“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Cinema

Cinema La sala delle immagini

«Nel buio un fascio di pulviscolo bianco si diresse al telo dinnanzi: si generarono immagini. Apparvero donne e uomini in strade mai viste e guglie, ciminiere, ponti, campanili tra case. Apparvero mondi, apparvero storie».

Saturday, 12 April 2014 00:00

Mimmo Borrelli, un Ulisse flegreo

Written by

Un documentario fra vita reale e teatro. Questo è ‘A Sciaveca. Un documentario fra la vita e il teatro di Mimmo Borrelli. Un documentario che mostra – senza alcuna pretesa didascalica di dimostrare – quanto e come vita reale e teatro di Mimmo Borrelli s’intridano reciprocamente.
Il titolo è pari pari quello di un testo teatrale dello stesso Borrelli, ed è testo che fa da dorsale alla narrazione filmica, bipartita su due livelli: Mimmo Borrelli nei luoghi di Mimmo Borrelli ed il teatro di Mimmo Borrelli raccontato per immagini da Paolo Boriani, narrato dalla voce di Mimmo Borrelli.

Wednesday, 09 April 2014 00:00

Save a Prayer

Written by

Anche quest’anno la rassegna Visioni, curata dal Centro Donna in collaborazione con i Quaderni di Cinemasud, offre una panoramica dei titoli più interessanti dell’attuale stagione cinematografica che però non hanno goduto di un’adeguata distribuzione. Da metà febbraio fino ad oggi sono già sette i titoli proposti: questa settimana è la volta di Still Life di Uberto Pasolini.

Sunday, 06 April 2014 00:00

Non sempre il genio domina il caos

Written by

Quando un uomo diventa famoso ci si chiede sempre da dove sia partito. Conoscere la gavetta che ognuno si porta alle spalle, fatta di resistenze e sacrifici, di rifiuti, di momenti in cui tutto sembrava perduto, di sconforto, ambizione, pazienza, voglia di vincere, ci serve a giustificare un percorso e a rassicurarci. Ci piace poter osservare che quell’uomo non abbia avuto la strada spianata e che quindi meriti di aver riscosso successo. Con Yves Saint Laurent, purtroppo, il discorso è un po’ diverso.

Quel che vi presentiamo oggi è un prodotto lucidamente brillo (come chi vi scrive), perfetta simbiosi tra quel che dovrebbe e non dovrebbe essere. Siamo all’apice di quello che questa modesta rubrica si è prefissa di fare sin dall’inizio. Raccontare l’altro cinema, spesso attraverso il disgusto, o tramite l’introspezione più sperimentale. Ebbene, Holocaust Party sintetizza alla perfezione questo ibrido di genio e bruttezza. Il bello lascia lo spazio al “non so che” di leibniziana memoria. Un’indeterminazione ricca di contenuti, pregna di essenze ontologicamente folgoranti e, a tratti, folgorate. Inutile girarci intorno, stiamo parlando di quel fenomeno che è Andrea Diprè, personaggio che ormai sembra non conoscere più limiti, così come il suo dipreismo profetizza da tempo.

Tanti, troppi film da vedere nelle sale nell’ultimo periodo e poco tempo per farlo: Her, 12 Anni schiavo riproposto dopo la vittoria della statuetta alla scorsa edizione degli Oscar, tutta una sfilza di film italiani più o meno interessanti, eppure, la mia recondita voglia di sano trash e blockbuster, mi ha condotta verso altri lidi, anzi altri imperi è il caso di dire.

Sunday, 23 March 2014 00:00

Tragedia in blu

Written by

Jasmine ha gli occhi blu come il freddo cielo d'inverno, aperti sul vuoto dei suoi pensieri mentre ripete tra sé frasi spezzate, riferimenti a una vita ormai aliena e distante. Chiunque la incontri – non si può sbagliare – ne avrà l'impressione contrastante di donna raffinata ormai in deriva emotiva: aveva un marito, Jasmine, ricco e affascinante, che ogni suo desiderio inverava: lei lo sapeva – sì lo sapeva anche se civettuola altrove guardava – che tutti quei soldi non erano trasparenti, limpidi come i suoi occhi blu, ma a lei non importava, perché quei soldi si trasformavano in vestiti, viaggi, feste... ogni tanto, ancor oggi che lui s'è impiccato in galera, ancor oggi tornano i ricordi, a brandelli, e prima quelli belli, dorati e fragili, poi quelli brutti sempre più cupi, sempre più neri.

Oggi vi parliamo di un lavoro complesso, opera del regista e artista americano Matthew Barney. Innanzitutto, chiariamo che non siamo impazziti (al massimo c’è un po’ d’alcool nelle vene). I titoli si riferiscono al quarto ed al primo capitolo della serie, ma non perché abbiamo dimenticato gli altri, semplicemente perché sono i primi due. Ebbene sì, l’opera Cremaster Circle è composta da cinque film, il primo è appunto Cremaster 4, seguono poi Cremaster 1, Cremaster 5, Cremaster 2 e Cremaster 3. Trattasi di una produzione colossale, opera art video che ha fatto incetta di premi in giro per il mondo.

