“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 22 September 2014 00:00

ART 3.0: AutoRiTratto di Domenico Antonacci

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"Cerco nella tela di esprimere un’energia che da dentro sento uscire fuori di me ogni volta che mi dedico ad una nuova opera, spero di migliorare le mie capacità, con la pazienza e la calma che mi caratterizzano e con la fiducia che ci sia sempre spazio per crescere. Mi piace confrontarmi con la critica, partecipare a mostre di opere d’arte, dove talvolta mi sento un po' a disagio, insicuro, ma sono soddisfatto di farlo, mi sento appagato e questo mi dà energia per continuare la mia ricerca, stimolando la curiosità di conoscere cosa potrò dipingere domani.
Mi auguro di produrre opere capaci di emozionare l’osservatore, di fargli provare senzazioni positive.
Ad oggi sono ancora in una fase sperimentale, di ricerca, di continuo confronto con me stesso e con la realtà".
(fonte: www.equilibrarte.net)


Quando ti sei accorto di voler essere un artista?

Quando ad un certo punto, credo fosse l’anno 1990, ho deciso che oltre ad usufruire dell’arte dei grandi artisti impressionisti, macchiaioli ed altri guardando e “spiando” le loro opere, ho deciso di provarci, di provare a fare qualche cosa che somigliasse almeno lontanamente a quei paesaggi stupendi che mi davano tanta emozione.

Quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?
Dopo una prima fase di imitazione/copie delle opere che più mi piacevano degli artisti come Monet, Degas, Van Gogh, Fattori, ho deciso di frequentare dei corsi serali, per apprendere le tecniche di pittura e disegno. Così mi sono iscritto ai corsi di alcuni maestri pisani.
Nel 2004 e nel 2005 ho frequentato i corsi di disegno e pittura organizzati con il Maestro Paolo Grigò. Qui ho avuto l’occasione di conoscere le tecniche di disegno dal vero di nature morte, drappeggi e paesaggi.
In questo periodo ho apprezzato molto l’arte di rappresentare la natura morta, inquadrarne i volumi, le proporzioni, i tocchi di luci ed ombre che la rendono parlante.
Le sensazioni delle pennellate sfumate sui paesaggi di ispirazione macchiaiola ed impressionista, le cromie e le armonie dei colori che si fondono sulla tela a rappresentare un unico progetto, un paesaggio che ti trasmette luce, energia, ma anche malinconia o euforia mi hanno ispirato molto
Sempre nel 2005 mi sono iscritto ai corsi dell’Accademia D’Arte di Pisa, presso il Maestro Bruno Pollacci. Da lui ho lavorato con le matite per la realizzazione di ritratti. Presso la stessa accademia ho frequentato i corsi di Disegno di nudo della figura dal vero. Un’esperienza che mi ha aiutato nel processo di evoluzione mentale, mi ha aiutato a rimuovere i preconcetti, gli schemi imposti culturalmente dalla scuola e dall’ambiente in cui sono nato e cresciuto. Rimuovendo i tabù e le incrostazioni mentali ho imparato ad osservare meglio la realtà, riuscendo a sentirmi più sciolto sul disegno dei vari soggetti.
Nel frequentare i corsi di nudo ho provato una profonda sensazione di benessere e di serenità mentale. L’unica cosa che contava in quel momento era l’impegno nel rappresentare fedelmente la figura che avevo davanti, una sensazione straordinaria. Mi sentivo un artista, svincolato, finalmnte, dalle catene dei tabù e dei pregiudizi che spesso circondano la Donna e libero dalla pressione dei miei istinti naturali.
Altre fasi del mio apprendimento sono quelle vissute con l’amico e Maestro Rolando Quaranta, con il quale abbiamo condiviso momenti di pittura dal vero del paesaggio ed abbiamo partecipato ad alcune mostre.
Poi nel 2010 ho iniziato a frequentate l’amico e Maestro Gennaro Strazzullo, con lui sto vivendo un’esperienza di amicizia, di condivisione del pensiero artistico, di visioni della realtà, di leale confronto nel rispetto delle naturali differenze che ci caratterizzano. Soprattutto con Gennaro ho potuto eseguire delle incisioni, delle acqueforti, imparando le tecniche che permettono di creare originali opere grafiche. Un percorso che deve essere ancora ultimato.
Ho seguito anche altri corsi negli anni successivi, consapevole dei miei limiti e della necessità di mantenere viva la voglia di imparare e di superarmi sempre in una continua e costante autocritica. Ho partecipato in questi anni a mostre e manifestazioni culturali. Ho avuto la possibilità di donare opere per scopi umanitari, di beneficenza e in sostegno alla ricerca, come nel caso delle opere donate alla Fondazione FiorGen.
Un mio quadro si trova nella casa del campione Valentino Rossi, un quadro in cui ho voluto rappresentare lui in corsa, ma soprattutto la sua forza dirompente in pista. Il quadro Vale strappa gli scacchi lo vede simbolicamente ritratto mentre con la sua moto straccia la bandiera a scacchi.

