“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Teatro

Teatro La ribalta di legno

«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».

Sunday, 29 September 2013 06:18

Teatro da vedere e storie da immaginare

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Raggiungere un teatro con quel più che congruo anticipo che si conviene agli ansiosi cronici comporta sovente l‘inconveniente di dover riempire il vuoto di un’attesa inventandosi punti immaginari in cui far convergere la distrazione del proprio sguardo, oppure appuntando i propri pensieri sull’inseguimento di fantasie più o meno peregrine.
Talvolta però quel congruo anticipo di cui sopra può rivelarsi favorevolmente complice dell’inaspettato, offrendo immagini pregnanti a quello sguardo altrimenti ramingo.

Thursday, 26 September 2013 02:00

Il prologo, la recita, l'applauso

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Il prologo.
Sette sedie, di legno scuro o nero. Sette sedie tra pareti spoglie, nude, di cui si nota la consistenza dura, rigida, immodificabile. Assenza di quinte, di fondali, di suppellettili: la “camera squallidissima” è questo tugurio di pilastri e mura che – già al primo sguardo – dà senso di ristagno, d’attesa, d’oppressione. Non c’è la porta d’entrata. Non c’è lo strapuntino né la coperta né ci sono i due guanciali. Non c’è finestra, non c’è l’uscio né il canterano sul quale dovrebbero essere posati un colabrodo, una pignatta, una graticola. Non c’è il catino né il bacile; non ci sono le lenzuola, distese a fare da parete e divisione interna tra famiglia e famiglia, tra donna e donna. Né lettucci né altri arnesi sono previsti. Solo sette sedie e, su una di queste, il soprabito grigio stinto che servirà per un frammento successivo.

Tuesday, 24 September 2013 02:00

Lievito madre

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Sono nata in ospedale, il 24/10 di un anno le cui cifre, avessero avuto un altro ordine, sarebbero state una serie interessante. Altri numeri e altre storie sono state raccontate nella casa che un pastore luterano, a Torre Annunziata, complice DT (Diffusione Teatro), ha prestato ad una donna, Alessandra Asuni, per raccontare una storia e farla mescolare, lievito fecondo, alle nostre storie.
Casa. Alessandra Asuni sembra riuscire a creare ovunque attorno a sé lo spazio circolare della casa, a trasformare, con il calore della sua presenza e l’enigma magico del suo sorriso, la luce elettrica in una candela, o magari una lampada ad olio.
Siamo a casa sua, seduti attorno ad un tavolo. Sul tavolo ci sono piccole bottiglie di vetro trasparente, dotate di tappi di sughero. Acqua. L’elemento umido.

Thursday, 19 September 2013 02:00

La salvezza di "MatriMORO"

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MatriMORO è un progetto teatrale, dell’associazione Manovalanza di Napoli, finalizzato al coinvolgimento diretto di due generazioni: i trentenni e gli ottantenni, i primi individuati nella categoria professionale degli attori e dei danzatori, gli altri scelti per età e città di provenienza in contesti non professionali, né teatrali. Si caratterizza come una ricerca artistica e antropologica in cui confluiscono finalità sociali ed esigenze etico/estetiche: teatro, danza, fotografia, performance urbana e documentazione video.

"Take your time". Il motto di Elena Vanni, Francesca Farcomeni e Noemi Parroni nelle stravaganti vesti di Kronni, Sisi e Patti.
È possibile rivivere i propri ricordi? E i goliardici "danni di recupero da tempesta emotiva" chi li paga?
Le tre performer, di indiscusso spessore attoriale, hanno messo su nientemeno che un'Agenzia Recupero Eventi Mancanti ("A.R.E.M.").
Poche luci autogestite, tre stand di supporto (le scene mobili sono di Silvio Motta), abiti essenziali (di Alia Mirto Botticchio) ed un'ottima gestione dello spazio a garanzia di una sperimentazione d'avanguardia.

