“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Cinema

Cinema La sala delle immagini

«Nel buio un fascio di pulviscolo bianco si diresse al telo dinnanzi: si generarono immagini. Apparvero donne e uomini in strade mai viste e guglie, ciminiere, ponti, campanili tra case. Apparvero mondi, apparvero storie».

Anche quest’anno mi sono concessa un weekend in solitaria, di cui necessito periodicamente quasi si trattasse di un check-up completo, e non l’ho fatto di certo chiudendomi tra le mura amiche ma, badate bene, mi sono imbarcata per l’XI edizione dell’Ischia Film Festival.

Thursday, 04 July 2013 02:00

Empire o dell'Arte

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Che cos’è l’Arte? Senza soffermarci troppo nei dettagli delle teorie antiche e moderne in merito, cosa che dilungherebbe troppo la trattazione di questo scritto, possiamo sintetizzare dicendo che, se per gli oggettivisti antichi il senso ontologico dell’arte è da ricercare nella relazione immanente tra estetica ed opera, per i soggettivisti moderni l’essenza artistica è una valutazione tutta umana, e quindi scevra da canoni ben precisi di uno standard estetico.

Quando parliamo di New Hollywood dobbiamo saper contestualizzare. Considerato uno dei più importanti movimenti cinematografici, la New Hollywood (o Hollywood Renaissance, come fu in seguito definita) è stata in realtà una corrente che ha abbracciato un lasso di tempo piuttosto vasto e ricco di mutamenti che va dagli anni Sessanta agli Ottanta. Ci sovvengono, a proposito di esso, alcuni registi ormai oggetto di culto e di tale statura da aver mutato l’immaginario collettivo: Scorsese, De Palma, Coppola, Spielberg, Lucas, Altman. Ma l’America sul piano cinematografico non ha attraversato solo questa rinascita estemporanea, possiamo anzi sostenere che essa si pone, a prescindere dagli esiti, in continuo “rinascimento”: c’è una fioritura di generi, costante, dettata da leggi di mercato, botteghini, prestigio e tanti tanti soldi. Non dobbiamo mai dimenticare che in America il cinema è industria e dunque, come per ogni industria che si rispetti, si tratta pur sempre di creare un prodotto che soddisfi il cliente.

Tuesday, 18 June 2013 22:56

Dio perdona, Edipo no

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È stata presentata all’ultimo Festival di Cannes – attesa dai critici e dai fan che ancora ricordano Drive (diventato un vero e proprio fenomeno di culto) – l’ultima fatica del regista danese Nicolas Winding Refn: Solo Dio perdona (Only God Forgives). In mezzo a tali aspettative, per alcuni disattese, questo film si discosta in maniera oggettiva da Drive su molti aspetti: se si parla di perdono quindi, molti degli estimatori del regista non gli avranno di certo perdonato questo scivolone.

Eppure Solo Dio perdona non è da considerarsi un flop né un film qualitativamente inferiore. Dimentichiamo l’eroe solitario e silenzioso di Drive, che sacrifica se stesso per una causa più grande, ed entriamo in un mondo dove i protagonisti rappresentano la miseria dell’uomo nel senso più profondo e morale del termine: qui si parla di vendetta e di Edipo, con tanto di complesso al seguito.

Se la conquista (o sconfitta) definitiva del Novecento è stata quella di consegnare al dominio dell’uomo l’essenza del male, collocando tutto ciò che è malvagio sotto la sfera del naturale (e quindi dell’umano) rendendolo accettabile oltre il positivismo, Dreyer fa un salto indietro e torna a trattare l’esistenza del male come un qualcosa di originariamente trascendente. La mitologia giudaico-cristiana offre terreno fertile per tale allegoria.

Roma. Capitale delle contraddizioni. Di giorno simulacro di grazia e beatitudine, di notte rumorosa e volgarmente coatta. Sulle terrazze borghesi e presuntuose di una città che appare indifferente e calamitante, si consumano feste pacchiane che riflettono e riempiono il vuoto dei personaggi in perpetua agitazione sotto lo sguardo assuefatto e distaccato di Jep Gambardella.