Hai dei modelli a cui ti sei ispirato e perché?
I modelli di riferimento per approfondire l’arte sono stati prima di tutto gli impressionisti, le opere di Monet, i girasoli di Van Gogh, ma anche i bovi di Fattori, le campagne, le vigne e le spiagge dei Macchiaioli.
Nasco fondamentalmente paesaggista, ma la mia curiosità mi ha spinto oltre ed ancora mi spingerà ad approfondire altre tecniche, attraverso le matite, l’acrilico, l’olio ma anche l’inchiostro. Voglio continuare a sperimentare nuove tecniche per fissare le emozioni sulla tela, sulla carta o su qualunque altro materiale dovesse capitare.
Ovviamente il tempo e gli impegni della vita non aiutano, ma sarà uno sforzo piacevole quello di continuare a porsi delle domande e cercare delle risposte.

Cosa pensi del mercato dell'arte, quali sono i limiti e quali le potenzialità?
Non conosco molto il mercato dell’arte. Forse il suo limite maggiore sta nelle speculazioni; in pratica solo chi può spendere denaro per la pubblicità viene conosciuto e riconosciuto, mentre gli artisti meno abbienti restano nell’ombra o nel dimenticatoio di una società civile sempre più distratta.

Se tu potessi suggerire un'idea per valorizzare gli artisti contemporanei cosa suggeriresti?
Difficile rispondere, ma forse bisognerebbe tornare a considerare l’arte e l’opera d’arte come un qualche cosa di originale, di unico, frutto della mente umana e capace di parlare con un linguaggio comprensibile a tutti in tutte le lingue del mondo. Forse bisognerebbe rendere l’arte più vicina alla realtà, magari introdurla in contesti più moderni, corsi aziendali, workshop, meeting, farla diventare un motivo per aggiungere emozioni alle esperienze quotidiane del mondo del lavoro e non solo.

Qual è l'opera tua o di altri a cui sei più legato e perché?
Sicuramente l’opera di Monet Impression, solei levant perché è quella che più di tutte le altre mi ha spinto a coltivare questa passione.

Se potessi scegliere, dove vorresti esporre e perché e in quale periodo dell'anno?
Al Louvre, in qualsiasi periodo! Non accadrà mai, ma rappresenta certamente un mio sogno. Vorrei esporre in luoghi dove sia presente la società civile, ad esempio:
− Musei particolarmente suggestivi e frequentati.
− Ipermercati, ma lavorando bene sull’organizzazione per approfittare del passaggio delle persone senza sminuire l’arte.
− Piazze pubbliche, manifestazioni culturali.
Molto bello − inoltre − sarebbe poter esporre in luoghi dove la gente soffre, dove i bambini soffrono; poterli allietare con colori ed emozioni sarebbe motivo di grande soddisfazione e secondo me, restituendo all’arte un ruolo fondamentale: quello di essere un luogo di rinascita di sentimenti umani positivi.

Secondo te si può vivere di arte in Italia?
Ritengo che si possa vivere in molti modi quindi anche di arte, ma certamente non è facile. A tutti coloro che ci riescono va il mio profondo rispetto.

Nel processo di crescita e nel tentativo di affermazione e diffusione del proprio lavoro quali sono le difficoltà che, più spesso, incontra un artista?
La prima difficoltà in assoluto è farsi conoscere. Oggi troppo spesso vengono chiesti soldi all’artista per partecipare a mostre di arte che molte volte sono frequentate dai soli artisti, parenti ed amici.
Sono del parere che l’artista nel creare l’opera abbia già dato molto. Tocca a chi organizza mostre, rassegne, eventi, selezionare gli artisti validi e investire per spronarli a creare ancora. Sempre loro dovrebbero individuare ed intercettare collezionisti interessati disposti a comprare e a finanziare l’arte.

Cosa potrebbe essere migliorato nella comunicazione dell'arte?
Non so, certamente i media aiutano, ma forse oggi gli strumenti di comunicazione più diffusi e più adatti sono proprio gli I-Phone, le applicazioni, le nuove tecnologie. Forse su questo fronte si può fare di più.

Puoi indicarci un pregio e un difetto della critica d'arte?
Il pregio della critica d’arte è certamente quello di esistere. Un difetto è forse quello di esistere troppo, a volte sembra che contino sempre e solo gli stessi, in una sorta di autocelebrazione che non ha tempo di approfondire e di conoscere artisti meno noti.

Cosa vorresti che i lettori conoscessero di te e della tua arte?
Le mie opere, la mia personalità, le mie passioni, la mia storia, la mia vita. Come artista non riesco a limitarmi, a chiudermi, devo comunicare, devo raccontarmi, devo donare. Amo tutto quello che si apre al mondo mentre odio le limitazioni.
   
Infine, che domanda vorresti che ti venisse rivolta durante un'intervista?
"Nel suo modo di essere artista in che rapporto stanno il donare ed il ricevere?".

 

 

 

 

ART 3.0 − AutoRiTratti
Domenico Antonacci
in collaborazione con FiorGen Onlus, Accademia dei Sensi
elenco opere nelle immagini Bocca d'Arno (acrilico su tela, 2011); Macinino (acrilico su cartone telato, 2004); Vale strappa gli scacchi (acrilico su tela, 2011); Il mare (acrilico su tela, 2006); I cipressi (acrilico su tela, 2004); Il laghetto (acrilico su tela; 2005)
website http://www.domenicoantonacci.it

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