“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 07 December 2013 01:00

La Belle Époque. Da Boldini a De Nittis

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Nel 1867 Giovanni Boldini giunge en touriste a Parigi, considerata come un forte polo di attrazione da un gran numero di artisti europei desiderosi di conoscere lo splendore della Ville Lumière. Boldini, come altri artisti italiani − tra i quali ricordiamo De Nittis e Modigliani − rimane folgorato dell’irresistibile charme della città, dai suoi caffè, dalle sue luci serali, dai suoi cabaret − mirabilmente immortalati da Toulouse-Lautrec − dalla sua frenetica ed elegante mondanità.

La città è in gran fermento, soprattutto dal punto di vista artistico: nel 1863 c’è stato il Salon des refusés in cui sono state ospitate tutte quelle opere rifiutate dal Salon ufficiale dell’Accademia, ed è qui che ha avuto inizio l’Impressionismo.
Gli ultimi decenni del XIX secolo sono gli anni della cosiddetta Belle Époque connotati da un vigoroso sviluppo economico e tecnologico, dalla profonda fede nel progresso e nelle possibilità dell’uomo. De Nittis, anch’egli giunto a Parigi nel 1867, scrive entusiasta al suo amico pittore e scultore Cecioni:
“Sì, Adriano, qui v’è progresso e questo popolo n’è fanatico; e per questo precisamente fa molte e molte cose.[...] La vita qui, quanto, ma quanto è interessante! Tutti noi, che siamo da lontano, siamo convinti della leggerezza e del continuo e finto modellato che la civiltà ha dato a questo popolo; in modo che per i più annoia; ma perché non andiamo a vederne il fine come è fatto; al contrario al contatto, è una piacevolezza...”.
Artisti come Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Vittorio Matteo Corcos, Antonio Mancini, Ulisse Caputo, Angelo Morbelli, Federico Rossano e Ettore Tito sono stati testimoni di quest’epoca d’oro e hanno immortalato alcuni tra i momenti più luminosi e affascinanti della modernità.
Tra loro, vi sono i protagonisti dell’esposizione privata attualmente visitabile a Milano presso la Galleria Bottegantica: il percorso offre una piccola promenade tra dipinti e disegni nei quali il soggetto dominante è la donna, una donna rappresentata ora come una seducente femme fatale, ora come una fragile e sognante giovane fanciulla. La mostra offre la visione di alcune opere di Boldini, tra le quali La lettera mattutina (1884).
In quest’opera, come in molte altre, Boldini, rendendo indefinito lo sfondo del soggetto, non fa che mettere in piena luce la figura limpida e definita della donna: ella sembra essere colta di sorpresa mentre legge, o scrive, la lettera che tiene con una mano appoggiata sul copriletto rosso. L’uso del rosso in questo caso è molto interessante, è quasi come se Boldini avesse voluto creare un netto contrasto tra la pelle diafana della donna e la parte inferiore del quadro, caratterizzata dalla tonalità rossa, struggente e passionale. I capelli armoniosamente intrecciati, le ciocche che le accarezzano dolcemente il viso, le labbra rosse socchiuse ed, infine, il seno che si intravede sotto il candido vestito, fanno di quest’opera un vero capolavoro di femminilità e seduzione.
Poi l’occhio dell’osservatore si sposta sul quadro immediatamente vicino: Nudo di donna con calze nere. La donna è distesa sul divano, languida, un braccio è delicatamente appoggiato sullo schienale, mentre l’altro sfiora il seno prosperoso; si intravedono un luccichio di braccialetto appena abbozzato e le calze parigine nere. Qui troviamo la stessa pelle candida, la stessa delicatezza del quadro precedente ma la sensualità vi è presentata in modo più sfacciato e disinvolto.
In antitesi a queste due donne vi è poi L’abito elegante (1886) di Vittorio Matteo Corcos. Il soggetto qui raffigurato è una giovane donna, dai lineamenti eterei, e il quadro sembra voler suggerire la sua fragile innocenza. Il colore predominante è l’azzurro − colore pacificante per eccellenza − del velo che le aderisce con leggerezza e trasparenza al corpo e che richiama il colore dei suoi occhi, grandi e profondi. Il mento leggermente inclinato tradisce la sua timidezza, il vestito color avorio con stampe floreali richiama invece ai fiori ch’ella tiene intrecciati tra le mani, tra i quali una margherita, che poggia delicatamente sul polso.
Tra le opere di Giuseppe De Nittis è presente Prima del ballo (1879): quest’opera ritrae uno dei momenti più emblematici della vita mondana parigina: i preparativi prima di una festa. La donna, vista di schiena, riprende le caratteristiche della rappresentazioni precedenti: la pelle chiara e i capelli raccolti; vi è ancora il forte contrasto tra la figura femminile e l’arancione presente nella parte inferiore del dipinto; infine, sullo sfondo, si coglie l’evanescenza di una toeletta dalle veloci pennellate di colore bianco.
Verso la fine dell’esposizione, vi sono alcuni disegni a matita di Boldini dal valore inestimabile come Nudo femminile seduto (1900-1905) e Nudino scattante (1890).
Il primo rappresenta una donna selvaggia, dai capelli arruffati, dallo sguardo penetrante, la posizione è leggermente contorta, la schiena crea una curva liscia ed armoniosa. Ciò nonostante, ella sembra quasi impaurita e non trasmette una particolare sensualità. Invece nel secondo disegno la sensualità è trionfante: la posizione della figura è sinuosa, caratterizzata da curve formose, il braccio è appoggiato dietro le testa e sorregge i capelli raccolti; la donna pare infine, estremamente a suo agio.
Vorrei concludere questo itinerario nell’arte con una citazione tratta da uno studio su Boldini:
“La vita è moto; pur non avendo forse mai sentito la parola ‘dinamica’, Boldini è stato il pittore dinamico per eccellenza. Dinamico non soltanto perché è stato ossessionato dalla realizzazione di ciò che vive e vuol divenire, ma anche perché, fino all'ultimo respiro, ha voluto superare se stesso. Boldini fu il pittore del gesto, diremmo del respiro del gesto, di quel fremito che aleggia attorno ad una mano quando si è appena posata e non si è ancora appesantita nella dimenticanza di se stessa. Nei suoi quadri, il gesto non è posa, è moto, cioè transizione, sì che, pur esprimendo quello che è, esso contiene ancora quello che è stato e già esprime ciò che vuoi divenire. Nessuno ha saputo far star sedute le persone come Boldini. Quando i personaggi dei suoi quadri non hanno una posa di abbandono ed un felice rilassamento dei muscoli, essi vibrano in modo tale che potete immaginare dall’atteggiamento se una persona è appena arrivata, se sta per partire, se conversa senza pensieri, se, pur avendo l’aria di seguire una conversazione, non cerca invece di sedurre altri occhi invisibili che la guardano. Boldini si serve delle forme per realizzare la loro espressione, unico fine che veramente lo interessi”.
(Cardona, Lo studio di Giovanni Boldini, 1937, Milano, edizione rizzoli&c.)


La Belle Époque. Da Boldini a De Nittis
a cura di Enzo Savoia e Stefano Bosi
Milano, Galleria Bottegantica (via Manzoni 45)
Dal 25 Ottobre al 21 Dicembre 2013


NB: le immagini dei quadri provengono dal sito web della Galleria Botteganica: http://www.clponline.it/mostre/la-belle-epoque-da-boldini-de-nittis

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