“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 09 October 2014 00:00

ART 3.0: AutoRiTratto di Mara Corfini

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Mara Corfini vive a Firenze. È lucchese di nascita e dopo aver frequentato l'Istituto d'Arte "A. Passaglia" di Lucca arriva a Firenze dove studia Scenografia e Pittura presso l'Accademia di Belle Arti. È docente di Materie Artistiche e si dedica alla pittura esponendo in varie collettive e personali, nazionali ed internazionali. Mara Corfini ama dipingere all'aria aperta perchè ama la luce del sole. Lei coglie l'attimo fuggente dipingendo con impulso.
L'acquerello per Mara è luce e trasparenza. È limpidezza dell'animo. Lei vede il mondo attorno a se tradotto musicalmente. Le pennellate sono vigorose, gioca con i colori i quali traducono le sue creazioni.
Ne ha scritto Sergio Scatizzi: “Come giullare di Dio mi apparisti, creatura non toccata dal male, nata il giorno degli Angeli per recare un baleno di luce ai travagli del mondo. Con tocco leggero dai alle cose i segni dell’effimera esistenza.”


Quando ti sei accorta di voler essere un'artista?

Non ho la presunzione di essere un’artista ma credo di avere qualcosa nel DNA e di essere nata con questa sensibilità verso la natura, la bellezza e la luce. Alle medie, una giovane professoressa di lucca, non credendo che fossi io l’autrice dei miei disegni, decise di punirmi con un  quattro in pagella, piangevo per questo voto non meritato, tanto che, Mila una mia amica, prese di petto la professoressa per farle rivalutare la mia creatività.
Sono nata nella media Valle del Serchio, Coreglia Degli Antelminelli, vicino alla bella Bagni di Lucca, dove ci sono montagne e paesaggi meravigliosi. Amavo i colori, il mutare della luce e cercavo di rendere tutto questo con la tecnica dei pastelli a cera.

Quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?

Dopo le medie mi sono iscritta all’istituto d’arte a Passaglia di Lucca. Lo facemmo, io e una mia amica più grande, di nascosto da mia madre che voleva iscrivermi a ragioneria a Barga. Qui ho fatto pittura, batik, tritik, pittura su legno, affresco murale ed encausto. Successivamente sono stata ospite di Firenze dove mi sono iscritta all’Accademia di Belle Arti, dove ho fatto Scenografia e Pittura. Volevo impossessarmi del’anatomia e fare incisione, poi frequentai il corso di scultura dall’amico Franco Franchi che in quel periodo era assistente del Professor Bianchi.
Negli stessi anni insegnavo  educazione artistica nelle scuole medie. Un incontro importante della mia vita è stato quello con il Maestro Scatizzi che è stato premiato nel 2003 con una mia opera al 'Filo d’Argento' in Palazzo Vecchio a Firenze. La nostra amicizia nata quel giorno, si trasformò per entrambi in una particolare sinergia artistica. Amava il mio colore e mi recavo spesso a casa sua accolta come una figlia. Con lui ho dipinto ad olio con la spatola. Lui riusciva a comprendere profondamente i miei stati emozionali. Un’osmosi di sensazioni soprattutto nel periodo più difficile che si è trovato ad affrontare.

Hai dei modelli a cui ti sei ispirata e perché?
Mi sono ispirata agli impressionisti francesi perché amavano stare all’aperto per cogliere l’attimo fuggente. Amo tutte le tecniche, ma mi esprimo con l’acquerello perché è trasparenza e limpidezza dell’animo. Dipingo all’aperto nelle ore di pieno sole e anche nelle prime ore del mattino. In queste ore la luce è più bianca e meno carica di gialli. La prospettiva è magia e fa da cornice all’occhio attento e meticoloso. La luce traduce l’immediato. Ho adorato Gustav Klimt scegliendolo come argomento di tesi di Pittura. Per la laurea in Scenografia invece, sono rimasta colpita dall’architettura delle pievi romaniche della campagna pisana e lucchese.

Qual è l'opera tua o di altri a cui sei più legato e perché?
Non saprei scegliere perché  tutta l’arte esercita su di me un fascino irresistibile.

Se potessi scegliere, dove vorresti esporre e perché e in quale periodo dell'anno?
Tutti i periodi dell’anno sono per me adatti ad una mostra. I luoghi che preferirei in estate sono: Sicilia, Ischia, Malta  e Venezia.

Secondo te si può vivere di arte in Italia?
Secondo me non si può vivere di arte in italia.

Nel processo di crescita e nel tentativo di affermazione e diffusione del proprio lavoro quali sono le difficoltà che, più spesso, incontra un artista?
L’artista incontra difficoltà perché è visto sempre come un diverso. La sua sensibilità è difficile da capire e molte volte viene snobbato.

Cosa potrebbe essere migliorato nella comunicazione dell'arte?

Il rapporto umano e l’apertura del cuore verso il mondo dell’artista. Serve maggior collaborazione e umiltà.

Puoi indicarci un pregio e un difetto della critica d'arte?
Il critico certe volte è spocchioso usa termini troppo difficili per comunicare l’arte. I pregi invece dipendono tutti dal critico.

Cosa vorresti che i lettori conoscessero di te e della tua arte?

Mi piacerebbe far partecipi i lettori dell’esperienza relativa Alla Simbologia dei Colori nella Musica di Vivaldi realizzata nel 1995 per il Festival musicale Savinese nella città di Monte San Savino.
In quell’occasione studiai approfonditamente gli spartiti di Vivaldi per realizzare quarantuno acquerelli sul tema delle Quattro Stagioni. La musica di Vivaldi mi è particolarmente cara, vive nella natura e in quella meravigliosa città che è Venezia. Nell’acquerello Il canto del Cucco ho rielaborato un ricordo interiore indelebile del mattino presto, quando andavo con mio nonno nell’orto vicino al fiume Serchio: ho ritratto il colore slavato e tenue, il sorgere del sole e l'ebbrezza dell'aria fresca e umida. 
Le opere furono proiettate su schermo gigante durante il concerto che si tenne in piazza Gamurrini. Il guizzare del colore in perfetta armonia con lo scorrere della partitura musicale creò un effetto scenografico elegante. L’evento fu poi ripetuto al Castello di Gargonza di proprietà del Conte Guicciardini dove le opere rimasero esposte nel granaio.  
Realizzare quelle opere non fu cosa semplice.

 

 

 

 

ART 3.0 − AutoRiTratti
Mara Corfini
in collaborazione con FiorGen Onlus, Accademia dei Sensi
opere nelle immagini Castello Aragonese. La pioggia (acquerello, dett.); Venezia (acquerello); I gigli della spiaggia (acquerello); Sunshine Beach (acquerello)
website http://www.maracorfini.com/

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