“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Alessandro Toppi

Le serve di Genet, la caricatura di Capuano

Franca Angelini ne Il teatro di Genet scrive che Le serve ha per archetipo Signorina Julie di August Strindberg.

Dal Globe al Bellini. Note sul progetto

Premessa
Nei primi tre giorni del Napoli Teatro Festival il Bellini è diventato uno spazio elisabettiano: il palco sviluppato in profondità per quattordici metri e dunque disteso fino alla metà della platea, sul fondo la facciata a più porte, in proscenio quattro botole che portano al sottopalco; trenta panche di legno sono state invece sistemate in circolo, al posto delle poltrone di velluto, mentre le fila dei palchetti sono state illuminate soprattutto in verticale, con luci vagamente più fioche.

Primavera dei Teatri, politica e poetica

In Calabria
In Calabria abita il 3,25% della popolazione italiana ma sono avvenuti 917 spettacoli di prosa durante l'ultimo anno e cioè l'1% dell'offerta nazionale mentre la parte di FUS che interessa la regione è pari allo 0,56%.

Un corsivo sul Teatro Eliseo

Per tre giorni – dalla pubblicazione dei primi dispacci d'agenzia al momento in cui scrivo questo corsivo – ci siamo indignati e divertiti: abbiamo ostentato immagini sui social accompagnandole con citazioni dotte o commenti ironici, inventato hashtag, scritto post colmi di risentimento, formulato ragionamenti e domande sulla questione, condiviso le lettere collettive che le associazioni di categoria hanno scritto e inviato ai cartacei, divulgato gli indirizzi mail dei politici che sono stati autori dell'emendamento inducendo così a scrivergli: che, a questo punto, agiscano di conseguenza salvando non un teatro romano ma il teatro italiano; che ricevano testimonianza diretta di un malessere economico di settore che traversa per intero il Paese; che paghino la loro disponibilità ad essere complici con l'intasamento della mail istituzionale.

L'erba è verde. Martinelli e la non-scuola

Marco Martinelli ha una voce piana, come internamente addolcita e – quando ti parla – sembra prenderti sotto braccio, in passeggio. Racconta, Martinelli, come si dice del pane o dell'acqua, usando parole chiare. Quando è a un appuntamento pubblico – come capitato all'Asilo Filangieri di Napoli, dove l'ho ascoltato un paio di mesi fa – tende a inclinare busto e volto verso la platea, come volesse anche fisicamente ridurre la distanza che la frontalità di una lezione o di una presentazione ufficiale prevede. Non solo: guarda Ermanna, di continuo. Poche frasi, poi uno sguardo ad Ermanna, ancora poche frasi, poi di nuovo uno sguardo ad Ermanna. Dev'essere questa sensazione rara e perdurante che chiamiamo “amore”.

Il costoso onomastico del Teatro Eliseo

Alla fine del gennaio 2017 il senatore del Partito Democratico Bruno Astorre, nel pieno della discussione parlamentare in atto, aggiunge un emendamento alla Legge di conversione del Decreto Milleproroghe: vi è scritto che “per l'anno 2017 una quota di risorse” può “essere destinata, nel limite massimo di 4 milioni di euro, in favore del teatro Eliseo, in occasione del centenario della sua fondazione”. Il Fatto Quotidiano nota la “lesta quanto inosservata mossa legislativa” (29 gennaio 2017), sottolinea la bizzarra pratica di favore, provoca uno scandalo momentaneo, costringe a fare marcia indietro: via l'emendamento, neanche un euro per l'Eliseo.

Io e te, tra finzione e beatitudine

Gli attori rientrano per rispondere agli applausi che hanno meritato – Danilo Giuva, Lucia Zotti, Mino Decataldo, Giandomenico Cupaiuolo – e, nel mezzo, Licia Lanera. Io guardo quest'ultima. A rapirmi sono gli occhi, incastonati nel trucco nero sulla pelle chiara e lucidi, pieni come fossero prossimi al pianto. Licia Lanera non guarda il pubblico, il teatro nella sua ampiezza, i compagni di recita che le stanno accanto e che pure tiene per mano, non guarda la postazione in cui sono i tecnici (pubblico, teatro, compagni di recita e tecnici per un attimo sembrano esserle spariti d'intorno): Licia Lanera guarda in un punto solo e, quel punto, coincide con la poltrona centrale dell'ultima fila di Galleria Toledo, lì dove siede Riccardo Spagnulo, cofondatore di Fibre Parallele, l'altra anima prima di questo gruppo-culto della mia generazione e degli ultimi dieci anni di nuovo teatro italiano. Nel suo sguardo dieci anni di vita, dieci anni di teatro.

Primi appunti su "Il nullafacente"

Preferirei di no”
Oblomov, che passa la vita stando a letto – intorno polvere, ragnatele, oggetti fuori posto, libri aperti, giornali dell'anno prima, un calamaio con quattro gocce d'inchiostro seccato – rinviando giorno dopo giorno “il fremito della lotta”, la scelta dell'azione. “Mi sembri un mucchietto di pasta messo lì a riposare” gli dice l'amico, “mi pare che tu abbia perfino la pigrizia di vivere” aggiunge quando – il volto poggiato sulla mano, il gomito inchiodato all'avambraccio di una poltrona – lo scorge “dormire come una talpa nella tana”.

La misera nobiltà di recitare

Peppeniello
Lo spazio sembra una caverna in penombra, il posto semisgombro nel quale tornerà l'eco di una storia – Miseria e nobiltà – recitata la prima volta il 7 gennaio 1887 al Teatro del Fondo. Ecco, un fondo al posto di un fondale o, se preferite, “una camera squallidissima”: come indica la prima didascalia. Aguzzando la vista intravedo una scala da elettricista, del cordame, un baule di legno che sotto ha le rotelle, un bidone (servirà da seduta) e un tavolo scuro, anch'esso di legno. Sulla destra una tubatura arancione: rimanenza dell'interno-casa previsto da Scarpetta, emblema forse di un impianto idrico che non funziona per cui – citiamolo il testo – “iammo a tira' l'acqua a lu palazzo derimpetto”. A centro del palco “un piccolo braciere col fuoco spento”.

Il silenzio degli innocenti

L'entusiasmo
In un'intervista rilasciata a Fabrizio Coscia su Il Mattino Luca De Fusco il 1° marzo (cioè il giorno seguente la nomina di Filippo Patroni Griffi a presidente dello Stabile di Napoli; avvenuta a rischio commissariamento in atto e dopo un durissimo conflitto istituzionale tra Regione e Comune) cita Shakespeare, afferma di essere una persona abituata “a lavorare su programmazioni con largo anticipo” ed espone i risultati della sua direzione.

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il Pickwick

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