“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 08 September 2014 00:00

ART 3.0: AutoRiTratto di Luca Canavicchio

Written by 

Diplomato alla sezione di Decorazione pittorica e Restauro all'"Istituto Statale d'Arte" di Firenze e in seguito laureatosi in storia dell'arte contemporanea, Luca Canavicchio ha svolto l'attività di pittore e decoratore e di insegnante di Illustrazione e Storia della Gioielleria Contemporanea alla scuola internazionale di gioielleria 'Le Arti Orafe di Firenze'. La sua attività nel campo delle arti applicate inizia, in realtà, come decoratore nella bottega artigiana di famiglia. Nel 2005, sotto la guida dei ceramisti Sandra Pelli e Stefano Giusti, inizia la sperimentazione delle diverse tecniche di produzione ceramica fino all'apertura di un proprio laboratorio, a Galliano di Mugello, nel quale realizza opere plastiche caratterizzate da una forte sintesi formale operata a partire dalle forme naturali di partenza. Luca Canavicchio produce esclusivamente pezzi unici, eseguiti interamente a mano con le tradizionali tecniche del modellato a tutto tondo, della lastra e del colombino, dei quali cura personalmente ogni fase realizzativa, dal progetto alla finitura. Lavora principalmente in maiolica, spesso con dorature e lustri metallici al terzo fuoco.
(fonte: fondazioneartigianato.it)


Quando ti sei accorto di voler essere un artista e quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?
Quello di poter svolgere un lavoro artigianale-artistico (mi risulta un po' difficile tracciare un confine tra le due categorie) è stato da sempre il mio sogno, tanto che ho impostato da subito il mio percorso di studio sulla base di quest'obiettivo. Dopo il diploma in decorazione pittorica all'Istituto d'Arte di Firenze, ho infatti lavorato come decoratore e restauratore di pitture murali mentre negli anni dell'Università (un'altra distinzione per me inconcepibile è quella tra apprendimento manuale e teorico dell'arte) ho insegnato disegno in una scuola professionale di gioielleria. La ceramica è l'ultima delle tecniche artistiche che ho avuto modo di apprendere ed è quella che più mi affascina soprattutto per la coesistenza obbligata tra perizia tecnica e ricerca stilistica, dunque tra dimensione artigianale e artistica.

Hai dei modelli ai quali ti sei ispirato?
Derivante forse dalla mia educazione scolastica è l'amore verso ogni forma di decorazione e, di conseguenza, verso ogni movimento, scuola o periodo artistico il quale ponga la decorazione al centro dell'attenzione. Il Modernismo in particolare, con la sua ricerca pratico-teorica intorno alla relazione tra decorazione e struttura, tra bellezza e funzione, costituisce per me un momento della storia dell'arte di grande interesse. Per la sua forza espressiva, per la sua sintesi formale, amo anche l'arte greca dell'Età Arcaica. In altre parole la decorazione, ovvero l'abbellimento di ogni aspetto pratico e quotidiano della nostra esistenza, è ciò che mi pongo come fine; l'interpretazione del reale attraverso la stilizzazione, la semplificazione geometrica, l'essenzialità dei mezzi espressivi, ne è invece lo strumento, il linguaggio.

Cosa pensi del mercato dell'arte?
Inutile dire che l'attuale condizione economica sta mettendo a dura prova il mercato dell'arte: la concentrazione del capitale e la conseguente perdita di potere d'acquisto della cosiddetta classe media, ha ridotto i potenziali acquirenti della gallerie ad una élite sempre più ristretta, dunque difficile da intercettare. Temo però che vi siano questioni diverse oltre a quelle di natura strettamente economica: ho l'impressione in effetti che il possesso di un'opera d'arte non costituisca più uno status symbol (visto il numero decrescente di collezionisti d'arte anche tra quanti avrebbero i mezzi per poterlo diventare). C'è dunque anche un problema più generale, di natura culturale legato al momento storico.
Scendendo però più nel particolare, il mercato dell'arte soffre sostanzialmente degli stessi mali di cui soffrono tutte le altre realtà economiche del nostro Paese in questo momento: scarso ricambio generazionale soprattutto nei ruoli decisionali e direttivi (il che porta ad acuire la distanza tra le tradizionali istituzioni del mercato dell'arte e le nuove modalità di fruizione della stessa); scarso coraggio (con conseguente, asfittica, riproposizione dei soli artisti “storicizzati” a discapito di quelli emergenti); regimi fiscali (tanto per chi produce quanto per chi vende) ormai insostenibili che si affiancano ad un insieme di norme e vincoli inutilmente complicati quando non completamente campati in aria e, nella loro inapplicabilità, dannosi.

