, dove vorresti esporre e perché e in quale periodo dell'anno?
Mi piacerebbe esporre alla Biennale di Venezia perché ci sono affezionato; credo che, dagli anni ’80, non ne ho persa una.


Secondo te si può vivere di arte in Italia?
Penso che si possa vivere, anche perché oggi molte gallerie italiane tengono interessanti rapporti con l’estero. L’artista che riesce a comunicare con tematiche contemporanee risente poco della crisi perché l’Arte sta un bel po’ più su.


Nel processo di crescita e nel tentativo di affermazione e diffusione del proprio lavoro quali sono le difficoltà che, più spesso, incontra un artista?
Penso che le difficoltà maggiori siano legate alla convinzione che l’artista ha del proprio lavoro: se ne è veramente convinto, l’equilibrio che esiste nell’universo lo porta a realizzare i suoi sogni.


Cosa potrebbe essere migliorato nella comunicazione dell'arte?
Dare più importanza mediatica a eventi d’arte e meno ai pettegolezzi di carattere religioso, politico e banale.


Puoi indicarci un pregio e un difetto della critica d'arte?
La critica, l’attenzione, fa sempre piacere, ma, secondo me, se l’artista riesce a non dare troppo peso alle opinioni di altri, vola da solo e si trova molto in alto senza accorgersene.


Cosa vorresti che i lettori conoscessero di te e della tua arte?
Mi piacerebbe che fossero convinti della mia sincerità. Nel video Pagina Bianca si parte cercando di sgomitolare un groviglio di fili, si arriva alla rarefazione per tornare alla pagina bianca e ai mille nodi ancora da sciogliere.


Infine, che domanda vorresti che ti venisse rivolta durante un'intervista?
Hai mai pensato di smettere di dipingere? Assolutamente...

 

 

 

 

 

 


ART 3.0 − AutoRiTratti

Enzo Archetti
in collaborazione con FiorGen Onlus, Accademia dei Sensi
elenco opere nelle immagini Che fai tu luna in ciel (tela); Oltre (cassettino); Frammento d'infinito (tela); Verso l'infinito (tela)
website http://www.enzoarchetti.it/

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