Teatro La ribalta di legno
«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».
“Della guerra sono stanca ormai / Al lavoro di un tempo tornerei / A un vestito da sposa o a qualcosa di bianco / Per nascondere questa mia vocazione al trionfo ed al pianto”. Cominciamo a parlare di Antigone, di questa Antigone, che reca ad estensione di titolo la dicitura una guerra civile, partendo da una suggestione. Una suggestione che, forse è giusta, forse no, ma che ci arriva con l’immediatezza di un lampo in più di un passaggio scenico e che ci induce ad assimilare Antigone, questa Antigone, ad un’altra eroina: Giovanna d’Arco, la Giovanna d’Arco cantata da Fabrizio De André.
Succede talvolta di imbattersi in spazi poco noti, in cui a succedere è il teatro; succede che tali spazi sfuggano alla convenzionalità dei circuiti principali e succede anche che ivi si abbia modo di assistere a rappresentazioni che altrimenti sarebbero sfuggite ad occhi pur attenti a rastrellare all’intorno quanti più accadimenti da ribalta.
- Scoppiato amore
- Antonio Grimaldi
- Gemma De Cesare
- Cristina Milito Pagliara
- Salvatore Giordano
- Teatro Grimaldello
- commedia dell'arte
- Arlecchino
- Colombina
- pulcinella
- Carlo Goldoni
- I pagliacci
- Ruggero Leoncavallo
- Love Story
- Burt Bacharach
- metateatro
- Scafati
- dialettofonia
- Ghost
- Circolo Culturale Tenax
- Michele Di Donato
- Il Pickwick
Ultimo spettacolo della stagione 2013-23014, L’amante di Harold Pinter approda sul palcoscenico del Teatro 99 Posti di Mercogliano (Av) nell’allestimento dell’officina teatrale L.A.A.V. di Salerno. Tutto è bianco all’interno della casa di Richard e Sarah, coniugi della middle class benestante londinese. Tutto è bianco: le lenzuola e i cuscini di un letto che ha accanto un comodino dello stesso colore, un tavolo con candida tovaglia e sedie laccate dello stesso tono.
Trovare parcheggio quando si va al Théâtre de Poche è difficile quando non si conosce bene la zona e in quali vicoletti intrufolarsi. Per essere puntuali bisogna anticiparsi un po’. Non tutti gli spettatori prenotati per Il Sogno lo fanno e lo spettacolo comincia con un’ora di ritardo. Quando finalmente lasciamo il foyer per prendere posto in sala, il gruppo è numeroso, più di quaranta persone. In molti si conoscono e vogliono sedersi l’uno accanto all’altro per godersi insieme lo spettacolo. Io non ho un posto riservato, così finisco in fondo al tunnel, alla penultima fila.
Non un teatro ma il parcheggio che gli è prospiciente. Non la platea ma il sedile di un auto (o il cassone di un camion) ad ospitar visione. Officina Teatro sembra così volersi attenere alla propria denominazione trasponendo la ribalta in automezzi, spostando l’evento teatrale in un luogo non teatrale, rendendo la visione da collettiva individuale (ciascun episodio a cui accade di partecipare è per uno spettatore alla volta), un abitacolo a contenere, rarefare e ravvicinare scena e platea.
- Autovelox
- D'amore ti uccido
- Incidente stradale per un solo conducente
- Michele Pagano
- Maria macri
- Peppe Zappia
- Gerardo Benedetti
- Giovanni Santonastaso
- Patrizia Bertè
- Officina Teatro
- Il sogno di Haziel
- La festa perfetta
- Trasporti eccezionali e altre destinazioni
- desiderio
- teatro da abitacolo
- parcheggio
- Ornella Vanoni
- Tennessee Williams
- Stevie Wonder
- Michele Di Donato
- Il Pickwick
La piccola sala del Circolo Teatro Arcas accoglie il pubblico col consueto calore, quel senso di domestico e rassicurante, senza boria intellettuale o pretesa di fare altro che sano teatro. Una citazione di Pablo Picasso campeggia su una delle pareti, “L’arte è fatta di menzogne che dicono la verità”, scopriremo poi che la frase sta lì, decorativa, ma non ha rapporto con ciò che si vede sulla scena.
