Print this page
Wednesday, 18 December 2013 00:00

La fame vien leggendo

Written by 

“Poscia, più che 'l dolor, poté 'l digiuno”. Scriveva Dante. Quanto Basta è il titolo del reading-concerto diretto e recitato da Lucio Allocca, in cui tenta di sfamare il digiuno, sì, ma quello culturale, di un’epoca, la nostra, in cui il rischio è di restare a mente vuota più che a stomaco vuoto: “Non vogliamo tanto, ma Quanto Basta per ridare dignità alla nostra esistenza. Siamo assediati da trasmissioni televisive in cui il cibo è ridotto a una competizione sterile, e ho avuto fame di dignità. Il cibo è cultura, è storia, si può conoscere il passato di un popolo attraverso la tradizione gastronomica, più che da una cattedrale, come direbbe Lorca”.

Questo, dunque, il conatus vorace della selezione dei testi fatta da Lucio Allocca, per essere dispiegato il 13 e 14 dicembre 2013 presso lo storico Palazzo de' Liguoro di Napoli. Come sempre, con lui, i suoi preziosi collaboratori Lello Ferraro e Antonio Chioccarelli.

Laudato si’ mi’ signore per sor aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’ mi signore per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte
Laudato si’ mi’ signore per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa...

Terra, acqua e fuoco sono i tre elementi “magici” per il cibo, la scelta di iniziare con questo estratto del Cantico delle Creature, ribalta subito il senso inflazionato dell’odierno consumismo culinario e introduce lo spettatore in una dimensione di sacralità.
L’Ode al pane di Pablo Neruda apre il nostro banchetto dell’anima, perché il pane è, per tutti i popoli, momento di condivisione semplice della vita. Il giorno più bello della storia, si sa, è per Gianni Rodari un giorno senza fame, in cui è possibile “cuocere un pane così grande da sfamare tutta, tutta la gente”.
E l’olio buono? Senza olio buono sull’insalata è come stare insieme senza una risata! Simbolo della pace per eccellenza è, infatti, l’ulivo. L’Ode all’Olio di Neruda è accompagnata musicalmente, come molti altri pezzi, in cui una chitarra classica, un chitarrino, una tammorra muta, un tamburello e una grande voce dello spirito, accompagnano la performance che attraverso il nutrimento unisce gli uomini, perché “ci sono sillabe di olio”, e non soltanto il vino canta, anche l’olio canta “vive in noi con la sua luce matura e tra i beni della terra io seleziono, olio, la tua inesauribile pace”. Veramente suggestiva l’interpretazione in lingua spagnola di Lello Ferraro.
Una vera e propria lezione di sommelier è la novella del 1616 di Gian Battista Della Porta, in cui si evidenzia tutta la “battaglia delle membra che vogliono gustarlo”, con gran brama la lettura spiega come in alcuni casi in una cantina gli intenditori sanno che “Non sono questi vini da bersi subito, ma almeno da fari un po’ l’amore, bagnarsi la lingua e il palato e succhiarlo poco a poco e non traboccarlo giù nel ventre come fosse una medicina”. Musica creata ad hoc, e amore per chi sa gustare il gesto di chi non vuol perdere una goccia per brindare “alla vita chiunque tu sia!”.
La bibliografia ragionata su cui si regge l’evento ha tenuto presente anche testi di storia dei popoli quali Si fa presto a dire cotto. Un antropologo in cucina e Non tutto fa brodo di Marino Niola, del resto se Colombo non avesse fatto il viaggio, ci sarebbe un mondo senza pomodori!
La filastrocca delle cento frittate di una vecchia edizione dello Zecchino d’Oro è cantata in onore dell’uovo, elemento filosofico per eccellenza, simbolo della vita. “Omnia vivunt ex ovo” ("Tutti i viventi nascono dall’uovo") e allora cuocere un uovo sarà una operazione importante e per nulla banale. Addirittura Dumas in un suo romanzo narra la cottura delle uova a pochi passi dalle stufe di Nerone, e proprio mentre l’interesse cresce al punto da sentire la mancanza tra le mani di un “libretto” dove seguire testi e notizie, la riflessione sul “pensate da dove esce… grazie gallina!” fa esplodere la sala in una sana risata.
L’atmosfera si rilassa, del resto siamo a Napoli, città di mare aperta a pietanze, tradizioni e gemellaggi, come quella Genova, che in una ballata di Fabrizio De André vede la zuppa di pesce e le sue svariate ricette, trovare il loro posto nella storia d’Italia e del mondo. Se, infatti, non c’è soffritto che si rispetti, senza di lei, la cipolla, dolcemente elogiata “sulla mensa della povera gente” da Neruda, è pur vero che poco ha a che vedere col pesce, fuori dalla metafora sociale ben narrata nel Matrimonio del Guarracino. Favola cantata, ottocentesca, appartenente alla tradizione della posteggia, arrivata fino a noi oralmente a ritmo di tarantella, nel caso specifico è stata trasmessa da una signora di ottantotto anni, figlia di pescatori di Mergellina. Sono i pesci di cui nessuno ricorda il nome “il quarto stato del mare”, strato sociale in cui ancora vale che l’unione fa la forza, tutti insieme gli ultimi diventano primi,

“… P’o spusalizio ce fuje mmitato 
‘o scuorfano ‘o ciefalo e ‘o pesce spada 
alici e sarde a meliune 
anguille murene e capitune 
merluzze spinule e purpetielle 
treglie mazzune e cecenielle 
aurate dentece e calamare 
e ‘o delfino facette ‘o cumpare…“

Non poteva mancare 'Na tazzulella 'e cafè di Pino Daniele e una degustazione di liquore. A Palazzo de' Liguoro digiuni non si resta, né nella mente né nello stomaco. Il reading, si sa, è un evento a doppio taglio, l’atmosfera dipende dal pubblico, e l’attenzione resta un processo selettivo naturale, che andrebbe sostenuto con maggiori respiri, e supporti cartacei. Come dessert l’attesa positiva del prossimo lavoro di Lucio Allocca.

Ode all’arancia che a sua somiglianza fu fatto il mondo…

“... A semejanza tuya,
a tu imagen,
naranja,
se hizo el mundo:
redondo el sol, rodeado
por cascaras de fuego:
la noche consteló con azahares
su rumbo y su navio.
Así fue y así fuimos,
oh tierra,
descubriéndote,
planeta anaranjado.
Somos los rayos de una sola rueda
divididos
como lingotes de oro
y alcanzando con trenes y con ríos
la insólita unidad de la naranja”.


(A somiglianza tua,
a tua immagine,
arancia,
si fece il mondo:
rotondo il sole, circondato
per spaccarsi di fuoco:
la notte costellò con zagare
la sua rotta e la sua nave.
Così fu e così fummo,
oh terra,
scoprendoti,
pianeta arancione.
Siamo i raggi di una sola ruota
divisi
come lingotti d’oro
e raggiungiamo con treni e con fiumi
l’insolita unità dell’arancia.)

 

 

 

Q.B. Quanto Basta
di Lucio Allocca
con Lucio Allocca (voce recitante), Lello Ferraro (chitarra e canto), Antonio Chioccarelli (chitarra)
Napoli, Palazzo de' Liguoro, 14 dicembre 2013
in scena 13 e 14 dicembre 2013

Latest from Anita Laudando

Related items