“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 04 September 2014 00:00

ART 3.0: AutoRiTratto di Andrea Veronica Solé Costa

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Andrea Veronica Solé Costa è nata a Buenos Aires in Argentina, seconda figlia di madre di origine piemontese e padre di origine catalano. Dopo aver vissuto bellissimi periodi estivi della giovinezza nelle Pampas − dove si insediarono i coloni italiani – vive l'adolescenza nel terrore della dittatura. Hanno scritto su di lei: Piero Nincheri, Bruno Chiarini, Mary Jane Riley.


Quando ti sei accorta di voler essere un’artista?
Ho cominciato a studiare arte all’età di sedici anni, cioè quaranta anni fa e non ho mai fatto nient’altro che arte nella mia vita perciò credo che, semplicemente, sono nata per fare questo. A Buenos Aires dopo aver conseguito il diploma ad indirizzo pedagogico ho preso il diploma triennale della Scuola di Ceramica "F. Arranz" e la laurea quinquennale nella Escuela de Bellas Artes "P. Pueyrredon". Con Fernando, mio marito e compagno di studi, intrapresi dopo la laurea un viaggio in nave verso l’Europa e verso la conoscenza dell’arte dal vero, ossia dei tesori pittorici, scultorei ed architettonici che risiedono nel Vecchio Continente. Si tradusse quindi in un viaggio per i musei europei durato nove mesi da Barcellona ad Atene, da Oslo a Firenze con una lunga sosta parigina. A Firenze venimmo accolti e ospitati da una coppia di giovani fiorentini, amicizia da cui iniziiò il percorso ormai trentennale di vita a Firenze.
Conseguii il master di restauro di dipinti e tecniche pittoriche presso l’Istituto per l’arte ed il restauro "Palazzo Spinelli". Iniziai poi a lavorare nel 1988 per uno studio d’arte insegnando diverse tecniche a studenti stranieri; ma fu nel 1989 che presso i locali del D.L.F. di Firenze fondai la mia scuola che dall’anno 2000 ha sede nell’ex scalo merci della Stazione Leopolda.
Il lavoro come insegnante ha stimolato il desiderio di approfondire tecniche e soggetti di ogni genere anche se lo studio della figura umana ed il ritratto in chiave realistica rimane la mia principale ricerca.
Dalle richieste fatte dal coreografo Alberto Canestro per la realizzazione di scenografie e costumi nascono le tele di grandi dimensioni e lo studio di opere di maestri dell’arte. Su questo ultimo soggetto però avevo già intrapreso insieme ai miei allievi del corso avanzato un percorso chiamato Falsi d’autore. Il percorso prevedeva la scelta di un’opera di un grande maestro in cui la composizione veniva riproposta con modelli dal vero precedentemente fotografati. Le fotografie successivamente venivano usate per realizzare dipinti in chiave moderna. Uno dei dipinti realizzati è una visitazione della Allegoria con Venere e Cupido del Bronzino, è oggi esposto a Miami nella galleria Rimonim Art Gallery che mi rappresenta.
Attualmente i miei soggetti sono studi rivisitati di opere del Dürer, Tiziano, Guido Reni e Botticelli.
Ho scelto di ridare valore al realismo pittorico. Il conflitto tecnico-riproduttivo che c'è tra la rappresentazione fotografica e la pittura può essere superato poiché entrambe le tecniche hanno un proprio modo di riprodurre il reale. Il pittore al contrario del fotografo deve avere un'ampia conoscenza dell'anatomia ed uno spirito d'osservazione tattile: deve ripercorrere la forma con gli occhi per poterla riprodurre. Il mezzo tecnico proprio del disegno ha dei tempi e dei meccanismi diversi rispetto a quelli della fotografia. Il risultato pittorico deve mostrare le peculiarità tecniche come per esempio la giustapposizione dei colori e la pennellata. Quest'ultimo è il principale gesto compiuto dall'artista perché scandisce il ritmo – il tempo della creazione dell'opera – e perciò è come se si dovesse poter notare l'identità del pittore attraverso di essa.

Quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?
Ho fatto un corso di ceramica quando avevo sei anni ma a sedici anni sono entrata alla Scuola di ceramica della città di Buenos Aires, dove sono nata. Dopo tre anni mi sono diplomata quindi sono entrata all’Accademia di Belle Arti di Buenos Aires, nel frattempo ho aperto un mio laboratorio di ceramica nel quale ho lavorato per otto anni chiudendolo solo per compiere un viaggio di nove mesi per i musei europei. Il viaggio è finito a Firenze dove ho studiato restauro e tecniche pittoriche e dove vivo e dipingo da trent'anni.

Hai dei modelli a cui ti sei ispirato/a?
Tanti, quelli contemporaneo sono Gerard Richter, Lucien Freud, Ewan Uglow, Jenny Saville e Gottfried Helnwein.

Cosa pensi del mercato dell'arte?
Mi sembra molto fermo e limitato alle grandi firme, credo anche che la pittura figurativa sia più difficile da vendere perche è meno di arredo e perché attualmente è meno valorizzata la capacità del buon disegno o della buona pittura figurativa dando più valore agli aspetti espressivi o innovativi.

Se tu potessi suggerire un'idea per valorizzare gli artisti contemporanei cosa suggeriresti?
Io credo che non sarebbe male reimparare a disegnare, l’arte per decenni ha voluto confermare la sua morte ma ormai credo che sia superato lo shock della nascita della fotografia perciò penso che possiamo recuperare il diritto di disegnare bene.

Qual è l'opera a cui sei più legata e perché?
Non è chiaro se la domanda è riferita ad una mia opera o ad un’opera in generale comunque se dovessi scegliere un opera di un maestro al momento mi viene a mente la Crocefissione di Velasquez del Museo del Prado.
Se devo parlare di me e della mia opera mi vengono a mente alcune  cose, per primo direi che è una sorta di autobiografia in immagini, un po’ criptata magari, in secondo luogo lo studio figura umana è al centro del mio interesse e l’altra mia passione è lo studio delle tecniche pittoriche.
(Link al video con ritratto dal vero)
Sono arrivata alla conclusione di essere autobiografica perché nei miei quarant'anni di produzione artistica la scelta dei soggetti ha sempre avuto a che fare con i miei momenti di vita, per esempio, i miei figli sono ritratti in un'infinità di dipinti: appena nati, nuotando, sulle giostre, in ritratti e come personaggi nei dipinti in cui cito i grandi maestri, e così via.
Studio l’anatomia umana per comprendere il contenitore dell’anima nella sua apparenza reale e anche se ho sperimentato diversi tipi di approcci e stili il realismo è il modo che sento più mio. Da sempre è il modo naturale in cui dipingo, ma con il passare degli anni la mia curiosità mi ha portato a voler conoscere di più la forma reale, inoltre con lo sviluppo tecnologico della fotografia ora posso avere immagini nitidissime da poter copiare. Anche nella tecnica pittorica, dopo vari sperimenti sono tornata ad un uso classico della tecnica ad olio.
Uso i colori acrilici per realizzare le grandi scenografie che mi commissiona la Lyric Dance Company perché è una tecnica più adatta ai trasporti e maneggiamenti che le scenografie debbono affrontare.
(Le gonne realizzate per uno spettacolo teatrale).
Uso gli acquerelli quando sono in viaggio, per fare studi di fiori e per le pose brevi con la modella.
Negli ultimi due anni ho cominciato a fare dei ritratti iper-realistici con la tecnica del pastello secco, lo trovo molto interessante perche è come disegnare con i colori. Mi hanno sempre detto che sono molto forte nel disegno e mi piace molto disegnare, quindi con questa tecnica posso unire tutte le mie passioni.
In ogni modo, la tecnica ad olio rimane per me la regina delle tecniche. L’ultima serie di opere nella quale sto lavorando nasce dal mio amore per i grandi maestri della pittura quindi ho scelto alcuni dipinti da reinterpretare del Bronzino, Durer, Tiziano, Botticelli e Guido Reni. Con l’aiuto tecnico di un fotografo e con la collaborazione di persone che conosco che fanno da modelli, ricreo le scene dei dipinti che vengono fotografate ma con l’abbigliamento attuale. Per realizzare i dipinti copio le fotografie.
(Mostra Palazzo Medici Riccardi)
Grazie alla esperienza di pittura in grandi dimensioni che ho sviluppato nei lavori di scenografia mi sono decisa a produrre dipinti ad olio molto grandi. L’aumento della misura dei miei dipinti è collegata anche alla richiesta della galleria di Miami che mi rappresenta. Credo che il mio interesse per la pittura rinascimentale, inizialmente dovuto solo ad un piacere visivo, sia successivamente aumentato con la scoperta della loro carica simbolica e significativa. In questi dipinti si celano profonde conoscenze, questo mi ha portato a voler dipingere qualcosa di più significativo della mera autobiografia.

