“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 30 September 2013 02:00

"Tutto ciò che è reale è razionale"

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È una piacevole serata d’autunno al centro storico della pulsante città di Napoli, tra studenti dell’università che godono del loro happy hour e bambini che giocano a calcio nella piazza di San Domenico Maggiore. Il concerto di presenze umane è uno spettacolo già di per sé; e tra i colori variopinti del cielo che si prepara alla sera uno strano personaggio in cerca di un tram chiede: “Qualcuno saprebbe dirmi se il 57 passa da qui?”; sapendo che al centro storico è di norma tutto ZTL chiaramente la risposta è che nessuno ne sapeva nulla.

La domanda si perpetua alle persone che come me aspettavano l’inizio dello spettacolo propostoci come itinerante. L’azione scenico-urbana era già cominciata. Il primo dei cinque episodi ha inizio proprio lì e tre personaggi bizzarri cercano di chiamare la Signora Teresa con tentativi vocali al limite di una vera e propria performance canora. Al termine di questo primo sketch veniamo guidati all’interno del complesso di San Domenico Maggiore dalla magica presenza di un sassofonista, Luciano Nini, che ha le parvenze di un pifferaio umile e gentile; all’interno del complesso monumentale prenderanno vita gli altri quattro episodi sempre intervallati da questa marcia di stazione in stazione accompagnata dal suono sensuale del sax. Quest’espediente tecnico-risolutivo che fa da collante tra le scene ha avuto in sé un momento socialmente divertente e rilevante da non poter essere trascurato; mi riferisco allo stupore di un mendicante di strada che suona la fisarmonica nel vedere il seguito umano che accompagnava il magico pifferaio. Ho percepito la sensazionale vibrazione d’animo di quell’uomo che se ne stava a bocca aperta davanti ad un miracolo che lo aveva in un istante abbagliato e reso spettatore incredulo di quel viaggio-spettacolo che come una calamita naturale stava attraendo indirettamente anche coloro che se ne stavano discreti nelle loro abitazioni.
Il pubblico non s’aspetta nulla dall’azione teatrale se non una serie di happening che lo immergono in una dimensione onirica tanto da fargli credere che nulla di ciò che sta accadendo sia appartenente al mondo dei vivi e del reale. Eppure ”tutto ciò che è reale è razionale”; questa frase di matrice hegeliana viene ripetuta a loop da Gennaro Piccirillo durante il secondo episodio, forse a sostegno del fatto che ciò che realmente si stava manifestando come rappresentazione oggettiva fosse razionalmente discernibile e governabile; ma il limite o il vantaggio dello spettatore dimorava proprio in questa bolla spazio-temporale che lo assorbiva, negandogli ogni legge che potesse spiegare cosa stava accadendo nell’istante in cui osservava.
Questo ruolo da “osservatore sociale” del quale viene investito il pubblico, tutt’altro che passivo, lo getta di colpo in uno spazio surreale e dell’assurdo. L’ironia degli interpreti e la loro abilità nel farci sentire parte del trip attribuiscono a tutto il lavoro un gusto popolare e divertito senza rinunciare alla possibilità di utilizzare il teatro come terapia ad alto urto per sensibilizzare, come accade nell’ultimo episodio, su questioni sociali, economiche e politiche. Lo scopo principale della messa in scena è rispettare i luoghi del patrimonio culturale utilizzandone le caratteristiche e le doti immateriali delle quali godono: bellezza, armonia, folklore, suoni urbani o extra-urbani (come il rombare di un aereo che sospende poeticamente l’azione del secondo episodio). Il trio è vincente e nessuna delle tre parti ne viene esclusa per la teoria del triangolo secondo la quale c’è sempre una parte che ne soffre; i ruoli sono bilanciati così come lo sono le emozioni e le azioni: le camminate e le corse nello spazio valorizzano i luoghi e ne esaltano le dimensioni.
Sembra davvero una bella giornata di marzo per il clima fortunato e il tramonto che accompagna l’inizio dello spettacolo-viaggio, ma non siamo di fronte ad una tragedia greca, semmai ad un ben riuscito e dinamico esperimento comico. Al termine di questo percorso sperimentale il pubblico è felice e forse si aspetta che qualcuno gli chieda se sa da dove passa il tram 57. “Tutto ciò che è reale è razionale” sarà l’unica garanzia che assicurerà a ogni attore-spettatore che tutto ciò sia esistito davvero e non sia stato frutto di chissà quale viaggio astrale per la “città senza vento”.

 

 

Estate a Napoli
Una bella giornata di marzo
di
Gennaro Piccirillo
mise en espace Giorgio Fixe
con Gennaro Piccirillo, Caterina Scalaprice, Antonio Capuano
produzione Kairos
scene e costumi Annalisa Ciaramella
suggestioni musicali Luciano Nini
durata 1h 10‘
Napoli, Chiostro di San Domenico Maggiore, 27 settembre 2013
in scena 20, 21, 22, 27 settembre 2013

 

 

 

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