Come ogni fiaba che si rispetti anche questa comincia con "c'era una volta...": Francia, 1810. Un ricco mercante e i suoi figli cadono in disgrazia, dopo che le loro navi mercantili naufragano cariche di tesori. La famiglia, dopo aver trascorso del tempo in campagna, vede uno spiraglio di luce quando una delle navi viene ritrovata. Il padre parte quindi per riscattare i propri beni, ma il contenuto della nave viene confiscato. L'uomo, distrutto e ancora in rovina, perde la strada del ritorno durante una tempesta: trova rifugio in un castello che sembrava abbandonato, ma al cui interno lo attendono non solo una tavola imbandita ma anche quasi tutti gli oggetti richiesti dalla figlie prima della sua partenza.

Saturday, 01 March 2014 00:00

Un artefice filmico

Written by

In un’atmosfera insolita per un convegno, scevra dal paludato pontificare ex catherda, si rendeva omaggio alla figura di Eduardo De Filippo. Occasione d’incontro e di dibattito, nello specifico, era il Sik-Sik riportato in scena nel corso della attuale stagione teatrale e che si avvale, grazie ad una registrazione audio “di contrabbando” (ovvero effettuata senza il consenso di Eduardo), di una rappresentazione eduardiana del Sik-Sik, appunto, andato in scena al Teatro San Ferdinando nel 1979 e la cui copia audio è stata gelosamente custodita da Giulio Baffi per un trentennio e più per poi essere messa a disposizione come documento unico di una messinscena che differiva dalla partitura originaria.

Friday, 28 February 2014 00:00

L’omofobia e la malattia: "Dallas Buyers Club"

Written by

“A volte mi sembra di lottare per una vita che non avrò tempo di vivere”

Texas, patria dei machi cowboy americani. Siamo tra il 1985 e il 1988 e la trama di Dallas Buyes Club è ispirata ad un storia vera: il rude Ron Woodroof (Matthew McConaughey) conduce una vita sregolata a base di alcool, droga e sesso; proprio a causa di un rapporto sessuale non protetto con una tossicodipendente contrae l'HIV e gli vengono dati trenta giorni di vita. La presa di coscienza del protagonista nel non avere realmente un domani a causa della contrazione del virus apre un calvario di medicinali poco testati e molto inefficaci, fino all'estrema soluzione di sconfinare in Messico alla ricerca di cure alternative.

Ritratto di famiglia in un interno – un claustrofobico violento volgare interno – è questo rumeno Il caso Kerenes di Calin Peter Netzer, meritato Orso d'Oro al Festival di Berlino dell’anno scorso. Appartiene all'alta classe rumena contemporanea, la famiglia Kerenes, composta di medici, architetti, sceneggiatori, uomini e donne (ancora) di potere nella Romania di oggi che continua a confrontarsi, come irrisolto trauma della crescita – come distopico parto (cui allude probabilmente il titolo originale Pozitia Copilului, che potremmo tradurre "presentazione fetale") – con i fantasmi di un passato che non si nomina mai, cui non si fa mai allusione, che in apparenza potrebbe perfino non esser mai esistito, ma che ritorna persiste imbeve di sé situazioni vicende sentimenti, il passato del potere impassibilmente crudele e amorevolmente feroce di Ceaușescu.

Thursday, 20 February 2014 00:00

La tournée di una compagnia

Written by

È difficile esprimere concetti significativi, che dicano davvero qualcosa, che riempiano la pagina comunicando una o più immagini che varranno la lettura dell’articolo.
Questa è la sensazione di chi scrive, ora. Poiché chi scrive ora è confuso, come annebbiato, preso da mille e una sensazioni diverse che nascono dall’unione tra la pratica dell’osservazione teatrale, dalla scrittura sugli spettacoli visti, dalla visione di questo film sulla Trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni, per la regia di Toni Servillo. Cinema, teatro, teatro in forma di cinema, cinema sul teatro, cinema con la profondità del teatro, teatro che corre alla velocità del cinema. È difficile.

Thursday, 13 February 2014 00:00

Belle & Sébastien. La leggenda del demone bianco

Written by

I più non andranno in questi giorni ad affollare le sale cinematografiche in quanto lettori della raccolta di novelle francesi di Cécile Aubry, lo faranno invece − probabilmente servendosi dell’alibi della prole da accompagnare (prole che si è riscontrato essere alquanto titubante, se non, come nel mio caso, chiaramente recalcitrante in quanto del tutto ignara di chi diavolo fossero Belle e Sébastien, e d’altra parte nessuna Winx e nessun moderno supereroe possiede nomi così ‘superati’) − perché non si sono persi una sola puntata del bellissimo anime giapponese trasmesso da Italia 1 dal 1981.

Tuesday, 11 February 2014 00:00

Martin Scorsese 04: Re per una notte

Written by

Cosa sareste disposti a fare per diventare famosi? Fino a che punto sareste disposti a sacrificarvi per ottenere il successo? Rupert Pupkin è un uomo brillante. Carismatico, affascinante, e dotato di una certa dialettica, il protagonista misconosciuto di questa storia è accecato dal desiderio di diventare un comico di successo. Dopo un incontro insoddisfacente con Jerry Langford, il conduttore di un’osannata serie tv, comincia a tartassarlo ossessivamente.

il Pickwick

Sostieni


Facebook