“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 12 September 2013 02:00

Disaccordi di suoni, gesti, parole

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Benevento. Arco del Sacramento. Un fresca serata di inizio settembre. Non più estate e non ancora autunno. Un po’ come le emozioni che suscita il tango. Passione e controllo. Improvvisazione all’interno di una cornice preordinata, un sistema di regole, un canovaccio di passi che la fantasia dei ballerini accende di volta in volta di nuova vita, di inatteso sapore, di imprevedibile brio.

Tristezza. Profondamente triste è la musica del tango, anche nel ritmo allegro e aereo della milonga, che trascina a muovere la testa a ritmo, a scandire il ritmo col piede. Una tristezza che è malinconia, un pensiero triste che però, nonostante tutto, non si vuole staccare dal cuore, anche quando ogni nota struggente della viola sembra strappare via un ricciolo di carne. E mentre l’arco graffia e stride, la fisarmonica amalgama e sublima quella tristezza col suo accento strascinato, con le sue note mobili e infinite. Le note della fisarmonica nel tango scavano solchi nel cuore, rendono ogni sguardo più profondo, ogni respiro un sospiro, ogni abbraccio l’abbraccio. O magari il ricordo dell’abbraccio, di quell’abbraccio. Ogni nota è un’emozione, sottolineata dalla voce, accompagnata dal pianoforte. Ogni nota è un pensiero, è un ricordo, un profumo, un abbraccio. Ogni canzone è un palpito, tre minuti per vivere l’amore, per cementare un microcosmo. Tre minuti per abbandonarsi con fiducia alle braccia dell’altro, far vibrare il cuore col cuore, far corrispondere il passo al passo, la gamba al movimento del torso. Ogni tanda (il giro di danza) è una storia d’amore, vissuta e consumata a partire dallo sguardo dell’invito, e che termina al cessare della musica. O magari no. Magari comincia al cessare della musica. E anche quando l’amore si rivela un’illusione l’intensità di quelle note fa sì che ognuna si porti appresso, come la coda di una cometa, il ricordo di ciò che è stato.
Ricordi, pensieri, desideri, emozioni. La musica de I Fervor de Tango evocava tutto questo. La voce calda, a tratti graffiante, di Giovanna Maria Berruti trasporta la fantasia nella versatilità della sua estensione vocale, materializza un mondo, suscita una folla invisibile di ballerini. Voce e strumenti bastavano a se stessi. E meno male. Perché le scelte recitative e coreografiche erano lungi dal dialogare con quel microcosmo evocativo. Le parole di Neruda, così piene di passione, scivolavano via incolori, come le pagine bianche sul leggio, una dopo l’altra, a commento muto di una musica che non aveva bisogno di altro. Le coreografie di danza moderna, ispirate al tango, in particolare quello da esibizione, non dialogavano con la musica, se non in maniera esteriore. Mancava la condivisione. Mancava l’abbraccio. Mancava il dialogo tra i ballerini. Non alla evocazione della passione. Inganno, passione, teatro. Il tango è teatro, è la rappresentazione di un amore. Il tango è passione. Il tango è inganno. È credere in quella microstoria d’amore. Ma per credere alla favola ci vuole la magia dell’illusione, che non c’era. Per fortuna resta l’eco della musica, la generosità del quartetto che concede ben tre bis, la note malinconiche che si perdono nella notte, evocando altre notti, altri abbracci, altri giri di danza.

 

 

Benevento Città Spettacolo
Tango querido... storie d’amore e di passione
voce
Maura Minicozzi
danza Balletto di Benevento
diretto da Carmen Castiello
musiche I Fervor de Tango
pianoforte Fiorella Berruti
voce Giovanna Maria Berruti
fisarmonica Massimo Castiello
viola Pierluigi Minicozzi
lingua italiano
durata: 1h 40’
Benevento, Arco del Sacramento, 8 settembre 2013
in scena 8 settembre 2013 (data unica)

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