“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Teatro

Teatro La ribalta di legno

«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».

Wednesday, 16 September 2020 00:00

Cloughie

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“Se Dio avesse voluto che giocassimo a calcio tra le nuvole, avrebbe dovuto mettere l’erba lì su”.
  (Brian Clough)

    

Il 17 luglio 2020 il Leeds United, grazie alla sconfitta del West Bromwich Albion sul campo dell’Huddersfield, conquista l’aritmetica promozione in Premier League, la massima divisione inglese, dalla quale la squadra mancava dalla stagione 2003/2004. Sulla panchina del Leeds siede “El Loco” Marcelo Bielsa. Siede, El Loco, sulla panca che fu di Don Revie e di Brian Clough. Bielsa, Revie, Clough: trova l’intruso.

Thursday, 10 September 2020 00:00

Cortoindanza 2020: far crescere i germogli

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Siamo malati di iperproduzione. Lo possiamo chiaramente constatare in questo settembre dove gli eventi si accalcano e sovrappongono come folla al black friday. Chi li ha contati è giunto alla incredibile cifra di centonovantacinque festival in questo solo mese. Una volta di più si constata quanto siamo tutti costretti a produrre, a dimostrare di fare per meritare fondi e sostegni. Diventa dunque sempre più pressante la domanda di Milo Rau: come possiamo parlare di libertà artistica?

Thursday, 06 August 2020 00:00

Pergine Festival: il coraggio di rischiare

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Pergine Festival è una di quelle realtà solide e laboriose, capaci di vantare una lunga e robusta tradizione, rinnovata notevolmente nell’ultimo decennio sotto la direzione intelligente di Carla Esperanza Tommasini, e che, chissà come mai, resta ai margini dei grand tour festivalieri estivi. Eppure vi si respira una atmosfera sincera, profonda, in cui è possibile il dialogo e il confronto, quello che si prende il suo tempo, senza la fretta di correre al prossimo appuntamento.

Kollaps di Phillip Löhle in prima nazionale al Teatro Carignano di Torino per la regia di Marco Lorenzi e Il Mulino di Amleto è un atto di immersione. Si trattiene il fiato e si entra in un ambiente in cui verremo bombardati da pressanti domande a cui prima o poi, ciascuno nel proprio privato, dovremo provare a dare delle risposte.

“Céline ci dice che la notte va attraversata tutta, vissuta nella sua pienezza, perché stando a contatto con la paura che porta con sé tocchiamo le corde più profonde di noi stessi... afferma che la notte c’è, e che conviene farci i conti. Non è proprio un pensiero allegro da diffondere in un festival estivo, però l’arte deve avere il coraggio di portarci le notizie meno buone, sennò a che serve?”.

Thursday, 30 July 2020 00:00

Cross Festival, ovvero lavorare con lentezza

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Siamo tornati a vedere spettacoli e a frequentare i festival. A teatro, in una piazza o su un sentiero di montagna abbiamo riconquistato la possibilità di vedere uno spettacolo. È cambiato qualcosa da prima? Guardiamo le cose con gli stessi occhi? C’è chi ha iniziato subito alla mezzanotte del 15 giugno e chi ci ha messo del tempo per trovare le circostanze giuste, quelle che rendessero necessaria e significante la visione. Dopo qualche riflessione ho deciso di tornare a teatro a partire dalla mia terra d'origine, il Lago Maggiore, per unire l’osservazione a una geografia di emozioni e sentimenti. Sono partito da Verbania, la città della mia giovinezza, con Cross Festival, una realtà recente nata nel 2013 dal lavoro e dalle idee di Antonella Cirigliano.

Tornare a teatro – sebbene al teatro possibile in questo momento, all’aperto, mascherati e distanziati – è un’azione che compio non senza certa qual riluttanza, ancora spaesato da tutti quegli interrogativi irrisolti che questa stramba prima metà di 2020 si porta ancora dietro: se fosse giusto ripartire, in che modo fosse opportuno farlo, quale risposta sarebbe stato capace di elaborare il teatro (come comparto, come àmbito poetico in cui si riflette – e riflette – il tempo presente).

Friday, 10 July 2020 00:00

Chi vende e chi compra

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Il cortile interno di Palazzo Reale di Napoli contiene il palcoscenico allestito per lo spettacolo Nella solitudine dei campi di cotone di Bernard-Marie Koltès, in scena per il Napoli Teatro Festival Italia 2020, scabro nella scenografia per effetto dei decreti governativi conseguenti al Covid-19, ma volutamente essenziale perché sulla scena possa parlare solo il testo, pièce ambientata in un posto non precisato di un tempo imprecisato, anche se il luogo è chiaro e l’ora è il crepuscolo.

