“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Teatro

Teatro La ribalta di legno

«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».

Friday, 08 April 2022 00:00

Che fare?

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Osservando il paesaggio
Per Nabokov (Lezioni di letteratura russa) Turgenev più che un grande scrittore è un eccellente pittore di scorci e dunque non è nell’ampiezza delle trame che si trova la sua meraviglia ma nelle descrizioni improvvise di un frammento: che sia una tegola da giardino, una carta da parati o una spalla femminile annerita dal riflesso cinereo dell’abito scuro che ha addosso. I quadretti dai colori pastosi, la narrazione dei movimenti, la pennellata intensa e delicata con cui mostra il senso del colore, della luce e dell’ombra, sono il meglio di Turgenev per cui, prima di badare alla storia, badate a com’è fatto il suo mondo, dice Nabokov, consigliandoci di invertire il grado di attenzione che di solito applichiamo ai personaggi e agli sfondi. Osservate i secondi, per comprendere i primi.

Wednesday, 06 April 2022 00:00

Non si uccide un tordo beffardo

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Tutti conoscono il Pojana, ma il Pojana è degno di essere conosciuto da tutti? Questa la domanda che un po’ indugia dopo la visione dello spettacolo. Andrea Pennacchi è assai bravo, questo era ovvio, e questo spettacolo se l’è scritto e ritagliato addosso come un divertissement nel quale potersi esibire, fare un giro d’Italia con gli amici, incontrando quel pubblico che l’ha conosciuto e riconosciuto e che gli si è affidato.

Monday, 04 April 2022 00:00

Il Binasco di Ionesco

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Valerio Binasco torna al Bellini di Napoli, stavolta non in qualità di attore (come in The Spank) ma come regista. Sceglie di portare in scena Le sedie di Ionesco. Grazie a un gioco di prospettiva la scenografia di Nicolas Bovey (bellissima), altra grande protagonista assieme ai soli due attori che monopolizzano il palco, sembra traslare e piombare addosso agli spettatori.

Wednesday, 30 March 2022 00:00

Tatatapunta

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Il sottotitolo di Occhi gettati di Enzo Moscato in scena a Sala Assoli è Un dé-coupage,34 anni dopo, una riproposta di un lavoro del 1986 quando il drammaturgo partenopeo era già avvezzo alla scrittura teatrale e aveva vinto premi importanti per cui avrebbe potuto tranquillamente dormire sugli allori, come lui stesso disse. Nonostante ciò scrisse quest’opera alla ricerca di un linguaggio teatrale ancora più radicale, alla ricerca della poesia pura.

L’ultimo attore lascia la scena. Si spengono le luci. Si possono sentire i pensieri degli spettatori in sala: ‘Ma è finito? Posso applaudire?’. La sensazione è quella di essersi svegliati da un sonno profondo in cui non ci si era accorti di essere caduti. È questo che da trent’anni − si sono formati a Ravenna nel 1992 − fanno Luigi De Angelis e Chiara Lagani, alias Fanny & Alexander: abitano quell’interstizio tra sogno e realtà, come fanno i bambini quando giocano a “facciamo finta che io ero la mamma e tu la figlia”, e lì ci trovano il teatro. E ci attirano lo spettatore, senza trucco e senza inganno, con i loro riti sciamanici.

Saturday, 26 March 2022 00:00

"Imitation of Life". Brevi appunti emotivi

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Ungheria regime illiberale? Missione compiuta
(Viktor Orbán)


Un paese può diventare una condanna?

(Ocean Vuong)


Forse ogni terrore è nel fondo ultimo l'inermità,
che vuole aiuto da noi
(Rainer Maria Rilke)




Cosa significa essere rom in Ungheria, adesso? Cosa significa appartenere a una minoranza in un paese governato da una delle destre più becere e intolleranti d’Europa? E cosa significa essere donna in un paese a crescente tasso misogino? Cosa significa essere fragili mentre imperversa il culto della forza, cosa significa sentirsi “diversi” – essere indicati in quanto “diversi” – ogni giorno, a scuola, al lavoro, in strada, mentre giochi coi compagni di classe, quando sei al supermercato o se vuoi fittare una casa? Cosa significa – quanto dolore e quanta rabbia (quante mortificazioni, quanta sofferenza) comporta – rendersi conto che sei un esubero, che il tuo sangue per qualcuno è un problema, che il colore della tua pelle o la tua fede religiosa e il cognome che porti, il quartiere in cui sei cresciuto, la tua situazione economica parlano irrimediabilmente per te? Cosa significa comprendere che la tua voce non l’ascolta nessuno? E cosa significa detestarsi poiché si è detestati, fino a provare il fastidio di essere nati e di essere nati così, come si è, al punto da odiare tuo padre e vergognarti di tua madre?