Thursday, 12 September 2013 02:00

Disaccordi di suoni, gesti, parole

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Benevento. Arco del Sacramento. Un fresca serata di inizio settembre. Non più estate e non ancora autunno. Un po’ come le emozioni che suscita il tango. Passione e controllo. Improvvisazione all’interno di una cornice preordinata, un sistema di regole, un canovaccio di passi che la fantasia dei ballerini accende di volta in volta di nuova vita, di inatteso sapore, di imprevedibile brio.

Tuesday, 10 September 2013 02:00

Premio "Le Maschere": molto rumore per nulla

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Si deve all’immaginifico e generoso Luca De Fusco biancovestito, collezionista di cariche ed incarichi, se il premio "Le Maschere del Teatro Italiano" da tre anni si svolge a Napoli, al Teatro di San Carlo, dopo aver visto la nascita dieci anni fa a Vicenza. Si deve a Lui e a Maurizio Giammusso l’idea di rinnovare la tradizione del premio "ETI-Gli Olimpici del Teatro" allestendo questo simpatico carrozzone che pirandellianamente nasconde dietro star dello spettacolo, degnissimi professionisti e pailletes televisive, i soliti arcinoti intrecci politici e, mi si passi il termine, pagnottistici. Come ha detto anche il presentatore della serata Tullio Solenghi con la sua consueta ironia, non voglio fare nomi: Gianni Letta, Presidente della Giuria; Caterina Miraglia, Presidente Fondazione Campania dei Festival; Giancarlo Leone, Direttore di Rai Uno.

Una sera d’estate. Neanche nel locus amoenus del parco della Villa Imperiale di Pausilypon la calura di questo torrido principio d’agosto conosce tregua o lenizione; la brezza dal mare si lascia desiderare ma non esala refolo alcuno di clemenza; è molto calda la serata che ci si accinge a trascorrere seguendo le orme del mito. Le Donne di Hera vuole infatti essere un viaggio a ritroso, alla ricerca ed alla riscoperta delle radici profonde di una terra feconda che ispirò la propria civiltà all’Ellade, filiandosi per gemmazione. La Magna Grecia, la sua civiltà, i suoi miti, rivivono in scena come patrimonio ancestrale.

Thursday, 01 August 2013 06:17

Dire ciò che è

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CORO:

   Tutto sparisce in vario modo: misera

   Troia, già piú non è:

   diverrà della patria il nome ignoto.

ECUBA:

   Udite, udite?

CORO:

   Il fragore di Pèrgamo!

ECUBA:

   è tremuoto, è tremuoto!

CORO:

   E struggerà tutta Ilio!

ECUBA:

   Tremule, tremule membra,

   guidate i piedi miei dove in esilio

   servil trascorra i cadenti anni miei.

CORO:

   O misera città! Ma pure, volgere

   devi il tuo passo ai legni degli Achei.

 

Ci troviamo presso l’accampamento degli Achei, la città di Troia è distrutta, gli dèi sono lontani, a dominare è la legge del “pathei mathos”, dell’apprendimento attraverso la sofferenza, della Giustizia, che concede di comprendere solo a chi ha saputo reggere tutta la tensione del tragico patire, presto mutato in pentimento e quindi in consapevolezza.

Wednesday, 31 July 2013 02:00

Orfeo. Altrove

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Il mito è eterno. Nessuna versione è quella giusta. Ciascuna versione è quella giusta. Il mito è eterno. Ogni epoca, ogni società, lo ha rivestito di forme diverse, intrecci diversi, contenuti diversi, per esprimere l’archetipo universale che agisce dentro ciascuno di noi. Orfeo, il cantore tracio, Orfeo, l’incantatore di fiere, Orfeo, fatto a pezzi dalle Menadi. Orfeo approda in Africa. “Orfeo all’inferno. Orfeo negro”.
Dolce è il profumo delle resine sui gradini del teatro del Pausylipon. Si sentono anche i grilli, ma qualche ambulanza e il ritmo non troppo lontano della musica dance ci ricordano che siamo a Napoli nel 2013 e non una ventina di secoli fa. Eppure la magia dei luoghi abitati da Dioniso resta.
Daniela Giordano scrive, dirige, interpreta e danza questo Orfeo. Un po’ troppo per una sola persona. Per fortuna vengono in soccorso la musica di Ismaila Mbaye e Djibril Gningue e la danza di Jean Ndiaye.

