“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Gioacchino Toni

Tra feticismo del reale e analfabetismo iconico

Il libro Ignorantocrazia. Perché in Italia non esiste la democrazia culturale (Bompiani, 2019) di Gianni Canova, raccoglie nella prima parete una serie di scritti inediti o rielaborazioni di articoli usciti su riviste, mentre nella seconda ripropone vecchi lavori incentrati su alcune realizzazioni – riguardanti il fumetto, la letteratura, la televisione e il cinema – proposte come modello di diffusione di “democrazia culturale”.

In Grecia con gli dèi

In viaggio con gli dei. Guida mitologica della Grecia (Raffaello Cortina Editore, 2019) di Giulio Guidorizzi e Silvia Romani propone ai lettori “un salto nel blu del mare e del sole abbacinante della Grecia, alla ricerca dei suoi dèi, degli eroi, dei miti e, anche, un po’ di noi: di quel che siamo stati e, talvolta, vorremmo di nuovo essere. Alla ricerca di quel che gli antichi sapevano bene essere l’unica vera forma di eternità concessa ai mortali: quella del racconto e della memoria”.

Alla scoperta della Berlino mediterranea

Berlino è una città che ha dovuto e saputo reinventarsi più volte; ciò è avvenuto con l’ascesa a residenza reale prussiana, con l’unificazione dell’Impero, con l’abdicazione del Kaiser, con la distruzione al termine della Seconda guerra mondiale e, ancora, con la caduta del Muro e la riunificazione. In un suo recente libro, intitolato Berlino città mediterranea. Il richiamo del Sud (Raffaello Cortina Editore, 2019), Horst Bredekampha ricostruito puntualmente come le istituzioni culturali e lo sviluppo architettonico berlinesi abbiano desiderato e saputo attingere dall’arte dei paesi mediterranei.

Per non farla finita con la voce di Artaud

Antonio Caronia, in un suo scritto utilizzato come postfazione all’edizione di Per farla finita con il giudizio di dio di Antonin Artaud, recentemente dato alle stampe da Mimesis, sostiene che la trasmissione radiofonica derivata da tale testo, espressione di quel Teatro della crudeltà teorizzato da Artuad, registrata per essere trasmessa in Francia nel 1948 e immediatamente bloccata dalla censura, la si potrebbe mettere in parallelo con La guerra dei mondi di Orson Welles, trasmessa nel 1938 dalle frequenze radio della CBS che − inscenando un’invasione aliena nel New Jersey spacciata per reale − riesce a suscitare il panico tra il pubblico americano. Le due trasmissioni possono essere associate, sostiene Caronia, in quanto si tratta di opere finalizzate, seppure attraverso strategie differenti, a “tendere una trappola esiziale ai padri e all’intera società e per ritorcere il linguaggio contro se stesso”.

Oltre le letture conformiste di Canova

Se Antonio Canova gode in vita di un notevole prestigio europeo grazie − oltre che all’indiscussa maestria, anche a un’abile strategia di autopromozione (e di realizzazione) delle opere che sembra anticipare modalità proprie del “sistema arte” contemporaneo − la critica tardo ottocentesca e novecentesca si rivela invece abbastanza fredda nei confronti dell’artista veneto, tanto che per una sua piena rivalutazione si devono attendere studi relativamente recenti che però hanno forse il grande limite, salvo rare eccezioni, di non indagare a sufficienza le motivazioni profonde che inducono l’artista al recupero classicista, non cogliendo così in profondità gli elementi più innovativi del suo linguaggio.

Le lezioni di cinema di Stefano Incerti

È riferendosi a Douglas Sirk, nell’osservare come i film del maestro del melodramma cinematografico sapessero risolversi totalmente sullo schermo con i soli mezzi del cinema, che Rainer Werner Fassbinder segnalò la capacità dei film di “liberare la testa” dello spettatore ed è a tale convinzione che si rifà il titolo scelto da Stefano Incerti per il suo libro: I film liberano la testa. Teoria e analisi del cinema (Meltemi, 2019).
Riprendendo nel volume le lezioni tenute nel corso di Cinematografia presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 2011 l’autore, attraverso l’analisi di alcune opere cinematografiche ritenute funzionali ad esemplificare concetti pratici o teorici attinenti alla realizzazione fattuale di un film, intende fornire elementi utili alla comprensione del processo che dall’ideazione conduce sino al lancio di un’opera cinematografica.
L’ottica con cui Incerti analizza i film è pertanto volutamente altra rispetto a quella della critica cinematografica.

Parola di Lea Vergine

“L’arte non è necessaria. È il superfluo. E quello che ci serve per essere un po’ più felici o meno infelici è il superfluo”.

Gillo Pontecorvo: tra politica, giornalismo e cinema

Senza ombra di dubbio Fabio Francione può essere ritenuto tra i massimi conoscitori dell’opera di Gillo Pontecorvo.

Il Bauhaus attraverso i suoi protagonisti

Nel 2009 esce in lingua inglese il volume di Nicholas Fox Weber The Bauhaus Group dedicato all’esperienza di sei grandi protagonisti dell’avventura Bauhaus: Walter Gropius, Paul Klee, Vasilij Kandinskij, Ludwig Mies van der Rohe, Josef e Anni Albers. Quel libro è stato ora pubblicato in lingua italiana con la puntuale traduzione di Teresa Albanese e Stefania Perosin: Bauhaus. Vita e arte di sei maestri del Modernismo (Il Saggiatore, 2019).

Un secolo di cinema tedesco

Analizzare il cinema tedesco è sicuramente complesso sia per questioni storiche – il Paese è passato dalla Germania guglielmina, alla Repubblica di Weimar, al periodo nazista, alla divisione nel dopoguerra per poi riunificarsi – che per il costante mutare del rapporto che tale cinematografia ha avuto con il pubblico nazionale e con quello internazionale. Inoltre, altro elemento da non sottovalutare è la particolare relazione che tale produzione cinematografica ha avuto con le altre arti e gli altri media.

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il Pickwick

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