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"Esistono, certo, alcuni appassionati lettori o perfino cultori maniacali della carta stampata, ma si tratta di pittoresche eccezioni, magari studenti fuori corso traviati dalla lettura disinteressata, impiegati comunali o commessi di libreria di provincia che, a trent'anni, non hanno deciso che cosa fare e che cosa essere".
“Possiamo sempre fare qualcosa”, è questa la massima che secondo Giovanni Falcone andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato e di ogni poliziotto. Con la sua pièce sull’uccisione del magistrato Paolo Borsellino, il 19 luglio 1992, in via D’Amelio a Palermo, la regista Emanuela Giordano vuol proprio trasporre tale pensiero, evitando i luoghi comuni che individuano nella mafia un fenomeno socioeconomico, che non può essere represso senza un profondo cambiamento culturale.
In questo senso, come non mancava di avvertire Falcone, bisogna rinunciare a tutte quelle teorie che interpretano i fenomeni malavitosi come figli del sottosviluppo, quando, invece, sono il frutto di un’illecita spartizione delle ricchezze. L’atteggiamento sotteso a queste dinamiche è, infatti, quello della rassegnazione di chi si lascia scorrere addosso le tristi vicende dell’Italia del suo tempo, pensando che non ci sia nulla da fare.
- Ci posso offrire qualche cosa?
- Emanuela Giordano
- Claudia Gusmano
- Laura Rovetti
- Giovanni Vicari
- Grazia Squeglia
- Teatro Civico 14
- mafia
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- Tangentopoli
- voto di scambio
- corruzione
- criminalità organizzata
- Paolo Borsellino
- Giovanni Falcone
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- teatro politico
- Cosa Nostra
- Antonio Gramsci
- Giambattista Vico
La scrittrice Elsa Morante aveva nei confronti della poesia un rapporto molto conflittuale. Detestava i poeti della domenica e coloro che le mandavano versi.
Andava in bestia, avendo una vita complicata e assurda. Di una rapida biografia non c'è bisogno, abbiamo già parlato della sua vita, ma nel 1960 accadde un fatto non trascurabile. Nonostante il marito, Alberto Moravia, già la tradisse occasionalmente, entrò nella vita dello scrittore de La noia, una ventitreenne timida e delicata, che scriveva già racconti maturi e belli.
Roberta ha voluto indossare le sue scarpe più belle per lo spettacolo. Ha cinque anni e appena ha messo piede, per la prima volta in vita sua, all’Orto Botanico ha esclamato: “Sembra un posto incantato!”. Lo era davvero. Il sole caldo di sabato mattina faceva brillare tutto, le foglie sui rami, l’acqua che saltellava allegramente dalla fontanina, i fiori nel prato e i capelli di tutti i bambini. Erano davvero in tanti, tutti impazienti di vedere Alice e di entrare con lei nel paese delle meraviglie.
The revolution will not be televised (parte seconda)
Written by Delio SalottoloII
qualche giorno fa (almeno penso che fosse così) ho sentito alcune persone ridere, uno diceva: “ahahah”, l’altro invece rispondeva: “eheheh”, le loro voci mi arrivavano ovattate e le mie orecchie indolenzite e gonfie di pus formavano come un tappo, la notte immagino (o sogno?) spesso una sorta di cavatappi da infilarmi nelle orecchie, sogno chiaramente che con la mano destra faccio ruotare il perno e con la mano sinistra tengo fermo l’arnese, e poi sento pienamente lo sforzo che ci vuole per tirare fuori quel tappo, come quando la bottiglia di vino è stata messa in frigorifero e si fatica a stapparla,
Partenza e capolinea del gusto di una vita in due
Written by Arianna EspositoLa comunicazione alla base di ogni rapporto, quella verbale ma anche e soprattutto quella gestuale che dice più di ogni parola.
Il percorso di conoscenza e poi di vita assieme di una coppia, messo sotto la lente d’ingrandimento delle iperboli linguistiche.
Questo e molto altro è Il gusto dell’intimità, in scena al Teatro Nuovo di Napoli, di e con Mimmo Conte e Carlotta Varriale, interpreti e, rispettivamente, regista ed autrice del testo.
Octocrura è il mini-lp di esordio per i livornesi D8 Dimension, band di sei elementi dedita all’alternative metal con declinazioni industrial. Va subito detto che ci troviamo di fronte a un prodotto ottimamente realizzato, ben suonato e ancor meglio arrangiato, dall’esito notevole. La qualità del suono non ha nulla da invidiare alle produzioni internazionali, le composizioni sono curate e articolate e non mostrano ingenuità o prolissità che a volte segnano gli esordi dei gruppi italiani intenti a cimentarsi con generi ben codificati, come il nu-metal e le numerose varianti che lo contraddistinguono.
“Ma andiamo avanti. Per quanto strana e lunatica sia per essere la mia condotta, e potrà accadermi d’ora innanzi di adottare atteggiamenti strambi, non avvenga mai che, in tali occasioni, vi veda incrociare le braccia, scuotere la testa e pronunciare parole come ‘lo sappiamo noi’, ‘oh, se potessimo parlare’, ‘eppure c’è qualcuno che se potesse…’, o mostrare con altre frasi che la sapete lunga su di me”. Amleto agli altri personaggi di un dramma che porta il suo nome, perché non lascino trapelare il suo ruolo, la sua finzione, il suo mascheramento consapevole.
- Essere e non essere ovvero Se questo non è amore!
- Antonio Lanera
- amleto
- william shakespeare
- Massimo Romanazzi
- Antonio Garofano
- Sala Ichòs
- Storia della follia nell'età classica
- Michel Foucault
- monologo
- dramma dialettico
- gli insensati
- eccesso barocco
- visività shakespeariana
- follia morale
- follia simulata
- mascheramento consapevole
- denunzia etica
- Fernando Pessoa
- Poemi di Alberto Caeiro
- metateatro
Sull'ibridità di cose e idee. L'arte di Max Frisinger e Shana Moulton
Written by Delio SalottoloChe l’arte contemporanea possa fare tutto quello che le passa per la testa già lo si è detto e noi stessi ci abbiamo ragionato a lungo, e la stessa libertà per certi versi assoluta – all’artista si concede tutto, ma proprio tutto – unita al fatto che si tratta proprio di arte, di “prodotto” artistico, di merce nel senso più classico del termine, dove è determinante la relazione tra valore d’uso e valore di scambio, già di per sé immunizza il potenziale eversivo che forme d’espressione anche estreme potrebbero eventualmente portare con sé. Si tratta ovviamente di una forma tutta particolare di cul de sac, all’interno del quale si determina l’aspetto fenomenologico del fare artistico e della ricezione artistica. A noi dà l’idea spesso di uno strano gioco, forse perverso, in cui microcomunità di pensiero e emozione costruiscono una gigantesca macchina, all’interno della quale trovano posto tutti coloro che per scelta interessata o per vocazione – nella contemporaneità (attenzione!) indistinguibili – “giocano” il grande festival della rappresentazione artistica.
Un surreale oggetto telecomandato gira in tondo sulla scena, è Il Telecomandato. Il pubblico dopo poco comincia a ridere, nervosamente, non riesce a sostenere il silenzio, o meglio quel ronzio circolare, non riesce a sostenere la mancanza di azione, o meglio l’eteroazione di questo oggetto non umano. Applaude nervosamente il pubblico. Anela l’arrivo dell’azione, dell’azione umana. Finalmente entra in scena Antonio Rezza e spegne il telecomandato: “La spensieratezza va stroncata alla nascita”.