“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sara Scamardella

Da dove arrivano i bambini

Su una strada che porta al mare, i pullman accompagnano i bambini a teatro. Sono tanti i piccolini, coi grembiuli a quadretti rosa e azzurri, sistemati in file ordinate. Arrivano dalle scuole dei dintorni con il fragore delle loro voci squillanti. Eccezion fatta per qualche maestra che li accompagna, il teatro di Policoro è tutto un brulicare di bambini. Dalle poltroncine non spunta fuori una testa, si direbbe una platea vuota a guardarla dall’ultima fila, e invece essa è piena di immagini, sogni, fantasie che solo i bimbi dell’età della scuola dell’infanzia sanno creare. Non c’è posto migliore del teatro per portare in gita tutte queste cose. Lo sa bene Tib Teatro che ha costruito uno spettacolo per ragazzi ricco di stimoli, di domande e di risposte.

Quel posto in cui tutto è possibile

Sulla superficie affatto liscia della terra, tra sporgenze di roccia, foglie o cemento, c’è una piccola escrescenza che spunta oggi qui, domani lì e che ho trovato con piacevole sorpresa nel cortile di un teatro. È un ricovero dal mondo, un luogo in cui cercare ospitalità quando tutto ciò che circonda l’uomo nel suo quotidiano diventa scialbo e stancante, un luogo per rifarsi l’anima. Lì la logica comune è messa al bando. Chi vuole può lasciare fuori chi crede di essere, mettere via la propria identità con tutti i documenti ed essere solo occhi che vedono, orecchie che ascoltano, cuore che batte, mente che immagina e può lasciarsi trasportare via, senza timore, da questa superficie affatto liscia della terra. È un luogo di stoffa e di carne, è un posto oltre il mondo dove tutto è possibile, è un circo, il circo contemporaneo El Grito.

Occhiali

Alcune cose non sono visibili ad occhio nudo, esso deve vestirsi della lente dell’immaginazione per riuscire a vedere al di là delle presenze fisiche, concrete, che occupano tutto lo spazio davanti nascondendo ciò che c’è oltre. Alcune cose non sono visibili all’occhio umano quando esso si schermisce dietro la lente dell’indifferenza che fa percepire alcune cose e ne nasconde altre. Così l’occhio vede strade e stazioni affollate, cattura il continuo viavai di uomini e macchine ma assimila i corpi immobili di coloro che abitano la strada ai muri o ai marciapiedi. Ne fa presenze invisibili.

Amore è pazzia

“Sei pazza!”, “Ma sei impazzito?”, “Tu sei pazzo.”, “È impazzita.”, “Sei impazzita!” E poi amore, amore, amore, amore. Quanto più se ne ha, per tenere tutto insieme, per legare i pezzi di uno spettacolo vario, quanto può essere vario un sentimento. Forse la domanda su cosa sia l’amore, nell’arco di un’esistenza, se la sono posta tutti almeno una volta.
Al Teatro Nuovo, attraverso le parole di Joël Pommerat,  Alfonso Postiglione ci dà la sua risposta e  dice che, sotto qualsiasi forma esso si presenti, l’amore è pazzia.

La luce calda del desiderio

Fuori è un freddo di fine autunno, un freddo da tremare, da fermarsi al bar del teatro per mangiare cioccolata con le noci. I tappeti, i rivestimenti interni, il legno, l’oro, i piccoli palchi, tutto ci riporta al desiderato caldo. Il freddo l’abbiamo lasciato alle spalle, dietro i vetri dell'ingresso. Lo ritroviamo solo a sipario ormai aperto, quando Blanche DuBois, in un giorno estivo, scende dal tram ai Campi Elisi di New Orleans, in cerca di sua sorella Stella. La scena è in penombra, la voce di Blanche tremante.

Mio nonno si addormenta spesso con la testa sul tavolo

Dopo aver assistito ad Anelante di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, guardo in modo diverso alla mia azione di scrivere. Soprattutto di scrivere una recensione sul lavoro di Mastrella e Rezza. Sì, sì! Rinuncio al mio diritto di pretendere il silenzio di chi mi legge. Rinuncio a questa arroganza. Non voglio essere l’unica a parlare, potete farlo anche voi, anche adesso, mentre leggete la parola “adesso”.

Teatri di dolci guerre

Accadono, a teatro, incidenti non previsti. Succede perché per quanto ogni cosa possa essere calcolata e ogni movimento studiato, c’è sempre quella possibilità che uno o più elementi sfuggano al controllo umano. Così può capitare che un ferro da calza, destinato a rimanere sul pavimento fino alla fine della rappresentazione, spicchi il volo lanciato dalle mani di un’attrice che solleva per aria fogli di carta velina. Il ferro decolla e poi, raggiunto il punto massimo di altezza, comincia a precipitare con la punta rivolta verso il basso e ruotando su stesso veloce e brillante tra le luci di scena. Come un aereo colpito in volo durante uno scontro di guerra. Il ferro finisce proprio davanti ai miei piedi.

Peccati di questi tempi

Il suono di un antico vibrafono scandisce il tempo come i rintocchi di un orologio. Antico come le parole antiche di John Ford, il vibrafono riempie l’aria quando le parole tacciono. Laura Angiulli porta in scena, a Galleria Toledo, il peccato. Ma cos’è il peccato, l’abominio, in questi tempi che sono antichi e moderni nello stesso momento?

Un kolossal teatrale (solo in video)

L’arena di Senise, in Basilicata, è affascinante. Duemilacinquecento posti sugli spalti abbracciano lo spazio scenico di pietra bianca e acqua scura. Due grandi statue di guerrieri con un ginocchio poggiato sul terreno una di fronte all’altra segnano le estremità destra e sinistra di quello che sarà il palco. In alto la volta celeste piena di stelle, in lontananza gli alberi, la valle e le montagne. Dell’arena la sensazione di stare per assistere ad un evento in cui il corpo ha bisogno di uno spazio esteso per potersi mostrare nelle sue imprese, per compiere prodigi. Un evento sportivo, dei giochi oppure il teatro. Il teatro sa essere esibizione grandiosa di corpi. Siamo qui per farci catturare, per seguire e conoscere le vicende di Alexios l’Ecista, uno dei fondatori della Magna Grecia.

La rana ha sempre ragione

Come raccontare qualcosa che mi è sembrato meraviglioso e poter restituire a chi legge quella meraviglia?

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il Pickwick

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