“Sono sicuro che ci saranno sempre alcune persone − poche o tante dipende dalle onde della storia − che praticheranno il teatro come una sorta di guerriglia incruenta, di clandestinità a cielo aperto o di preghiera miscredente. Che troveranno così il modo di canalizzare la propria rivolta offrendole una via indiretta e impedendole di tradursi in atti distruttivi. Che vivranno l'apparente controsenso d'una ribellione che si trasforma in senso di fratellanza e in un mestiere di solitudine che crea legami”.