“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 19 January 2014 00:00

La favola rossa e nera

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Il Re ride, di Luisa Guarro, è al Nuovo Teatro Sanità. Il teatro è una recente “invenzione” nel quartiere della Sanità, dove Padre Loffredo ha deciso di creare spazi per rivalutare la zona e soprattutto impegnare culturalmente e civilmente i ragazzi che ci vivono. All’uscita dell’ascensore che da Corso Amedeo di Savoia arriva fino alla Chiesa di Santa Maria alla Sanità, ho sentito di stare per entrare in un “mare di energia colorata”, molto, molto potente.

E che dire poi della bellezza e della particolarità di quelle strade e dell’atmosfera intima che si respira, senza timore e paure?
Lo spettacolo della giovane regista è stato definito “una favola dark”: bella considerazione. Prendere una favola, un mythos, un topos del patrimonio favolistico-fantastico europeo e calarlo in un’ambientazione “alternativa”, “dark” appunto. Tre sono gli attori che si dividono i ruoli, tutti eccellenti. La storia è quella del momento di assegnazione del trono da parte di un re ad uno solo dei suoi due figli. I ragazzi, due fratelli apparentemente molto complici, devono compiere un’impresa che li porterà a separarsi del tutto. Chi dei due otterrà la corona regale? Chi riuscirà a prendere la piuma argentea dell’Uccello Grifone nei boschi delle terre del nord.
Ecco che cominciano le cavalcate eroiche e qui gli attori ci descrivono le azioni con movimenti coreografici divertenti e molto esplicativi, tra clownerie e teatro-danza. I loro corpi molto sciolti e flessibili ai movimenti che eseguono. Sono due eroi greci, sono due personaggi delle favole: gli immaginari hanno orizzonti plurimi e lontani.
Nella favola, tra alternanze di momenti musicali accompagnati da Tom Waits e Nick Cave, vince il bene ed il puro. Infatti il fratello ucciso per il trono riesce a rivelarsi ad un boscaiolo ed a raccontare la sua storia. Ma, la denuncia della favola è proprio nella rivelazione contraria del reale, infatti, i due fratelli partono da tali, ma si rivelano rivali, facendo crollare le leggi umane della fratellanza e della legittimazione del potere. Non sarà, infatti, il fratello che ha incontrato l’Uccello Grifone e di cui ha preso la piuma argentea ad ottenere per legittimità ed eroicità il regno, ma sarà il fratello invidioso, ladro ed omicida a salire sul trono. Il rimorso interiore, però, non tarderà a manifestarsi, in quanto, il finto discendente al trono finisce per processarsi da solo, ammettendo di aver commesso l’omicidio fratricida. Interessante, infatti, la scena del tribunale interiore che inquadra il rivelarsi dell’inconscio dell’uomo macchiato di colpa, che non può scampare alla chiarezza ed alla verità nei confronti di se stesso.
Ecco che una favola ci ricorda come dovrebbe funzionare la realtà e come non sempre ciò accade e sono sempre il teatro ed il mito i modelli che possono condurre ad una purificazione interiore. Le luci, i vestiti ed il trucco che indossano gli attori sono molto divertenti, tra ironia e tragicità. I volti bianchi con il naso rosso sono la rappresentazione della cruda ironia dei clown ed il nero dei vestiti è il presagio del tragico.
La scelta di una scenografia essenziale l’ho molto apprezzata: il trono, che simboleggia il finto-statico simbolo della forza, due alberi che conducono nel fitto bosco ed il retro del trono che raffigura la casa dalle prospettive falsate.
La prima scena, in cui maschere con candelabri e torte regali danzano intorno al trono del re sono i presagi della storia che sta per compiersi ed inquadrano una vicenda tra oscurità e luce, tra comico e tragico. Ecco che anche l’influsso del mythos e della tragedia greca sono molto presenti nel testo della Guarro.
La scena finale è un’altra costruzione coreografica interessante, in cui il boscaiolo demolisce la casa regale, la fa andare in frantumi, come un deus ex machina che, dall’esterno dei fatti, propone una soluzione di liberazione catartica. Il boscaiolo, infatti, sarà il portavoce della storia, colui che vuole distruggere per ricostruire all’insegna dei giusti valori della vita.

 

 

 

 

 

Il re ride
scritto e diretto da 
Luisa Guarro
con Francesco Campanile, Luca Di Tommaso, Luca Gallone
disegno luci  Paco Summonte
costumi  Federica Del Guadio
datore luci  Alessandro Messina
Napoli, Nuovo Teatro Sanità, 16 gennaio 2014
in scena 15 e 16 gennaio 2014

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