- 'Na lettera pe' tre 'nnammurati
- Antonio Petito
- Tre surici dint'a nu mastrillo
- Tonino Taiuti
- Marcello Raimondi
- Riccardo Citro
- Aurelio De Matteis
- Maria Rosaria De Liquori
- Federica Totaro
- Peppe Carosella
- Clelio Affinito
- Enrico Scudiero
- Franco Di Carluccio
- contaminazione
- Straniamento
- Karl Valentin
- Totò e Peppino
- Circolo Teatro Arcas
- verietà
- Pablo Picasso
- Caterina Serena Martucci
- Il Pickwick
Subito la scenografia scarna, dove il nero e il vuoto sembrano inghiottire un catino che pende legato ad una corda in fondo, sulla sinistra del palco, ed altri catini messi sul proscenio dove poggiano anche rametti secchi, erbe. Alessandra Fabbri è già sul palco in maglietta gialla e pantaloni neri che si muove con i gesti lenti ed incrociati della ballerina che fa riscaldamento. Quando la luce si affievolisce in sala, lei si avvicina sul palco con i lunghi capelli raccolti in una coda di cavallo ed inizia a recitare “una storia che mi fa piangere tutte le volte che la racconto”.
Uno degli errori più frequenti è quello di considerare La Madre parte del teatro didattico di Bertolt Brecht: non lo è. Brecht, infatti, afferma espressamente che si tratta di un testo “scritto alla maniera del teatro didattico” e, quindi, non facente parte dello stesso ciclo cui appartengono, ad esempio, Il consenziente o Il dissenziente, La linea di condotta, L’eccezione e la regola. In cosa differisce? Nel fatto – sempre parola di Brecht – che “esige degli attori”. Potrebbe sembrare una minuzia ma questo “esige degli attori”, invece, è fondamentale.
- la madre
- Bertolt Brecht
- carlo cerciello
- imma villa
- Antonio Agerola
- Cinzia Cordella
- Roberta Di Palma
- Marco Di Prima
- annalisa direttore
- Valeria Frallicciardi
- Michele Iazzetta
- cecilia lupoli
- Antonio Mallardo
- Giulia Musciacco
- Antonio Piccolo
- roberto crea
- hanns eisler
- paolo coletta
- Anna Ciotti
- Anna Verde
- Max Capodanno
- Pino Finizio
- Andrea Falasconi
- Costantino Mauro
- teatro elicantropo
- anonima romanzi
- Prospet
- Sala Assoli
- teatro epico
- dramma didattico
- alessandro toppi
- Il Pickwick
Che teatro è il teatro di Alessandro Bergonzoni? Certamente un unicum che tende a sfuggire alle catalogazioni di genere; di base si è di fronte ad un monologo comico, ma è sufficiente assistere ad un breve stralcio di una sua performance per comprendere quanto una siffatta categorizzazione risulterebbe riduttiva e restrittiva. Che teatro è, dunque, il teatro di Alessandro Bergonzoni? Ce lo siamo domandati spesso rimpinzandoci dei suoi spettacoli fin quasi a scoppiare della pletora esilarante dei suoi equilibrismi verbali, del suo inesausto giocare con una lingua presa e plasmata fino a farle scoprire sentieri inesplorati lungo il cammino del polisemico esasperato.
