“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 07 November 2013 01:00

Partitura per uomo solo – Riti e danza alla Limonaia

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Da più di dieci anni Company Blu, associazione culturale e compagnia tersicorea di Sesto Fiorentino, diretta da Alessandro Certini e Charlotte Zerbey, organizza il Festival Dinamiche scomposte presso il Teatro della Limonaia. Il posto è molto interessante, la limonaia di una nobile villa di Sesto, e l’accoglienza artistica ed umana è davvero calorosa. L’edizione di quest’anno è stata aperta dall’assolo di Peter Jasko, uno dei componenti del Collettivo Les Slovaks. Il gruppo slovacco, infatti, è conosciuto per una potente energia ed una ricerca drammaturgica individuale molto marcata, tra il tragico ed il comico, sfruttando al massimo la ricerca di differenti qualità di movimento, in un clima molto giocoso e soprattutto collaborativo, in cui lo spirito del gruppo non viene mai messo da parte. Inoltre il danzatore ha lavorato con Sidi Larbi Cherkaoui e David Zambrano.

Il lavoro di Peter è molto interessante, volto a “giocare” con le dinamiche, i ritmi, gli accenti, lo spazio, le qualità, i gradi di velocità del movimento. Ma a questo, il potente danzatore aggiunge uno studio sulla creazione di un personaggio che parte dalla partitura di se stesso, di com’era prima e com’è adesso. Il pezzo ha titolo Solo 2009 ed io aggiungerei, infatti, che è una partitura per uomo solo. Dico partitura perché il rapporto tra il movimento e la musica (ed in questo caso anche la voce) è un filo conduttore nel lavoro di Peter. Diversità e frammentazione di immagini, differenti stati caratteriali passano attraverso l’intenso e fortemente dinamico movimento di Peter Jasko.
All’inizio, il danzatore è a terra, in un angolo e danza tentando di rialzarsi, le ginocchia, le giunture del corpo, i piedi sono molli, morbidi, passivi, impediscono la possibilità di risollevarsi e sfuggire ad un’accettazione drammatica che viaggia altalenante tra alto e basso, tra le cadute consapevoli e la presa di forza per alzarsi in tranquillità e sicurezza. Il linguaggio corporeo del danzatore si costruisce pian piano ed arriva a livelli davvero toccanti ed apicali, da fiato sospeso.
Cosa starà mai raccontando? La personalità si delinea pian piano, diversi umori si susseguono. La partecipazione intensa dell’espressione del viso del danzatore rendono unico ogni dettaglio.
Sulla scena una sedia, dove Peter, in un momento apparente di pausa, si siede e nell’angolo un microfono con sopra una giacca, che il pubblico ogni tanto, se riesce a distogliere un secondo gli occhi dal danzatore (giusto per un battito di ciglia), osserva e si chiede quale sarà l’evoluzione di questa intensa partitura.
Il respiro, il rumore del corpo servono a Peter per portare avanti la sua sperimentazione.
Ecco che si avvicina al microfono, si mette la giacca e si assoggetta all’amplificatore della voce, sembra stia lì sotto, come sotto la doccia, si lascia scorrere il freddo che sente addosso e parte la voce di un pezzo musicale cantato.
Dopo forte indecisione, con una mimica facciale molto marcata e divertente, il personaggio riesce ad accennare qualche parola di canto, fino ad essere schiacciato da qualcosa (dal ricordo del dolore? Dal silenzio di una richiesta?). Non si sa bene e non è del tutto importante.
Peter riesce a catturare ancora una volta superbamente il pubblico in quella che ormai si è delineata come sua marca coreografica ed espressiva e regala l’ultima danza con una fluidità e sospensione impagabili.


Il secondo spettacolo del Festival Dinamiche scomposte 2013, organizzato da CompanyBlu al Teatro della Limonaia a Sesto Fiorentino (Sesto Tram), è Alberi del danzatore e coreografo Fabrizio Favale.
Lo spettacolo è un lavoro introduttivo ad una tetralogia racchiusa sotto il nome di The Invisible Seasons Traces Experiment, una ricerca sulla resa artistica e corporea dei riti sacri e naturali legati al ciclo delle stagioni attraverso il linguaggio della danza.
I danzatori si ricoprono di vesti come fossero santoni o si svestono e si muovono in danza fluide tra la terra ed il cielo, tensione del movimento verso l'alto e assecondamento della legge di gravità. Sottolineato è il contatto speculare, ma non proprio, con l'altro. Sono sempre due i danzatori in scena ed interagiscono a specchio, pur non riproponendo mai gli stessi identici movimenti, ma bensì influenzandosi l'un l'altro. Ognuno cerca di integrarsi con l'altro e contemporaneamente di sentire l'appartenenza all'universo attraverso il contatto con la dimensione rituale e mistica, dove elementi del visibile e dell'invisibile sono considerati trama ed ordito di una medesima tessitura.
La ricerca coreografica unita alla riscoperta delle radici, dei riti antichi, in cui i popoli si rimettevano alla natura per guarigioni e predizioni, è un lavoro interessante e che soprattutto vuole riavvicinarsi a quello che è l'origine della danza, la danza sacra, religiosa ed occasionale.
Favale si ispira a questo per disegni e geometrie coreografiche contemporanee, nuove strade, nuove possibilità, fisiche e sociali.
All'inizio, sotto lampioncini di luce soffusa, un danzatore è intrappolato in una rete filamentosa e cerca di liberarsi senza mai riuscire a scoprirsi il volto: è una creatura antica, e forse non umana, è un ricordo, un filamento di memoria.
Poi i rituali hanno inizio ed i danzatori a due a due si alternano in danze fluide, intervallate da azioni sceniche teatrali. Diventano alberi, si spogliano, si ricoprono e formano particolari figure dinamiche. Le partiture drammaturgiche sono basate sulla ripetitività di elementi e si vanno via via riempiendo di immaginari collettivi, strumenti musicali del folclore europeo, come campane e bastoncelli, suonati dagli stessi danzatori, travestimenti che rievocano il ciclo delle stagioni.
La solennità, inoltre, è data anche dal'alternanza musica-silenzio, soprattutto nella parte iniziale.
Il palcoscenico del Teatro della Limonaia sembra ritagliato apposta per i loro rituali e per i bravi danzatori della compagnia. 

 

 

 

 

 

Dinamiche scomposte 2013 (Sesto Tram)

Solo 2009
di e con
Peter Jasko
musica Simon Thierrée, Tabant, Josef Vlk, Pëtr Il'ič Čajkovskij
costumi Sebastien Lamy
luci Joris De Bolle
direzione tecnica  Joris De Bolle
produzione Phileas productions, video/editing, Stanislav Dobak, Bara Sigfusdottir
Sesto Fiorentino (FI), Teatro della Limonaia, 2 novembre 2013
in scena 2 novembre 2013 (data unica)

 

Alberi
ideazione, ricerche coreografiche
Fabrizio Favale
musiche originali Teho Teardo
assistente alla coreografia  Andrea Del Bianco
danzatori Jari Boldrini, Andrea Del Bianco, Fabrizio Favale, Stefano Roveda
collaborazioni tecniche Alberto Trebbi
produzione Le Supplici
Sesto Fiorentino (FI), Teatro della Limonaia, 3 novembre 2013
in scena 3 novembre 2013 (data unica)

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