“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Friday, 09 August 2013 02:00

Les boutades de Lubylu – Le ultime ore di Trotsky

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Dopo anni di analisi e di ricerche, sono finalmente riuscito a ricostruire le ultime ore di vita di Lev Trotsky. Come il suo assassino Mercader del Rio entrò indisturbato nella sua casa, quali furono i temi di carattere politico che affrontarono, quale la dinamica dell’efferato omicidio. Dopo oltre settanta anni da quella terribile notte, porto per la prima volta a conoscenza il risultato del mio lavoro, fiducioso che sia di aiuto e di lezione alle future generazioni.
Intriso di  stima e affetto verso il Direttore de
Il Pickwick e la Redazione tutta, ne faccio loro dono affinché avvenga la pubblicazione e il giusto risalto della mia opera.
Il Pickwick infatti, nei grovigli della rete, colma di trappole ed insidie è l’unica testata virtuale nella quale cultura, conoscenza e ragione interagiscono in modo equilibrato e mirabile alla ricerca filosofica della verità.
Ecco quivi, la risultanza del mio studio che porterà, concedetemi questo slancio di immodestia, ad una nuova analisi storica della travagliata e spietata vita politica nella Russia del ventesimo secolo.

Quella sera del 20 agosto sembrava la più calda dell’anno. Correva l’anno 1940.
Il sole era tramontato ma era come se continuasse ad irradiare i suoi raggi.
Lev Trotsky si trovava nella sua casa di Città del Messico. Si era trasferito nel continente americano per sfuggire a quanti lo volessero morto.
Era ormai il nemico numero uno di Stalin.
Mercader del Rio era l’uomo dei Servizi Segreti Russi.
Si era finto uno studente dalle idee rivoluzionarie ed era stato accolto da Trotsky con grande cordialità. Era divenuto un tale frequentatore della casa, che le guardie del corpo che vigilavano l’ingresso, si astenevano dal perquisirlo.
Quella sera del 20 agosto, nonostante fosse la più calda dell’anno, Mercader del Rio indossava un lungo impermeabile; fu il modo più banale per occultare l’arma, con la quale avrebbe eseguito il gravoso compito: eliminare Lev Trotsky.
Quella sera del 20 agosto l’afa era insopportabile ma nessuno si insospettì nel vedere il suo abbigliamento. Entrò facilmente nella casa, e trovò ad accoglierlo un sorridente Trotsky:
"Ué Mercadè che ce fai ccà?"
"No, niente, mi trovavo a passare di qua, mi sono detto andiamo a trovare quel vecchio inzallanuto…"
E Trotsky incalzò di nuovo:
"Ma pecché ti si mis’ l’impermeabile?! Fa nu’ sfardello e’ caver’ stasera... mi sembri taleqquale al tenente Colombo!"
Mercader del Rio apparve risentito e sbottò:
"Tro’ smettetela, lo sapete che non accetto essere preso in giro!"
Lo statista russo perse il sorriso ma mantenne la calma:
"Vabbuò… che bbuò a chest’ ora… tengo suonno, muglierem’ già stà ind'o lietto"
"Tro’, vi devo far leggere una cosa che ho scritto, è per i compagni comunisti della mia città, mi voglio presentare a Sindaco…"
"Vestito accussì può fa’ solo l’assessore ra’ munnezz’!" commentò ironico Lev.
Ma il risentimento dello studente stava per divenire rabbia:
"Tro’ smettetela, lo sapete che non accetto essere preso in giro!"
Trotsky tentò di tranquillizzarlo:
"Vabbuò, assettat’ ccà: famme sentere…"
Si sedettero entrambi e Mercader iniziò a leggere i suoi presunti scritti:
"Allora Tro’, vedete un po’ se vi piace:
cari cittadini, passo dopo passo, ho deciso che la nostra città, a costo zero…
Oh! E’ andata la penna sotto il tavolo; Tro’ me la prendereste cortesemente? Co’ ‘sto impermeabile non riesco proprio a muovermi…"
Il più banale dei tranelli, nel quale, però, Trotsky cadde senza indugio:
"Addò sta? Io nun vec’ manco ‘o Mercader…"
Proprio in quel momento il sicario della GPU estrasse dall’impermeabile l’accetta e colpì ripetutamente Lev Trotsky, gridandogli con rabbia:
"Vi avevo avvertito che non accetto essere preso in giro!!!"
L’urlo di Trotsky fu agghiacciante, nonostante la piccozza affondasse cruentemente sulla testa, egli continuava a muoversi, mentre sul volto scorrea un fiume di sangue. Subito le guardie del corpo e la moglie accorsero nello studio dove si stava consumando la tragedia; e fu proprio la donna a parlare per prima:
"Lev, mannaccia a Stalin, 'o ssaje che m’hai scetat’? 'A vuò firnì ‘e fa’ stu’ burdell’?  Ma che t’ si mis’ ‘n capa?!?".

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