“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Simona Perrella

Omelia dell'andare

Quest’anno tante prime nazionali per la danza estera nel cartellone del Napoli Teatro Festival Italia ma c’è spazio anche per la danza italiana. Due giovani coreografi e danzatori con base tra la Sardegna e Londra, Igor Urzelai e Moreno Solinas, molto apprezzati nel panorama della coreografia d’autore europea, hanno presentato al Teatro Nuovo un lavoro chiamato Andante, col titolo preso in prestito da una nomenclatura tecnica del linguaggio della musica e che si riferisce all’esecuzione di un tempo dalla durata lenta, fluida e continuata.

Può un Eschimese vivere in Amazzonia?

La Compagnia The Baby Walk approda al Piccolo Bellini di Napoli con lo spettacolo vincitore del Premio Scenario 2017: mi riferisco ad Un eschimese in Amazzonia, terzo capitolo del progetto “Trilogia sull’identità”. Lo spettacolo, sostenuto e prodotto dalla stessa compagnia e dagli organismi di produzione e residenze della regione Umbria, è una genuina critica alle troppe e inutili classificazioni e categorizzazioni che sono àncore e saldi parametri di conoscenza, identificazione e relazione costruiti dalla società e, in particolare, Un eschimese in Amazzonia si focalizza sulla questione del transgenderismo.

Virtuosismi spiritosi, virtuosismi spirituali

Cosa fa di una creazione artistica una creazione che, pur in un linguaggio apparentemente semplicissimo, riesce ad indagare i nodi profondi dell’essere umano?
Credo che il fattore principale sia il dialogo tra ideatore (coreografo, regista) e interprete (attore, danzatore, performer), un dialogo che, dalla ricerca di gesti semplici e spontanei, costruisca una ricca ed intensa “tela spettacolare” fatta di ritmo, respiro, solarità, agio, interazione con il pubblico e soprattutto grazia e ilarità, insieme alla costante attenzione a lasciare fluire, spesso in sottofondo ma spesso anche in superficie, riflessioni, domande ed immagini.

Il viaggio dell'unicorno

Nella sala destinata un tempo all'operazione di spellamento dei suini, la pelanda, all'interno del grande complesso del Mattatoio, situato nel quartiere romano Testaccio, non lontano dalla famosa piramide, oggi, si fa e si vede teatro, musica ed arte.
Il complesso è molto grande, composto di vari edifici, con un altrettanto grande spazio esterno, in cui di tanto in tanto  si incappa in residui di aggeggi che furono utilizzati per le operazioni di preparazione degli animali a diventare carne commestibile (ganci, gabbie, macchinari vari).

Mamme, tragedie minimali e napoletanità

Il suggestivo scenario del Teatro Pausilypon, tra bellezze storico-archeologiche e rifacimenti catartici per gli occhi e per l’anima – come il mare di Posillipo e il suono terapeutico del verso dei gabbiani mentre quasi cala il sole – sta ospitando anche quest’anno la rassegna Suggestioni all’imbrunire, organizzata dal C.S.I. Gaiola Onlus, che si occupa della rivalutazione del luogo attraverso l'esercizio e la diffusione dell’arte, organizzando attività a sostegno e per la fruizione delle Grotte di Seiano e del Parco della Gaiola.

Alcesti, l'abbandono tragico

Nella rassegna dedicata alla danza contemporanea, appena svoltasi al Teatro Nuovo ed alla Sala Assoli di Napoli, ad iniziare il lungo weekend tersicoreo è stata la Compagnia di teatro-danza torinese Zerogrammi con uno spettacolo ideato, diretto e coreografato da Stefano Mazzotta. La compagnia, diretta dallo stesso Mazzotta e da Emanuele Sciannamea, ha ripreso gli insegnamenti del teatro-danza bauschiano per ripromettersi di cercare, dall’interno, il significato del gesto, della sensazione, dell’emozione in maniera intima ed “aperta”.

Il teatro "in toto" di Antonello Tudisco

Across the border, storie di confine, ideato e coreografato da Antonello Tudisco, è uno spettacolo che richiede una paziente attenzione, un continuo personale contatto emotivo ed un’apertura all’accoglienza di immaginari che i sei corpi di uomini, mostrati nella loro quasi totale nudità, suggestionano. Il confine, campo di indagine del coreografo, è inteso come possibile limite che lo spazio e l’altro corpo impone ad un soggetto; è, dunque, una domanda su cosa possa creare il contatto nell’individualità e nella bellezza di un corpo. La valorizza, la distrugge, la distrae?

Una vita per la poesia

Il 2016 del Teatro Elicantropo di Napoli si apre con il ritorno in scena dello spettacolo Il cielo di Palestina, regia di Carlo Cerciello, ispirato liberamente ai versi delle poesie palestinesi contenute nella raccolta La terra più amata, che descrive le drammatiche quotidiane vicende vissute dal popolo palestinese, un popolo costretto ad essere sottomesso da un altro per credenze religiose integraliste ed egoiste.

Tra il verbo ed il corpo

Nella stagione del Teatro Area Nord, diventato Teatri Associati di Napoli con la presenza di Interno 5, quest’anno c’è spazio anche per la danza e il teatro-danza, nonché per spettacoli che fino in fondo sperimentano nuovi linguaggi compositivi, lavorando sul rischio artistico, e che cercano forme espressive d'innovazione attraverso la compartecipazione tra generi perché la messa in scena sia oltre-genere. Rete che alimenta altre reti, viene da scrivere, il TAN ospita dunque progettualità (che siano anche ed ancora in divenire, in via di costruzione visiva, in una fase di piena gestazione operativa) che sono la buona conseguenza di collaborazioni tra collettivi giovani e indipendenti, che decidono di indagare l'umano e il sociale in forma diversa, con gesti e parole differenti.

Dentro la gabbia di me stesso

Pierpaolo Sepe ha messo in scena Crave di Sarah Kane, una delle cinque opere teatrali scritte nella sua brevissima vita dalla drammaturga britannica che sta avendo rivalutazioni positive proprio in questi ultimi tempi, comportando così una riscoperta di un “fetta” particolare  di teatro, cioè quella dei temi violenti, delle disperazioni totali, delle vite vissute senza senso.

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il Pickwick

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