Non fecero mai dichiarazioni di fede artistica comune, però
si leggevano tra loro, si riconoscevano gli uni nelle ricerche
degli altri, si incontravano. Si andava formando un intreccio
di relazioni, in gran parte virtuali, cioè non legate a collaborazioni
concrete. Fino ad allora non c’era mai stato niente del genere.
(Mirela Schino)

 

Le domande essenziali hanno questo di positivo: restano senza
risposta. Possiamo sempre tornarci su perché ci è consentito di
avanzare ipotesi, senza per questo temere errori definitivi, e di
accettare implicitamente le correzioni. Così la domanda essenziale
ci insegna a formulare una soluzione e nello stesso tempo a restare
sufficientemente liberi da ammettere il suo contrario come possibile.
(George Banu)

  

Ho vissuto a Roma, una decina di anni dopo la morte di Pasolini. In
un luogo ben preciso sulla collina del Pincio – un luogo chiamato
“il bosco dei bambù” – c’era una vera e propria comunità di lucciole
che, con i loro bagliori e i loro movimenti sensuali, con quella lentezza
che insiste a manifestare il suo desiderio, affascinavano tutti quelli che
passavano di là. No, le lucciole non erano dunque scomparse. Neppure
a Roma, neppure nel cuore urbano del Potere centralizzato.
(Georges Didi-Hubermann)

 

 

Qui dunque finisce. Una premessa.

Thursday, 04 June 2020 00:00

L'impero dei numeri e sua maestà l'algoritmo

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“Conterò poco, è vero – diceva l’uno ar Zero – Ma tu che vali? Gnente: proprio gnente”. Così diceva Trilussa. Eppure uno e zero, da poco e “gnente”, son diventati tutto. E non solo loro. Ci siamo messi tutti a dare i numeri: quelli dei morti, dei sopravvissuti, dei disoccupati, dei nuovi poveri. Numeri freddi, solidi e sfacciati, privi di pietas, senza storia né dolore, buttati lì senza riguardo alcuno. E poi i numeri teatrali, quelli che contano ancora meno di “gnente”: quelli del pubblico, delle repliche, dei borderò, e ora, alla fine di questa corsa senza ragione, i numeri delle visualizzazioni. A questi numeri brutali ci inchiniamo convinti dal pensiero economico che sian tutto: “Con dati sufficienti, i numeri parlano da soli”, diceva Chris Anderson su Wired.

“Ogni volta che durante uno spettacolo un bambino mangia una patatina, un pop-corn, una caramella, da qualche parte nel mondo una marionetta, un burattino, un attore... muore!”
(Tonio De Nitto, prima di ogni spettacolo, rivolto alla platea)


                                    

Tornare a Kids per me è ogni volta come tornare a un’infanzia lontana e sospesa, tornare al bambino che ero e a quel precoce senso di ”adultizzazione” (o adulterazione?) intervenuto in anticipo sul mio candore, a svilire in parte la più autentica capacità di provare stupore; quel candore e quello stupore mi pare di recuperarli quando torno a Lecce, a Kids, e mi accoccolo alle cure di chi ti fa sentire accolto, aiutandoti maieuticamente a recuperare un sentimento puro di partecipazione, di condivisione, un sentimento al centro del quale c’è il teatro, ma intorno al quale pulsa l’intima essenza di una comunità che mette in moto e guida una macchina organizzativa ‘ecologica’ e confortevole.

In questi giorni mi è tornato in mente un libro di Isaac Asimov appartenente al Ciclo dei robot, Il sole nudo. In questo romanzo il detective umano Elijah Baley, accompagnato dal robot umanoide R. Daneel Olivaw indagano su un omicidio sul pianeta Solaria.

Il decreto diffuso l’altro ieri dopo la conferenza stampa del Presidente Conte ci conferma quel che già immaginavamo, tutte le attività di spettacolo dal vivo e di formazione sono sospese.
Ci chiediamo invece in quale fase (la terza? La quarta? La quinta?) ci sarà dovuta qualche risposta più specifica, quale che sia.

Anni fa, ad Atene, ero seduta sulle pietre del primo teatro greco che il mondo occidentale abbia avuto modo di vedere risorgere dalla sua polvere. 

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il Pickwick

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