Teatro La ribalta di legno
«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».
"L'Odin è cominciato come un gruppo teatrale che...".
(Eugenio Barba)
"Il canto dell'Odin Teatret sarà tra poco alle ultime note.
L'energia non impone ancora limiti, ma la biologia lo farà
presto. Ineluttabilmente, a una data che si approssima
ogni giorno di più".
(Thomas Bredsorff)
In vista dell’incontro con Eugenio Barba ho letto di Eugenio Barba. Ho letto i testi di Franco Perrelli (Gli spettacoli di Odino) e di Tony D’Urso (Viaggi con l’Odin Teatret), ho letto i contributi di Franco Quadri e di Mirella Schino, ho letto i taccuini di Julia Varley e Roberta Carreri. In vista dell’incontro con Eugenio Barba ho letto Eugenio Barba: La canoa di carta; Il cavallo cieco; La terra di cenere e diamanti; Bruciare la casa e Teatro. Solitudine, mestiere, rivolta.
- eugenio barba
- odin teatret
- Teatro Pubblico Pugliese
- Gallipoli
- I mari della vita
- Cantieri Teatrali Koreja
- Il castello di Holstebro
- L'eco del silenzio
- memoria
- Judith
- La vita cronica
- Orme sulla neve
- Quasi Orfeo
- Festa Baratto
- Bianca come il gelsomino
- Nando Taviani
- Kai Bedholt
- Roberta Carreri
- Jan Ferslev
- Elena Floris
- Donald Kitt
- Sofia Monsalve
- Iben Nagel Rasmussen
- Fausto Pro
- Julia Varley
- Vsevolod Mejerchol'd
- Bertolt Brecht
- Franco Quadri
- Teatro Garibaldi
- ANCT
- alessandro toppi
- Il Pickwick
Il re vive in un castello senza finestre né porte. Nessuna casa del suo regno ne ha. Eppure ogni abitante entra ed esce, guarda restando in casa la strada fuori e, dalla strada, sbircia dentro alle case. Il regno è tanto fragile e così piccolo che potrebbe portarselo via il vento. Ogni cosa è fatta di bianchissima carta così come ogni creatura e qualsiasi elemento: la terra, i fiori, la pioggia, il fiume, le persone. Non c’è dubbio che sia un regno magico nel quale ci è permesso di entrare solo nei sogni oppure attraverso il teatro.
La Danza teatrale occidentale nasce in Francia nel 1661 con l’istituzione dell’Accademia Reale di Ballo voluta da Re Luigi XIV. Viene coniata una specifica terminologia didattica, per la trasmissione e l’insegnamento di movimenti codificati che è sopravvissuta fino ai giorni nostri.
- Denishawn School
- Ballet Russess
- Diaghilev
- Accademia Reale di Ballo
- Danza Libera
- modern dance
- Ruth St Denis
- Loie Fuller
- Fancois Delsarte
- Isadora Duncan
- Momix
- Moses Pendleton
- Martha Graham
- Mary Wigman
- Alwin Nikolais
- performer
- danza classica
- Danza del Novecento
- danza orientale
- storia della danza
- Auguste Rodin
- Ted Shawn
- MusicVisualization
- Doris Humphrey
- Charles Weidman
- Kinetic Molpei
- Every Little Movement
- Henri ToulouseLautrec
- Andrea Arionte
- Il Pickwick
Il palco nero è tagliato a metà da una bassa passerella bianca che parte dal fondale per arrivare quasi al proscenio. Su di essa si trova la protagonista Emma Bovary, con una lunga gonna grigia ed un grigio lungo cappotto. Ha i capelli raccolti in una coda di cavallo, il viso tirato, le mani nervose. Emma è uno dei personaggi più famosi della letteratura europea, è la personificazione dell’insoddisfazione e della noia in cui Flaubert si riconosce fino a fondersi con lei. È anche la rappresentazione spietata di quella borghesia francese di fine Ottocento che si è involuta, che è diventata mediocre, senza luce. Emma è oggetto, parte integrante di quella borghesia che denigra, che rifiuta, diventandone la vittima.
La guerra che, giorno dopo giorno, consuma gli uomini, avvelena le terre, brucia le case, fa le donne vedove, i figli orfani, gli anziani mendicanti. La guerra che tramuta il presente in ricordo, il ricordo in dolore, il dolore in un lutto facendo di questo lutto un eterno presente.
E poi la fame, che veste di povertà i corpi giovani e quelli avvizziti, la fame che differenzia chi ha il pane da chi il pane lo desidera, che mette contro invece di mettere assieme, che rende gli stranieri nemici, i concittadini avversari, che rende me stesso indifferente alla fame degli altri, impegnato come sono a rispondere soltanto della mia fame.
- La vita cronica
- eugenio barba
- odin teatret
- La vita, i segni
- I mari della vita
- Dal Mediterraneo al Mare del Nord
- Ursula Andkjaer Olsen
- Kai Bedholt
- Roberta Carreri
- Jan Ferslev
- Elena Floris
- Donald Kitt
- Tage Larsen
- Sofia Monsalve
- Iben Nagel Rasmussen
- Fausto Pro
- Julia Varley
- Thomas Bredsdorff
- Jan de Neergaard
- Antonella Diana
- Raul Iaiza
- Pierangelo Pompa
- Ana Woolf
- Nordisk Teaterlaboratorium Holstebro
- Teatro de la Abadìa
- The Grotowski Institute Wroclaw
- Jerzy Grotowski
- Vsevolod Ėmil'evič Mejerchol'd
- Torgeir Wethal
- Teatro Pubblico Pugliese
- Gallipoli
- ITC Amerigo Vespucci Gallipoli
- alessandro toppi
- Il Pickwick
Il primo tentativo per riscattarsi dalla miseria e da una condizione sociale che detestava, Andersen, lo fece col teatro. Per quel sogno si recò a Copenaghen e ce la mise tutta per farsi strada in un mondo, al cospetto del quale, si presentò in tutta la sua sua formale inadeguatezza: poverissimo, ignorante, vestiti logori e ridicoli, aspetto strambo da 'perticone di campagna', modi da contadino. Impegno e determinazione tuttavia non bastarono, e non servì nemmeno la lettera di 'raccomandazione' che non dimenticava mai di mostrare per farsi aprire quelle porte inaccessibili, perché, malgrado gli sforzi, le reazioni che riusciva suscitare erano di derisione e disprezzo.
- Andersen 2014
- Fiabe che non sono favole
- Emanuela Ponzano
- Hans Christan Andersen
- Serena Grandicelli
- Matteo Festa
- Graziano Piazza
- Alberto Caramel
- Ismaila Mbaye
- Yamila Suarez
- Davis Tagliaferro
- Teho Teardo
- Cesare Lavezzoli
- Paki Meduri
- Claudio Petrucci
- Marco Calandra
- Veronica Renda
- Antonia D'Amore
- Samuele Ravenna
- Associazione Culturale KAOS
- Teatro Metastasio Stabile di Toscana
- Ambasciata di Danimarca
- Gianni Rodari
- Sefora Delli Rocioli
- galleria toledo
- Stazioni d'Emergenza
- Grazia Laderchi
- Il Pickwick
Lo scenario notturno del Real Orto Botanico di Napoli, con una lieve brezzolina ancora estiva, ha ospitato le splendide, evocative e chiare voci di Rosalba di Girolamo (attrice) e Simone Barotti (cantante) e le parole dei racconti di Gabriel García Márquez per lo spettacolo Il cuore ha più stanze di un bordello nell’ambito della rassegna Brividi d’estate 2014.
Il palco è completamente vuoto ad eccezione di due taniche di plastica poste sulla destra del proscenio. Assito, sfondo, quinte, tutto è nero e spoglio. Mouvma! inizia con l’ingresso a piedi nudi di un giovane alto, con una selva di capelli ricci, magrissimo, in jeans e canotta nera, che chiede al pubblico:”Ça va?”, come va? Quasi subito dopo dalle quinte a destra entra una ragazza vestita allo stesso modo, immediatamente seguita dall’ingresso sulla sinistra del terzo attore ripetendo la stessa domanda insistentemente.
Di Greci e Troiani. Rivisitando Shakespeare
Written by Ornella SabiaIl Troilo e Cressida di Alessandro Paschitto ha completamente centrato gli obiettivi di una buona riscrittura: originale rispetto all’originale, senza stravolgere il senso di un testo che, come tutti i capolavori, si conserva quanto mai attuale. Un’attualità trasmessa innanzitutto dal linguaggio. Testo scorrevole, immediato, fruibile da tutti. “La scena è a Troia” tuona l’abbietto araldo Tersite all’inizio del dramma, ma di fatto, potrebbe essere ovunque. Ovunque e in ogni epoca, dal momento che guerra e lussuria non passano mai di moda.
- Troilo e Cressida
- william shakespeare
- Collettivo LunAzione
- tragicommedia
- alessandro paschitto
- mario autore
- eduardo di pietro
- annalisa direttore
- Martina Di Leva
- Michele Iazzetta
- fabrizio cavaliere
- Giuseppe Senise
- guerra di Troia
- doubling
- Stazioni d'Emergenza
- galleria toledo
- cecilia lupoli
- gennaro monforte
- Ornella Sabia
- Il Pickwick
Il programma di Benevento Città Spettacolo presenta la drammaturgia della The Hats Company diviso in due parti apparentemente scollegate. La prima è intitolata Don’t Say That Name, Please! – Introduzione a Macbeth di Shakespeare e la seconda a seguire Wrong play, My Lord – da Hamlet sempre del Bardo. Anche la messa in scena avviene in due diversi spazi del Teatro De Simone, la prima sulla balconata che dà sul foyer e poi nell’atrio vero e proprio a diretto contatto con il pubblico, e la seconda nella sala canonica con platea e palcoscenico.
