“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Catia Giaccherini

ART 3.0: AutoRiTratto di Massimo Cantini

Massimo Cantini è nato a Pontassieve nel 1946: ha quindi vissuto gli anni postbellici della ricostruzione, respirato l'aria nuova che soffiava prepotentemente dal resto d'Europa. Infatti, anche Cantini, come altri giovani artisti fiorentini, nei primi anni Settanta cominciò a gravitare alla Galleria Inquadrature (nel 1973 fece parte, con la Galleria, del gruppo "Come pittura"). Poi, nel 1979, insieme agli artisti Del Testa, Fusi, Nigiani, firmò il manifesto Foto di gruppo, presentato da Pier Carlo Santini. Il suo lavoro si è collocato fin dall'inizio entro la tematica del rapporto tra l'immagine derivata dalla natura e il rigore compositivo, l'incasellatura geometrica che non lascia scampo.

ART 3.0: AutoRiTratto di Andrea Casalini

"In genere tutti gli artisti del Rinascimento maturo cercarono di raffigurare nelle loro opere un'umanità ideale, il cui corpo avesse proporzioni perfette e forme armoniose. Per ottenere tale bellezza formale gli artisti fecero spesso ricorsoa particolari accorgimenti tecnici, come lievi sproporzioni o deformazioni a prima vista impercettibili. Ne sono un esempio le mani e la testa leggermente sovradimensionate del David, che simboleggiano la capacità di agire e l'intelligenza" (Manuela Mazzucchetti, Giorgio Evangelisti). 
Di Andrea Casalini mi colpisce il tratto netto, marcato, deciso, calcato − una sorta di vera e propria imposizione artistica, un graffio creatore lo definirei − con cui definisce, o meglio ridefinisce, le proporzioni consuete imponendo all'osservatore dell'arte sua la ricalibratura dello sguardo, una nuova misurazione percettiva. Osservate, ad esempio, le mani delle sue figure o la maniera nella quale contorna le auto che producono traffico e comprenderete perché ho iniziato questa intervista con una citazione che fa risalire il nostro pensiero, la nostra lettura, al Rinascimento deformativo; impercettibile quasi agli occhi e tuttavia simbolicamente ri-fondante.

ART 3.0: AutoRiTratto di Rodolfo Meli

Quando ho letto il suo racconto sul Guardiano del Sonno – ed è avvenuto dopo aver visto tanti pastelli e quadri nati da quella storia che non mi veniva ancora narrata – ho creduto che le due sentinelle in due torri isolate di confine fossero figura del pittore stesso, e del giovane amico e modello nella sua casa lontana; ma non era così, Rodolfo mi ha spiegato: i due personaggi danno figura a due tendenze che sono in lui e nella sua arte: il personaggio dell'architetto, a quella intellettiva e metafisica; il contadino, che desiderava la vicinanza della terra a quella spoglia d'invenzione che non siano pose semplicemente liriche, al giovane suggerite e poi da lui lentamente variate. (Carlo Del Bravo – Bandecchi e Vivaldi 2006).

ART 3.0: AutoRiTratto di Piero Ardenghi

"Nell'analisi della pittura di Piero Ardenghi elemento fondamentale è la volontà di conferire all'insieme dell'espressione l'impronta sostenuta e dinamica della massa plastica. Essa è identificata dal colore ed in primo luogo dalla sua pregnanza fìsica, l'orchestrazione interpretativa di equilibrio formale segue un orientamento costruttivo che si alterna e si innesta in nuclei figurativi (seppur di estrema sintesi), oppure procede verso risoluzioni di gusto astratto; tuttavia al di là delle effettive testimonianze visive, il linguaggio dell'artista mantiene la sua unità, la sua coerenza, sino al punto di qualificarsi come organica "cifra" di stile, personale ed acclarata.
Ardenghi, pertanto, perviene ad una particolare e libera articolazione della forma, conseguenza dell'energica sintesi segnica a cui è sottoposta la figura. In questo senso l'espressione pittorica deve la sua forza al raffinato lavoro di ricerca delle "masse di colore" che egli sostiene con lucida introspezione. Per questo i suoi lavori non hanno nulla della tradizionale veduta, ma sollecitano con efficacia la diretta partecipazione dell'osservatore; da queste considerazioni emerge chiaramente il carattere non formalista "del suo linguaggio" il suo pronunciamento contro ogni forma di seducente pittoricismo.