Saturday, 08 June 2013 02:00

Fantasmi a Roma

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Geppino (detto Jep) Gambardella è un giornalista napoletano che conduce a Roma un’esistenza agiata circondato da borghesi altolocati. Il film inizia con la scena della festa per i suoi sessantacinque anni tenuta nella terrazza di casa sua, tra tecno commerciale, cocktail, trenini, abiti eleganti, tutti elementi che definiscono il milieu naturale del Nostro, che per sua stessa ammissione ha, tra le sue massime aspirazioni, quella di non limitarsi ad organizzare le feste migliori, ma a distruggere quelle degli altri, a farle insomma impallidire dinanzi alle proprie.

Che Joel e Ethan Coen vadano pazzi per i biopic – talvolta modificati, storpiati, corretti, edulcorati, estremizzati, radicalizzati, deformati – lo sappiamo. Uno di questi è Barton Fink che noi conosciamo con il titolo italiano Barton Fink – È successo a Hollywood.

Wednesday, 29 May 2013 02:00

Ciclo Bergman (contenuti extra) - Tormento

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“Ho il talento d’immaginarmi la maggior parte delle situazioni della vita: lascio agire la mia intuizione, la mia fantasia, i sentimenti giusti fluiscono, danno colori e profondità. Eppure mi manca il mezzo per immaginarmi l’istante della separazione. Siccome non posso né voglio immaginarmi un’altra vita, una sorta di vita dall’altra parte del confine, la prospettiva è agghiacciante. Vengo trasformato da qualcuno in nessuno. Questo nessuno non conserva nemmeno la memoria di un’intimità. Mi sembra di intuire quel che m’aspetta”.

(Ingmar Bergman)

 

“La redazione di Un mondo di marionette è molto rigorosa. Dopo aver scritto la sceneggiatura, cancellai più del venti per cento del dialogo. Quando poi girammo, se ne andò un altro dieci per cento. Il film perciò ha una forma molto compressa: corte sequenze con interventi didascalici alla Brecht che illustrano lo sviluppo dell’azione fino alla catastrofe finale”.

(Ingmar Bergman)

“Ci sono donne così. Rifiutano di essere disturbate dai loro figli. Non vogliono perdere tempo con i loro problemi. Hanno la loro vita, la loro carriera. Tutto il resto non conta. È di una donna così che ho voluto parlare”.

Ingmar Bergman

Due 'Afriche', due progetti di vita, due donne da amare, un’unica città, Castel Volturno, trenta chilometri da Napoli. Ecco cosa unisce, e al contempo separa, Yussouf e Germain, nell’opera prima di Guido Lombardi, premiata a Venezia con il Leone del futuro nel 2011. Là-bas – Educazione criminale, questo il titolo, stringe l’obiettivo della macchina da presa sulle comunità africane della cittadina casertana, alla vigilia della strage del 18 settembre 2008. “Le” comunità, perché quelle che vengono mostrate allo spettatore sono due 'Afriche' contrapposte e in lotta tra loro, che si uniranno solo alla fine del film, quando la bandiera dell’Unione Africana coprirà il corpo nudo di Yussouf.

Wednesday, 01 May 2013 22:51

Mostro ad ogni costo

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Undicesimo e ultimo appuntamento per la rassegna Visioni tenutasi al Cinema Partenio di Avellino. Questo mercoledì è stata la volta dell’ultimo lavoro di Thomas Vinterberg, il regista danese cofondatore con Lars Von Trier e altri del manifesto del “cinema puro” Dogma ’95, concretizzatosi in un ristretto numero di pellicole (realizzate anche in altri Paesi europei) e dall’eredità scarsamente feconda, applicato mai completamente prima di essere accantonato dagli stessi suoi fautori.

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