Se potessi scegliere dove vorresti esporre e perchè e in quale periodo dell'anno?
All’Arte Fiera di Bologna, al Museo Pecci di Prato, negli Stati Uniti e a Buenos Aires. I motivi sono tanti.

Secondo te si può vivere di arte in Italia?
Può darsi che per pochi sia possibile, io vivo d’arte perché ho una scuola di pittura a Firenze, ma non perché la vendita delle mie opere mi consenta di guadagnare per vivere.

Quali difficoltà incontra un artista?
Trovare la strada per poter fare vedere e apprezzare la propria opera e che questa venga giudicata per il merito e qualità artistica.

Cosa potrebbe essere migliorato nella comunicazione dell'arte?
L’unica cosa che mi viene a mente è che i media pubblicano e comunicano qualunque cosa basta che l’artista paghi, questo meccanismo impoverisce la qualità dell’arte. Sembra che, come in tutti gli altri campi dell’esistenza, l’importante sia fare notizia e soldi.

Nel processo di crescita e nel tentativo di affermazione e diffusione del proprio lavoro quali sono le difficoltà che, più spesso, incontra un artista?
In Italia è difficile trovare gallerie e critici che scelgano di lavorare con un artista gratuitamente per il fatto che credono nel loro lavoro e pensano di poterlo vendere o che ne valga la pena parlare, se tutto viene fatto dietro pagamento, il rischio è che nel mercato si perda di qualità ma che galleristi, critici e quant'altro abbiano il guadagno assicurato.

Puoi indicarci un pregio e un difetto della critica d'arte?
Il pregio è quando il critico conosce l'opera dell'artista il difetto è quando deve per forza dire qualcosa che sembra positivo per giustificare il suo compenso.

Che domanda vorresti che ti venisse rivolta durante un'intervista?
Vorrei che chi mi intervista si interessasse al mio lavoro artistico e non ai miei titoli o al mio curriculum. I motivi per cui faccio un determinato soggetto o usa una determinata tecnica, anche la simbologia e il processo tecnico dei miei dipinti.

 

 

 

 

ART 3.0 − AutoRitTratti
Andrea Veronica Solé Costa
in collaborazione con FiorGen Onlus, Accademia dei Sensi
elenco opere nelle immagini Doppio sguardo (2011, olio su tela); Arianna 1 (2013,olio su tela); scenografia per Caravaggio. Nuove visioni di Lyric Dance Company (2014, olio su tela); Allegoria (2009, olio su tela); Il segnale (2000, olio su tavola)
website www.andreasolecosta.com
            
www.scuoladipitturasolecosta.com
            
https://www.facebook.com/pages/Andrea-Sole-Costa/146419062120999?ref_type=bookmark    
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