Alex, il protagonista di Arancia meccanica, non è soltanto il protagonista di un romanzo diventato film e opera teatrale messa in scena al Teatro Bellini. Alex è un’icona, è il simbolo di una gioventù ribelle che vuole rompere gli schemi con la violenza e si ritrova intrappolato in un sistema più violento che opera la sua vendetta, tuttavia senza riuscire ad abbatterlo. La sua faccia, che è poi la faccia di Malcolm McDowell, l’attore che l’ha interpretato nel film diretto da Kubrick, è nei disegni per strada, sulle magliette, sui ciondoli da tenere al collo. Addirittura un marchio di abbigliamento maschile ha tratto il suo nome dal romanzo e ha sull’etichetta la faccia di Alex.
- Arancia meccanica
- Gabriele Russo
- morgan
- Anthony Burgess
- Ludwig van Beethoven
- ultraviolenza
- nadsat
- Stanley Kubrick
- Malcolm McDowell
- Alfredo Angelici
- Marco Mario De Notaris
- Martina Galletta
- Sebastiano Gavasso
- Alessio Piazza
- Daniele Russo
- Paola Sambo
- roberto crea
- Chiara Aversano
- 2001 Odissea nello spazio
- Teatro Bellini
- Sara Scamardella
- Il Pickwick
"C'è un significato più profondo nelle fiabe che mi furono narrate nella mia infanzia che nella verità qual è insegnata dalla vita"
(Schiller, I Piccolomini)
A pochi minuti dall'inizio dello spettacolo mi accorgo che in teatro c'è il tutto esaurito. Le poltroncine rosse sono tutte occupate da bambini di tutte le età che scalpitano impazienti e rumorosi. Noto addirittura, non senza una certa apprensione, che molti di loro sono ancora nella fase del quadrupede non parlante, ma abilissimi nelle scale di gorgoglii gargantuani. Non ho idea del tipo di rappresentazione a cui assisterò, ma do per scontato che si tratti di qualcosa di molto colorato e movimentato con tanti pupazzi come protagonisti – in che altro modo si potrebbe pensare di intrattenere codesto pubblico dalla critica spiccata e per nulla silente?
- Lulù
- Teatro di narrazione e pupazzi
- Claudio Milani
- Lato Parlato
- Cavalleresca Como
- Elisabetta Viganò
- Armando Milani
- le nuvole
- teatro per bambini
- Debora Chiantella
- Emanuele Lo Porto
- Andrea Bernasconi
- Fulvio Melli
- Francesca Rogari
- Schiller
- I Piccolomini
- Bruno Bettelheim
- Teatro Galilei 104
- Grazia Laderchi
- Il Pickwick
Non deve essere un caso che Mimmo Borrelli, nel riapparire teatralmente a Napoli, riceva come luogo di destinazione e di scena l’ampio spazio interrato della Chiesa del Purgatorio ad Arco. Non deve essere un caso perché lì, in effetti, stazionano ossa e teschi senza nome e rimasti senza preghiera, fermi nell’ampia soglia tra il Paradiso e l’Inferno, in attesa di sapere a quale futuro sono destinati. Non deve essere un caso perché è come se, la natura di questo evento teatrale, ci dicesse che il posto che tocca alla nuova drammaturgia napoletana (ed al nuovo teatro di Partenope) è un posto nascosto, residuo, celato o affossato, ridotto, periferico quando non intimo, segreto, privato. Altrove dai grandi teatri cittadini, altrove da uno Stabile sempre più incartapecorito su se stesso, altrove anche da una serie di piccole e medie sale che (come dare loro torto, talvolta?) fanno sempre più fatica a fare scouting, ad ospitare il nuovo, ad azzardare il diverso.