Cosa suggeriresti per valorizzare gli artisti contemporanei e cosa potrebbe essere migliorato nella comunicazione dell'arte?
La galleria e il museo (almeno quello inteso semplicemente come luogo di conservazione di una collezione stabile e immutabile nel tempo) non corrispondono più al modo attuale di avvicinarsi all'arte. Oggi si preferisce l'evento all'esposizione, l'esperienza allo studio, la partecipazione attiva alla contemplazione statica. Ecco perché i musei d'arte di più recente costruzione diventano luoghi da vivere, luoghi di svago oltre che di apprendimento, dove trascorrere una giornata con la famiglia e gli amici. Vi si può contemplare un quadro oppure ascoltare un concerto o ancora assistere ad una rappresentazione teatrale. Particolarmente interessante secondo me la soluzione di dotare i nuovi musei di laboratori nei quali il pubblico possa avere un contatto più diretto e profondo col fare artistico attraverso il lavoro manuale.
La galleria, certo in modo rapportabile alla propria dimensione privata non paragonabile a quella di un'istituzione museale pubblica, dovrebbe a mio avviso seguire la stessa tendenza puntando ad un maggior coinvolgimento del pubblico attraverso serate a tema, una più frequente circolazione delle opere, l'organizzazione di laboratori e via dicendo.
Non tralascerei infine, quel pizzico di intento didattico che, in fondo, rientra nel ruolo di guida del gusto che tanto il gallerista quanto il curatore di mostre o il critico dovrebbero continuare a ricoprire. Questo richiede, naturalmente, preparazione e competenza: galleristi, curatori di mostre, critici e giornalisti dovrebbero operare una paziente e coscienziosa ricerca di artisti effettivamente ritenuti meritevoli d'essere promossi, mentre gli artisti si dovranno dedicare con impegno e spirito di autocritica (temendo il proprio giudizio più di quello degli altri) alla ricerca di un proprio linguaggio figurativo e al suo continuo perfezionamento. Molto del disinteresse che il pubblico mostra nei confronti dell'arte deriva anche dalla confusione generata dalla frammentazione delle proposte, dal bombardamento promozionale di artisti operato senza alcuna gerarchia di valore, dalla sostanziale mancanza di un'educazione artistica scolastica, tutte problematiche che l'organizzazione di manifestazioni di qualità può aiutare a limitare.

Qual è l'opera alla quale sei più legato e perché?
Mi sarebbe impossibile tentare di individuare un'opera che rivesta per me un valore maggiore rispetto alle altre. Quello che però posso dire è che negli ultimi tempi a darmi sempre maggiore soddisfazione è la realizzazione di oggetti d'uso. Creare un pezzo unico su richiesta del cliente, un oggetto che poi troverà un utilizzo diretto e quotidiano, vale per me qualcosa di più che un oggetto destinato alla pura contemplazione quale può essere una scultura. Anche una teiera, una lampada o l'insegna di un negozio, del resto, può essere un'opera d'arte. Anzi, dico di più, ciò che comunemente viene definito “artigianato-artistico” può a mio avviso rappresentare un ottimo strumento per contrastare la frattura ancora oggi esistente tra il pubblico e l'arte.

Secondo te si può vivere d'arte in Italia?
Ricordiamoci che la disoccupazione giovanile nel nostro Paese è al 40%; che dal 2008 ad oggi hanno chiuso più di trecentomila aziende; che ogni anno migliaia di laureati e ricercatori vanno a lavorare all'estero.

Quali difficoltà incontra un artista?
Le stesse che incontrerà chiunque vorrà svolgere un mestiere (un qualsiasi mestiere) con coscienza, passione e mettendoci tutto se stesso.

 

 

 

 

 

ART 3.0 − AutoRiTratti
Luca Canavicchio
in collaborazione con Fiorgen Onlus, Accademia dei Sensi
opere nelle immagini Capra del Cachemire (maioliche con durature al terzo fuoco); T'oro (maiolica con dorature al terzo fuoco); Medusa (opera plastica in maiolica); Pesce palla (smalti da cenere su refrattario)
website
http://www.pinterest.com/canavicchio/my-works-collezione-bestiario/

 

 

Leave a comment

il Pickwick

Sostieni


Facebook