“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

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Wednesday, 15 January 2014 00:00

E se Romeo amasse Ofelia?

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È bello essere sorpresi, colti alla sprovvista. Sedersi nel foyer del Te.Co. e considerare che l’idea di spargere di fogli scritti il pavimento, per quanto possa creare un’atmosfera da laboratorio, da luogo in cui si crea, in realtà fa apparire il teatro troppo disordinato. Scoprire, invece, che siamo già in un luogo dello spettacolo, che è è stato Puck, folletto venuto fuori da un sogno di una notte di mezza estate, a pasticciare e spargere i fogli al vento. In mezzo a noi spettatori, li raccoglie uno ad uno per rimetterli insieme. Ci fa spostare, ci fa alzare da dove siamo seduti, ci sbuffa in faccia ma il guaio è fatto. Le pagine delle opere di Shakespeare si sono mischiate, le tragedie e le commedie sono confuse, i personaggi mescolati gli uni agli altri.

Questo Puck che è una ragazza un po’ punk, con il giubbotto di pelle e gli anfibi, è il fulcro dello spettacolo di Francesca Florio. Non solo è l’artefice del guaio, il pretesto che dà vita alla nuova storia, ne è anche lo spettatore più curioso. È la musica che sottolinea i momenti chiave e più intensi cantando nel silenzio. È l’unico effetto speciale della luce, grazie allo scintillio delle paillettes che ha sulla maglietta e sulla bandana. Nessun apparato scenografico a parte una scala, ricoperta di tulle nero, aperta al centro del palco. Funge da balcone, da nascondiglio, da fiume per i personaggi. Nove in tutto. Oltre a Puck ci sono quattro coppie celebri del teatro shakespeariano: Romeo e Giulietta, Amleto e Ofelia, Otello e Desdemona, Caterina e Petruccio. L’idea di giocare con questi classici del teatro mischiando le carte è già carina di per sé, l’ottima riuscita sul palco grazie al buon lavoro degli attori e della stessa regista è stata una piacevole sorpresa.
Per la prima volta Ofelia ha potuto ascoltare una dichiarazione d’amore perfetta. Peccato che a fargliela fosse Romeo e non il suo amato Amleto, che si è ritrovato a duellare con Otello, amato follemente da Caterina per un incanto di Puck, che ha rubato a Desdemona il fazzoletto ritrovato da Petruccio mentre Giulietta cercava di far tornare il buonumore ad Ofelia portandola in discoteca.
La scelta registica è stata quella di concentrarsi esclusivamente sui rapporti amorosi e sugli equilibri di coppia, alleggerendo di molto il peso delle storie originali. I personaggi sono sospesi nel tempo e nello spazio, nel luogo nuovo creato dal caos delle pagine. Spostati dalla loro dimensione e a contatto con l’interlocutore sbagliato, sono capaci di provocare le nostre risate pur pronunciando, in massima parte, le parole che per loro ha scritto Shakespeare. Basta qualche frase in più e in un linguaggio più moderno, l’occhiata giusta, il gesto appropriato e il personaggio serio diventa un tipo. Molto divertente risulta, ad esempio, l’incontro tra Amleto e Romeo, tra il depresso con barba e capelli lunghi e il fidanzatino d’Italia, che ha il maglioncino rosa annodato intorno al collo.
Questo fino a che non si realizza la tragedia.
Non c’è nello spettacolo una vera e propria interruzione ma l’impossibilità di scampare al proprio destino, pur avendo smosso la storia, pur avendola shakerata, crea una divisione tra una prima e una seconda parte. Tanto divertente è stato l’inizio, tanto intenso è il finale in cui Ofelia non si salva dalla caduta nel fiume, né tantomeno Otello sceglie di non uccidere Desdemona. Romeo e Giulietta si suicidano l’una sull’altro e Amleto e Otello muoiono in duello. Ora l’interpretazione degli attori è emozionante e la canzone intonata da Puck mette i brividi. Quasi si trattasse di due spettacoli distinti. Restano vivi gli unici due personaggi da commedia. Per loro, che non hanno un destino dal quale non riescono a scappare, potrebbe esserci un finale differente: Caterina non sembra del tutto domata da Petruccio.
Pur nella povertà degli elementi scenici, nella semplicità della realizzazione, Francesca Florio e la compagnia de “I sinonimi e i contrari” ci hanno offerto uno spettacolo molto carino e ci hanno fatto vivere una serata piacevole. Il pubblico ha riso e sorriso e allo stesso tempo si è emozionato e ha trattenuto il fiato. Il doppio pregio di questo lavoro è che chi conosce le quattro opere del Bardo può divertirsi a scoprire i cambi, le aggiunte, le battute intrecciate ma allo stesso tempo godersi una storia lineare che le ingloba tutte. Chi, invece, si trova al cospetto di Shakespeare per la prima volta, non si sente discriminato. La simpatia e i colori con i quali lo spettacolo è presentato incuriosiscono e fanno scaturire la voglia di colmare quel vuoto che è tutto intorno ai personaggi e annullare la distanza tra la prima e la seconda parte della messinscena attraverso la sistemazione di quei fogli volati via, attraverso il libro, che magari più di uno avrà avuto voglia di aprire.

 

 

 

 

 

Shakescene
da
William Shakespeare
testo e regia
Francesca Florio
con 
Tiziana Bozzacco, Ramona Gargano, Emanuele Guzzardi, Alessia Paladino, Eugenio Tiberi
lingua
italiano
durata
1h 10'
Napoli, Te.Co. – Teatro di Contrabbando, 11 gennaio 2014
in scena
dal 9 al 12 gennaio 2014

il Pickwick

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