- Cante e schiante
- 'A Sciaveca
- Mimmo Borrelli
- Chiesa del Purgatorio ad Arco
- Anime in Transizione
- Gennaro Cimmino
- Complesso Museale di Santa Maria delle Anime del Purgatorio
- cunto
- performance
- endecasillabi sciolti
- Bacoli
- Torregaveta
- zona flegrea
- Napoli Teatro Festival
- Antonin Artaud
- Living Theatre
- Jerzy Grotowski
- alessandro toppi
- Il Pickwick
L’impressione è che, questa volta, Fausto Paravidino abbia fatto del tema un pretesto e della forma il vero tema. Non conta ciò che viene detto dagli attori né ciò che davvero viene compiuto sul palco: conta il modo di dirlo e di farlo. Ma se ciò corrisponde al vero allora siamo in piena esaltazione del teatro attraverso l'esercizio del teatro. “L’estetica è pratica” dice Peter Brook, a cui ruberemo pertanto la frase per uno dei titoli dei capitoli di cui si compone la recensione e quello che deve fare chi scrive, trovatosi al cospetto di Exit, è semplicemente prendere nota dell’insieme di trucchi e di giochi (solitamente nascosti) che Paravidino utilizza, smascherandone l’utilizzo medesimo. Potremo così scrivere di un triangolo amoroso come pura scusa argomentativa, di una voluta banalità delle parole (e del loro vero utilizzo) e poi dilungarci sulla fattura visiva e testuale dell’opera. Proviamo.
- Exit
- fausto paravidino
- Sara Bertelà
- Nicola Pannelli
- iris fusetti
- Davide Lorino
- Laura Benzi
- Sandra Cardini
- Giorgio Mirto
- Lorenzo Carlucci
- Mario D'Angelo
- Teatro Stabile di Bolzano
- Franco Quadri
- relazioni personali
- tradimento
- metateatro
- piccolo bellini
- drammaturgia italiana
- alessandro toppi
- Il Pickwick
Sorge spontanea una domanda: non è che il teatro borghese sia tale non perché contempli personaggi appartenenti alla classe sociale che ha conquistato la scena della storia negli ultimi trecento anni (anche se l’aggettivo borghese denota con precisione il dramma a partire dalla fine dell’Ottocento), non perché abbia a soggetto i comportamenti, le aspirazioni, le dinamiche propri di questa classe, ma perché invece sostituisce alla legge degli dei e delle virtù personali quelle del consesso sociale in cui agiscono i suoi protagonisti? Perché ai limiti dell’etica umana individuale sovrappone i condizionamenti di un‘etica sociale, l’etica di una società articolata in classi contigue e permeabili, non più rigidamente separate come nel mondo classico o pre-industriale?
- Il berretto a sonagli
- Luigi Pirandello
- Maschere Nude
- Marcello Andria
- Flavia Palumbo
- Enzo Tota
- Felice Avella
- Leandro Cioffi
- Anna Maria Fusco Girard
- Lea Di Napoli
- Angela Guerra
- Nadia D'Amico
- Gerardo Fiore
- Geppino Gentile
- Isaac Albéniz
- Julio Salvador Segreras
- Francesco Tarrega
- Costantino Mauro
- Teatro 99 posti
- teatro borghese
- metateatro
- rappresentazione di sé
- etica sociale
- paradosso pirandelliano
- Ciampa
- Beatrice
- Psicologia
- Antonio Cataldo
- Il Pickwick
Li avevamo lasciati un paio di giorni prima alle prese con uno studio (Morsi a vuoto, teatro in visione nel suo divenire), li ritroviamo in scena con uno dei loro lavori compiuti: Biografia della peste. Loro sono Maniaci d’Amore, compagnia formata da due attori trentenni o giù di lì i cui cognomi si combinano con casualità così perfetta che potrebbe perfino sembrare sospetta.
- Biografia della peste
- Maniaci d'Amore
- Luciana Maniaci
- Francesco d'Amore
- Roberto Tarasco
- Alessandra Berardi
- Marzia Cicala
- Fabio Bonfanti
- Alberto Comino
- Giuseppe Bisceglia
- Andrea Tomaselli
- Nidodiragno
- Scenari Pagani
- realismo magico
- Italo Calvino
- Le città invisibili
- favola
- morte
- Casa Babylon Teatro
- Michele Di Donato
- Il Pickwick