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Saturday, 22 June 2013 02:00

The Dark Side of The White

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Si spengono le luci in sala, si accendono le lampadine sul palco. Qualche schermo di telefonino continua a brillare azzurrognolo, continuerà così per tutto lo spettacolo, siamo così assuefatti alla tecnologia e alla schiavitù della connessione totale e continua, che pare non sia possibile separarsi da quello schermo, nemmeno per le due ore di una (pur lunga) rappresentazione.

Desdemona e Otello. Desdemona di Otello. Desdemona senza Otello. Desdemona finalmente solo Desdemona. Da oggetto a soggetto. Un classico è tale, è stato detto mille volte, nulla di nuovo vengo a dire, perché ha ancora qualcosa da raccontarci. Un classico è tale perché continua a parlarci di un’epoca, di un hic et nunc, e allo stesso tempo ci parla di noi, di oggi, ancora una volta di un hic et nunc. E così oggi una donna, Toni Morrison, e un uomo, Peter Sellars, parlano a noi donne e agli uomini di un’altra donna, Desdemona, e affidano a due voci di donne, Tina Benko e Rokia Traoré, tutte le voci di una storia, tutti i profumi e i sapori e i pensieri e i gesti. Flatus vocis. La parola è creazione, in principio era il Verbo, la parola creatrice. La scenografia è nuda ed essenziale: solo i microfoni e dei contenitori vuoti di vetro, bottiglie e bicchieri, capiremo solo alla fine che hanno contenuto il vino bevuto da Cassio, che ha ubriacato Cassio.
Sono morti tutti. Desdemona, Otello, le loro madri, la balia di Desdemona, Barbary. Non hanno più azioni da compiere, non rischiano più di morire, spettri bianchi come i loro abiti, scalzi, i loro passi non fanno più rumore. Hanno riposto le tempeste della vita e finalmente, nella morte, possono raccontare chi sono, senza più ruoli e convenzioni da rispettare. Desdemona. Il suo nome significa miseria, sventura, condanna. