“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Fulvio Padulano

Né serva né padrona, l'attrice della Commedia dell'Arte

Felice ritorno a Napoli di Claudia Contin, la storica interprete di Arlecchino, la prima donna a indossare la maschera del più famoso tra i servi, in scena alla Basilica dello Spirito Santo in occasione del Festival Internazionale della Commedia dell'Arte organizzato da Coop En Kai Pan.
La scena, costituita da un fondale e due appendiabiti a fungere da quinte laterali, riportanti i volti e i nomi di due famose donne, Isabella Andreini e Adriana Basile, ricostuisce un camerino, con un leggìo e altri oggetti più o meno scenici (c'è anche da mangiare...), ovvero il laboratorio dove da secoli gli attori, ma in questo caso le attrici, ‘assemblano’ nel tempo − ma “contro lo spirito del tempo”, come ricorda Luca Gatta introducendo lo spettacolo − quelle figure di autentico artigianato teatrale rappresentate dai personaggi della Commedia dell'Arte.

"Prometeo", o della lotta contro il Potere

A prescindere dallo spettacolo, costituisce già un’occasione di bellezza lo scenario serale del Teatro Grande degli Scavi di Pompei che ospita la rappresentazione della tragedia di Eschilo, Prometeo. Si tratta di un testo che assume un valore eminentemente lirico, mentre drammaturgicamente è molto statico e rappresenta dunque una sfida non facile per la messa in scena, che in questo caso tuttavia si inseriva nella meravigliosa cornice degli scavi romani. Invece il rifiuto dell’ambientazione classica appare già nella scenografia, che  presenta un quadro spoglio e semplice, per quanto pesante, che rinuncia allo sfondo delle mura antiche, coprendole con un macchinario teatrale.

Angélica Liddell e le visioni dell'irrapresentabile

Lo spettacolo di Angélica Liddell, Genesis 6, 6-7, si annunciava come uno tra i più sperimentali e scandalosi di tutta la rassegna del NTFI. La regista spagnola, riconosciuta a livello internazionale anche attraverso premi volti a sottolineare soprattutto l’originalità e lo sperimentalismo del suo lavoro, completa la sua trilogia dedicata all’Infinito con quest’opera che debutta in assoluto proprio al festival napoletano, dopo Esta breve tragedia de la Carne, del 2015 e Que haré yo con esta espada, dello scorso anno.

La "grande età" della donna

Il teatro Sannazzaro è pieno fino ai palchi, sebbene il pubblico sia tutt’altro che giovane, per assistere allo spettacolo di Licia Maglietta, che porta in scena per il NTFI un testo poco noto di Clotilde Marghieri. Si tratta di un monologo del 1974, vincitore del Premio Viareggio, forse la più importante tra le scritture della Marghieri, napoletana cresciuta a Firenze e vissuta per lo più a Roma, amica della Serao e di Croce, e che fu soprattutto giornalista, arrivando tardi alla narrativa, ebbe una vita ricca di incontri e frequentazioni, e che in questo testo riflette la sua condizione, con uno sguardo all’indietro e la presenza ferma, insieme nostalgica e ironica, ma vera, nel presente del suo stato di donna matura, se non vogliamo dire vecchiaia, o della “grande età”, per riprendere Simone de Beauvoir, cui la stessa Marghieri si ispira.

Büchner, Martone e il dramma della rivoluzione

La regia di Mario Martone decide di rappresentare Morte di Danton, il celebre e denso testo di Büchner, con un allestimento ricco di attori e scenografie (dirottato dal Mercadante al Politeama vista la scandalosa crisi del Teatro Stabile di Napoli) che sembra seguire un percorso già avviato negli ultimi anni attraverso la sua più recente cinematografia, da Noi credevamo a Il giovane favoloso.

Una cena pronta per un digiuno

Sale sul palcoscenico di un vero e proprio teatro il “digiunatore” dell’omonimo racconto di Kafka, uno dei più enigmatici e inquietanti personaggi partoriti dallo scrittore boemo: si tratta di un fenomeno da baraccone che, chiuso in una gabbia durante il suo digiuno, si espone di giorno in giorno allo sguardo curioso della città, un numero un tempo di grande successo ma ora caduto in disgrazia presso il pubblico, più e meno giovane.

Musica e voce per un viaggio con Céline

Il Teatro Bellini, all’interno della rassegna Synth, concedendo finalmente un po’ di fiato alla compagnia in scena, dà spazio alla sperimentazione, teatrale e specificamente musicale, portando sul panorama napoletano un concerto/lettura del Voyage au bout de la nuit di Louis Ferdinand Céline, frutto della collaborazione tra il musicista Teho Teardo e l’attore Elio Germano, risalente già al 2012.

Cordiali meschinità borghesi

Tra gli ultimi spettacoli del Napoli Teatro Festival Italia è andata in scena una pièce di un interessante autore spagnolo, Juan Mayorga, drammaturgo la cui opera è stata tradotta e pubblicata per Ubulibrie che ha già riscosso un buon successo sulle scene, in particolare con lo spettacolo Himmelweg. La regia di Carlo Cerciello sceglie di cimentarsi con Animali notturni, un testo che, a partire dal tema dello straniero e dell’immigrazione, mette in scena la natura delle relazioni umane, sviscerando le perversioni su cui queste si costruiscono e di cui si alimentano, portando alla luce uno spaccato tagliente e disilluso della società moderna.

Funamboli del dolore nel teatro di Lepage

File di luci si accendono una alla volta delineando una sagoma, come meridiani di un corpo umano che si staglia sempre più netto sull’oscurità del palco, fino al volto dell’attore che si illumina. Indicano i punti vitali dell’agopuntura, trovati a partire dalle pratiche di tortura – comincia a raccontare la voce in scena – ma che hanno il fine di curare. Sembra che tutto possa essere curato con l’agopuntura, persino i peggiori mali: “Tutto tranne l’angoscia, la mancanza di autostima e il cuore infranto”. D’un tratto su di un riquadro al centro della scena si apre un cielo notturno pieno di stelle e l’uomo comincia a volteggiare e librarsi in aria, sospeso, come senza gravità.

Cerimoniali dalla guerra di Troia

Al Parco archeologico di Pausilypon i resti romani affacciati sul golfo aprono le porte al Napoli Teatro Festival Italia, offrendo la cornice meravigliosa e ‘naturale’ alla messa in scena di un testo antico, un classico della tragedia greca, Le troiane di Euripide.

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