- Don't Say That Name, Please
- Intro a Macbeth
- Wrong Play, My Lord
- william shakespeare
- Ludovica Rambelli
- Arturo Muselli
- Margherita Romeo
- Alessio Sica
- Victoria de Campora
- Anna Monaco
- amleto
- The Hats Company
- Ludovica Rambelli Teatro
- fondazione salerno contemporanea
- Teatro De Simone Benevento
- Benevento Città Spettacolo
- teatro in luingua originale
- Paola Spedaliere
- Il Pickwick
Chiamiamo le cose con il loro nome
Written by Caterina Serena MartucciLucrino (Napoli), Stufe di Nerone. Un paradiso diurno prometteva deliziose derive notturne, musica e parole al largo di una zattera, al centro del laghetto termale. Complici gli eventi atmosferici, tuttavia, ci si è dovuti accontentare di un salone. Un po’ di delusione, ma meglio di uno spettacolo annullato. Sedie da aspetto, una tela bianca fa da sfondo. Ospiterà immagini e filmati e le ombre dei musicisti, dell’attore e del conferenziere. Già. Il conferenziere. Cominciamo col chiarire che la performance cui abbiamo assistito non è uno spettacolo teatrale, come è stato subito chiarito da Giovanni Meola, direttore artistico del festival, nella presentazione.
- Una notte a Little Italy
- Teatro alla Deriva
- Francesco Durante
- Tony Laudadio
- Federi Odling
- Vittorio Ricciardi
- Giovanni Meola
- Italoamericana
- Santa Maria d'America
- Enrico Ianniello
- Andrea Renzi
- Virtuosi di San Martino
- Italiani d'America
- WASP
- Riccardo Cuordiferro
- Guglielmo Onofri
- Eduardo Migliaccio
- Jimmy Durante
- Betty Boop
- Chiamiamo le cose col loro nome
- Bacoli
- Stufe di Nerone
- Salle Dumas
- Where Do You Worka John?
- Show Me the Way to Go Home
- Lucrino
- Caterina Serena Martucci
- Il Pickwick
La Torre Annunziata-Cancello era una strada ferrata secondaria; linea di rotaie un tempo percorsa giornalmente da pochi convogli, piccoli e generalmente semivuoti, da qualche anno è stata dismessa; ora un serpente di binari striscia silenzioso fra l’erba alta. All’altezza di Boscoreale, l’erba alta s’interrompe ed i locali della stazione conoscono altra destinazione d’uso: una realtà associativa – l’Associazione Stella Cometa – fa rivivere quel luogo altrimenti dismesso eleggendolo sede delle proprie attività. Fra queste, l’allestimento di uno spettacolo teatrale è la ragione d’occasione che ci dà modo di stendere queste righe.
- Fesserie
- Vincenzo De Vita
- Rosalia Terrana
- Vincenzo Liguori
- Teresa Tufano
- Chiara Vitiello
- Angelico Bestiario Compagnia
- Romualdo Petti
- Luca Zecconi
- linea ferroviaria TorreCancello
- Ex Stazione FS Boscoreale
- Associazione Stella Cometa
- metateatro
- nonsense
- grammelot napoletano
- Michele Di Donato
- Il Pickwick
Nel teatro i personaggi vengono da un fondo buio, da un retropalco sconosciuto, da un’attesa oscura. Creature di un mondo che avrà i confini del palcoscenico, avanzano portandosi al centro dell’assito, prendendo carne e colore, luce, attenzione.
Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli
ho dedicato inutilmente cinque anni della
mia vita.
(Luigi Tenco)
Luigi l'ingenuo, sensibile, che ha il foglio con su scritto una poesia di Prévert appesa alla parete. Luigi che abita una fumosa citta settentrionale ma che osserva, a occhi chiusi, sconosciuti panorami senza limite. Luigi che ama Jolanda di un amore spietato, malvagio, feroce. Luigi che progetta un vaggio in Kenya, da fare con Valeria. Luigi che ingoia ansiolitici e antidepressivi, Luigi che tracanna cognac in un sorso. Luigi che scrive, si entusiasma e si dispera. Luigi che ha talento e al quale viene riconosciuto talento. Luigi, a cui il talento non basta per essere felice. Luigi che più volte immagina di partire, di lasciare tutto, di dare un abbraccio alla madre e un saluto al mondo.
La maledizione del Sud ovvero il cunto della storia di Colapesce avviene in forma di monologo pluritonale, in uno spazio vuoto di quinte e quasi vuoto d'oggetti, e concentra – com'è necessario – lo sguardo degli astanti al corpo del dicitore perché è proprio il corpo del dicitore a fare da palco e da scena, da intera schiera di personaggi e da ambiente della trama. Abbiamo davanti un intero assito, quindi, ma i nostri occhi mirano, senza quasi mai distrarsi, verso l'unico punto che conta: lì dove chi narra sta seduto o recita ponendosi in piedi.