"In fondo, tutto è una farsa".
"Per questo io solo m'ero salvato, e nessun altro, dalla falcidia: per rendere testimonianza, se non delazione, d'una retorica e d'una pietà".
"C'è il cielo. C'è l'acqua, ci sono le radici. C'è la religione, c'è la materia, c'è la casa. Ci sono le api, ci sono le magnolie, gli animali, il fuoco. C'è la città, c'è la temperatura dell'aria che cambia nel respiro. C'è la luce, ci sono i corpi, gli organi, il pane. Ci sono gli anni, le molecole, c'è il sangue: e ci sono i cani, le stelle, i rampicanti. E c'è la fame. I nomi. Ci sono i nomi. Ci sono io".
"Si è verificato l'abbandono della redazione e l'insediamento nei teatri. I critici sono diventati − sempre più spesso − direttori artistici, consulenti, dramaturg, perdendo di vista i lettori e schierandosi a fianco degli artisti".
"Un mattino, preso dal desiderio di fare una passeggiata, mi misi il cappello in testa, lasciai il mio scrittoio o stanza degli spiriti e discesi in fretta le scale, diretto in strada...".
"Un'opera d'arte è un angolo della creazione visto attraverso un temperamento".
"Quel martedì mi svegliai nello smorto evanescente attimo in cui la notte vera e propria è ormai finita e l'alba non riesce ancora a farsi strada. Destato di soprassalto, stavo già per precipitarmi in taxi alla stazione pensando di dover partire. Mi ci volle un minuto buono per rendermi conto che nessun treno, ahimé, mi aspettava alla stazione, e che non era quella la mia ora".
" ".
Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare, osserva.
Il lavoro critico è uno scavo nella memoria, è un'azione che vuol portare alla luce qualcosa, rispetto ad altro che deve (o che semplicemente può) rimanere nell'ombra. La critica ha a che fare con l'oscurità, e dunque con il disvelamento. La critica è nell'ombra (seduta nel buio della platea) e si confronta con l'ombra.