ART 3.0: AutoRiTratto di Paolo Graziani

Artista e scrittore di alcuni volumi come L'uomo senza uomo non può essere rappresentato e Piero della Francesca e l'astrazione Paolo Graziani prima di iniziare a rispondere alle nostre domande ci tiene a precisare: "Personalmente non amo molto essere definito “artista”, perché negli ultimi cinquant'anni, questo termine è stato inflazionato, deturpato, massacrato e privato del suo vero valore, incollandolo addosso a chiunque. Mi riconosco molto di più nel termine più antico di “artifex”,  che indica un  legame più stretto al senso della perizia tecnica del mestiere, altrettanto importante, e forse più, dell’idea stessa nella realizzazione di un’opera. Questa è comunque una distinzione, ripeto, strettamente personale,  che esula dal taglio dell'intervista,  ma può  indicare un ben preciso atteggiamento".
Inizia da qui la nostra intervista.

ART 3.0: AutoRiTratto di Pietro Vanessi

"Una notevole autoironia avvicina Pv ai grandi. Sul rapporto tra i due sessi riesce ad essere sarcastico nei confronti di un certo femminismo e spietato nei confronti degli uomini tutti. Insomma, che dire, godetevi queste gocce di saggezza. Magari non tutte in una volta, perché sono davvero un concentrato di intelligenza e irriverenza e andrebbero lasciate sedimentare un po' di tempo prima di poter dire: Beh, questa l'ho capita" (Claudio Bisio).

ART 3.0: AutoRiTratto di Daniela Corsini

Daniela Corsini supera il filtro pseudorealistico dell’obiettivo, portando alla stampa il modo in cui il soggetto posto al di là della macchina fotografica le si presenta per ciò che ella stessa conosce ed è. Noi, il pubblico, siamo spettatori dei suoi vissuti. Come tali, c’è da chiedersi se ci sia consentito di cogliere quanto ci viene proposto o se si possa vedere solo ciò che il filtro della nostra percezione ci permette di elaborare rispetto all’elaborazione del filtro dell’artista.

ART 3.0: AutoRiTratto di Gabriele Erno Palandri

Gabriele Erno Palandri nasce a Pistoia nel 1970, consegue il Diploma di Arredatore e la Maturità d’Arte Applicata all’Istituto d’Arte 'Petrocchi' di Pistoia e il Diploma di Grafico Pubblicitario. Inizia negli anni ‘90 la sperimentazione delle tecniche pittoriche, pastelli, acrilici, olii fino all’esecuzione ad aerografo. Inizialmente parte da una base surrealista che sfocia sempre piu’ nel figurativo. Cerca sempre immagini che diano un messaggio e non fini a se stesse.

ART 3.0: AutoRiTratto di Giovanni Chilleri

L'immagine fluida nelle sue articolazioni pare che nasca per un travaso da quella che l'ha preceduta e per tanto si rinnova, in un'eco prodigiosa, i movimenti dell'opera che l'ha generata e ne condensa ad un tratto la forma colta nell'attimo della massima maturazione creativa. Per cui vien fatto di pensare che sia impossibile e soprattutto inutile attardarsi a valutare quale delle opere eseguite da Chilleri sia la migliore; in quanto ciascuna esprimendo di volta in volta il meglio o una maggiore completezza della precedente, si rende pedina del rapido progredire di una tecnica già raffinata di suo e di una conquista veloce di traguardi estetici rilevanti. Ma forse è il mio modo personale di esaltarmi agli accenni topici via via individuati in un'opera d'arte, a pormi in sintonia con il rapido evolversi degli intenti dell'autore e a indurmi a sognare situazioni virtuali che nella realtà inventata da Chilleri probabilmente non esistono.

ART 3.0: AutoRiTratto di Emiliana Lippi

"Arte come comunicazione, ed è proprio nelle robotiche immagini di queste Donne-Automi senza volto, che i corpi si animano di una tensione al di là dello spazio e del tempo mentre l'essenzialità delle composizioni sottende il mistero di un, possibile, percorso erotico. Vaga sensualità che diventa allusione, evidenziata dall'uniformità del colore, come fuga di aperta luce in chiaroscuro e, suggestione d'attesa". (Umberto Putzu)
Emiliana Lippi ha iniziato gli studi artistici diplomandosi all’Istituto d’Arte 'A.Passaglia' di Lucca e, subito dopo, ha consolidato la sua passione per l’Arte e, in particolare per la pittura, laureandosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Allieva di Ugo Capocchini e Gustavo Giulietti, di cui ha un ricordo carico di affetto e di gratitudine.

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