Io non voglio essere tranquillo
Io brucio
Sono una torcia
Alla ricerca del suo volo eterno...
Persino quando voi pensate che io non faccia niente
Brucio più violentemente di quanto concesso e previsto
Brucio e non solo per me
Ma anche per dare
Fuoco e luce agli altri
Proprio come dagli altri ho ricevuto
Fuoco e luce.

  

Dopo tanti anni molto importanti sui set di produzioni nazionali rilevanti, quest’anno si conferma importante per Lino Musella anche dal punto di vista teatrale (ma è solo una piacevole conferma visto che le sue lodi erano già intessute in lungo e largo). Solo a Napoli è andato in scena con Tavola, tavola, chiodo, chiodo... e Brevi interviste con uomini schifosi. Chiude questo suo tripartitico passaggio con The Night Writer di Jan Fabre, l’imperatore della perdita.

Paolo Mazzarelli, in scena con il monologo Soffiavento − una navigazione solitaria con rotta su Macbeth, al Teatro Basilica di Roma, racconta di un tentativo di naufragio di pensieri e parole, un tentativo di vedere la luce dentro la buia crisi. Ma chi è che parla? Pippo Soffiavento, un uomo, un personaggio, che racconta di come la mente di un artista non risponda più immediatamente, da due anni e più, all’approccio alla creazione teatrale ed al lavorio rispetto ad un testo e ad un’idea, ma si è inaridita ed ha lasciato la possibilità di riempimento a tante ansie e paure che dirompenti non possono che esplodere quando Pippo entra in scena.

Monday, 21 March 2022 00:00

Come una marea

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Lo spettacolo parla di Pasolini e Napoli. Del rapporto fra queste due entità che si sono conosciute e riconosciute tardivamente nelle rispettive esistenze. Pasolini ha conosciuto Napoli, infatti, relativamente tardi, tornandoci sporadicamente dapprincipio, e poi approdando con maggiore convinzione, fino a immaginare vari progetti brutalmente estirpati dalla sua morte. Ma questa è cosa nota.

La commedia di Jean Giraudoux scritta nel 1943 è di grande attualità, si potrebbe dire che ai suoi tempi sia stata premonitrice di eventi che, nel mentre della scrittura, sembrano irreversibili. Da molti definita una favola ecologica, si può di certo dire che, come il presente, non ha un fine lieto. È una storia che, nel dramma sociale che si consuma, inserisce momenti di ironia amara che strappa sulle prime il sorriso, ma che poi si rivela nel suo significato secondo.

Wednesday, 16 March 2022 00:00

Addio mascherine. Un ricordo di Carmelo Bene

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Il 16 marzo 2002 si è spento Carmelo Bene, per me il più grande uomo di teatro italiano del secolo scorso. Non faremo certo un discorso commemorativo, non a CB poiché già in vita gridava a gran voce (amplificata e in playback): “Me ne fotto del mio trono! I morti son morti!”.
Cercheremo di ricordarlo con alcune delle sue più importanti battaglie teoriche da lui portate avanti e riportate alla luce in questi giorni da due pubblicazioni importanti, Carmelo Bene di Armando Petrini e Oratorio Carmelo Bene di Jean-Paul Manganaro.

Il Teatro dell’Opera di Roma ha ospitato un trittico coreografico che unisce una pièce, emblema della storia del balletto moderno, all’espressione della storia attuale della stessa direzione stilistico-coreografica.

Sul proscenio, nella parte anteriore, ci sono cinque bei gatti di ceramica colorati che guardano verso il pubblico. Al centro c’è Martha, in piedi, al pianoforte. George, suo marito, è nell’angolo retto che chiude il palco, in fondo a sinistra. Lei suona il piano e canta, con una voce profonda, cupa, a tratti rotta. Mi ricorda un po’ P. J. Harvey. Nella canzone si sente dire, con acuti graffiati e urlanti: “Party girl, crazy girl, party girl, sexy girl”. Per l’ipnotica modalità del canto e la ripetizione di certe frasi, ossessiva e straziante, sembra in parte anche l’alter ego di Nick Cave.

Thursday, 10 March 2022 00:00

(S)legami di sangue

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Parlare di legami tra sorella implica anche parlare di legami familiari e, va da sé, di legami di sangue. Due concetti per me molto distanti, che hanno poco a che fare l’uno con l’altro ma che diventano spesso sinonimi. I legami familiari “capitano” come si suol dire, non li scegli, ma per essere tali devono essere sviluppati, costruiti e portati avanti altrimenti si trasformano in obblighi socialmente imposti. Alcune volte si lasciano andare, altre si tengono insieme con sporadiche visite di cortesia.

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