“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Francesco Affortunato

Edwige mon amour

Partiamo subito da un fatto: i Fitness Forever sono degli ottimi musicisti, affermazione tanto semplice quanto non ovvia, soprattutto se si è soliti frequentare locali e club che propongono musica live. Chi ha il piacere di assistere a quanto di nuovo ci sia in giro oltre che la responsabilità di scriverne, sa benissimo che non sempre si ha la fortuna di ascoltare musica di livello. Non di rado la proposta musicale, già mediocre in scrittura, infatti, difetta anche in esecuzione.

Cronaca di una sorte annunciata

Mi svegliai. Nausea e dolori dappertutto, come un animale. Poi ho capito cos’era: la musica che saliva dal pavimento era il nostro vecchio Ludovico Van e la temuta Nona.
“Aprite la porta! Fermatelo! Fermatelo! Basta!"
E d’un tratto capii cosa dovevo fare, quel che volevo fare, farmi fuori, renderla, orbitarmi per sempre fuori da questo mondo sporco e crudele. Un attimo di dolore magari, ma poi il sonno, per sempre, per sempre, per sempre.

 (Alex DeLarge – A Clockwork Orange – Stanley Kubrick)
 

Il giorno venti del mese di gennaio dell’anno corrente, mi ritrovo in una landa desolata nel casertano, a perpetrare il non fortunato inizio settimana che aveva esordito, impietoso, con la sconfitta in Coppa Italia della mia squadra del cuore. Il fatto è che la mia genitrice aveva espresso, tempo addietro, il desiderio di assistere dal vivo alle prodezze vocali di quel trio di ragazzini terribili sfornati dal genio televisivo della casalinga più amata d’Italia, nota all’anagrafe sotto il nome di Clerici Antonella.

Napoli, parole e musica

Ombre nere sul fondo blu.
Toni da un lato, Peppe dall’altro, ai margini del palco, seduti, in attesa, come ai due angoli di un ring due pugili in procinto di darsi battaglia.
Gli arbitri, più avanti, al centro: i musicisti. 
La giuria, di fronte, nella platea: il pubblico.

Un autunno da non dimenticare

Il pubblico giunto per assistere al concerto che Umberto Maria Giardini ha riservato per la data napoletana comincia a sistemarsi ordinatamente in piccoli gruppi d’ascolto, accomodandosi per terra, davanti al palco allestito nella sala concerti del CellarTheory Live. Una sorta di spontanea creazione d’ambiente che mostra quanto il sèguito che negli anni il musicista marchigiano ha saputo conquistarsi col suo rock raffinato, si definisca in una sorta di adoratorio, di porto franco della musica, di breve riparo sicuro nel quale rifugiarsi dagli orrori di buona parte della produzione italiana mainstream, in particolar modo dalla sua malata deriva usa e getta rappresentata dai talent.

A Napoli non piove mai. O quasi

Guadagnando l’uscita del cinema, cercando, in mancanza dell’ombrello, di proteggermi alla bene e meglio dalla pioggia scrosciante (al maltempo non manca di certo l’ironia), avevo cominciato ad elencare a mente i modi in cui avrei potuto investire la somma di danaro che era servita per acquistare il biglietto del film a cui avevo appena assistito: un libro, del kebab, cinque giorni di colazione completa al bar, un tavolino “Lack” 55x55, uramaki mango e salmone, un cd in offerta alla Feltrinelli, pizza e birra dalla “signora” a Monteoliveto, un paio di vasetti di Nutella, della droga.

Una goccia pura in un oceano di rumore

Era l’ormai lontano 1997 quando venni improvvisamente catapultato nella provincia toscana per svolgere l’allora obbligatorio servizio di leva. In realtà, professandomi obiettore di coscienza, avevo astutamente individuato un efficace escamotage per ritardare l’inevitabile chiamata, e anche per rendere meno impossibile da accettare il fatto di dover regalare dieci mesi di vita alle imposizioni legislative. All’epoca nel mio Kenwood con frontalino estraibile c’era fissa una musicassetta registrata da un mio collega di sventure, il quale me l’aveva passata come fosse il Sacro Graal. Sul bordo della custodia c’era scritto in bella calligrafia un nome che mi diceva poco, anzi, per la verità, mi era completamente sconosciuto.

Yuko: essenza in libero flusso

Con quell'aria spaesata sembrano essersi materializzati sul palco direttamente dai jack delle loro chitarre. Quattro ragazzi che dal Belgio sbarcano in Italia a fare tappa per il tour che sta portando in giro per l’Europa il loro ultimo lavoro, Long Sleeves Cause Accidents. Le “Long Sleeves”, sono quelle delle donne della classe operaia che sostituivano i mariti nelle fabbriche durante la Seconda Guerra Mondiale: “maniche lunghe” che potevano causare incidenti qualora si fossero impigliate negli ingranaggi delle macchine.

Agitare bene prima dell'uso

Dice che mi ero perso qualcosa.
Per fortuna non gli incisivi che metaforici martelli volanti minacciavano di cavarmi di bocca in pubblica piazza, dinanzi a orde di seguaci ululanti incommensurabile passione.
Mi ero perso qualcosa.
E allora faccio un passo indietro e mi riavvicino alla famigerata creatura musicale metà cajon, metà fair play. Stavolta però lo faccio in streaming, dando ascolto a quello che è il primo lavoro discografico de La Bestia Carenne, dal nome Catacatassc’, pubblicato a novembre dello scorso anno.

Come hai detto che si chiama?

– Beh, allora, sei andato venerdì? Dov’era? Al Lanificio, mi pare?
– Esatto.
– Allora? 
– Bel posto, tanta gente, bell’atmosfera, come al solito.
– Come hai detto che si chiama il cantante?
– Truppi, Giovanni Truppi. Plurale, sia il nome che il cognome. 
– Beh, com’è stato?

Metti una sera sul vulcano

Vivi Vesuvio è un’associazione no-profit naturalistico-culturale che si prefigge di promuovere e valorizzare il territorio del Vesuvio ed il suo patrimonio artistico, storico e archeologico.
È quanto apprendo dalla locandina, che pubblicizza la manifestazione, postata su Facebook. Tale nobile intento, unito, per la verità, all’attrattiva che da sempre esercita su di me la prospettiva di strafogare panini con salsiccia, bere birra e ascoltare musica live, è bastato a convincermi a prendere parte alla prima serata  dell’evento. In programma ben tre gruppi − gli Shak & Spears, i  Pennelli di Vermeer e i Freak Opera − e la guest star fresca di recente partecipazione al programma di Rai Due The Voice, Valerio Jovine.

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il Pickwick

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