Tuesday, 30 July 2013 02:00

Vieni, c'è un amico nell'Orto

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In programma c’era uno spettacolo chiamato Panchine; in sua vece, sul palco del cortile interno del Castello dell’Orto Botanico, le panchine previste dal titolo mancato cedono il posto a due sedie per lettura e chitarra: in scena Paolo Cresta, accompagnato dalla chitarra di Giacinto Piracci, si legge L’amico ritrovato di Uhlman. Diciamo “si legge”, ma mentre lo scriviamo ci accorgiamo di quanto riduttivo e poco pregnante sia l’uso del solo verbo ‘leggere’ per definire quel che ha riempito un’afosa serata d’estate, insieme ai tafani, ai rombi intempestivi di aerei che si levavano in volo, ai botti che esplodevano estemporanei in onore di chissà quante Sant’Anna.

Sunday, 28 July 2013 02:00

La memoria dei giusti

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Ottaviano, Castello Mediceo; altrimenti detto “Palazzo del Principe”, ma noto ai più con la denominazione di “Castello di Cutolo”, per via del fatto che Raffaele Cutolo, il boss della Nuova Camorra Organizzata, egemone fino ai primi anni Ottanta, l'aveva acquistato e aveva ivi fissato la propria dimora, simbolo appariscente di una forza e di un potere che nell’ideologia camorristica protende (e pretende) ad una riconoscibilità esteriore che ne sancisca preminenza visibile, dominio esibito.

Saturday, 27 July 2013 02:00

Un'ascesa dalla terra al cielo

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"O Fortuna/ velut Luna/ statu variabilis?".
Sono le prime righe del Codex Buranus che ha ispirato Carl Orff per i famosi Carmina Burana, messi in scena per la prima volta nel 1937, in questi giorni, invece, al Teatro San Carlo di Napoli, l'affermato coreografo cinese Shen Wei ha presentato il suo riadattamento dei Carmina.
Shen Wei ha fondato la Shen Wei Dance Arts nel 2001, mettendo in scena varie performance e collaborando a vari festival. È una personalità poliedrica, si dedica alla creazione coreografica, alla regia teatrale e cinematografica, allestimenti scenici ed opera.

Wednesday, 24 July 2013 02:00

È tutta colpa degli dei

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"Ciò che l’uomo opera e produce è acquisito col proprio sforzo, e meritato, ma

ciò non tocca il fondo dell’esistenza umana: questa è, nel suo fondo, poetica".

Hölderlin

 

 

“Pieno di merito, ma poeticamente abita l'uomo su questa terra"; questi versi di Hölderlin racchiudono il senso di un intero spettacolo. Ai poetici e mistici vaticini della Pizia, infatti, fanno da contraltare i raziocinanti oracoli di Tiresia, la cui logica predeterminante sembra mirata a decretare nettamente i contorni di un abitare, che non si desidera sia frutto del caso.

Tuesday, 23 July 2013 02:00

L'ultimo canto del pagliaccio

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Una calura che sembra minacciare pioggia avvolge la città, ma l’Orto Botanico, luogo magico, si avvolge di fresco e di respiro di piante. Un cortiletto interno di quello che doveva essere uno degli ambienti di studio, oggi si immagina corpo di guardia, è la nostra platea, la campata di un’esedra con volta a crociera il palco. Semplice e perfetta la scenografia: una specchiera a tre ante al centro, un attaccapanni e un mobiletto basso con la radio a destra, una scrivania di legno con la macchina da scrivere a sinistra.

il Pickwick

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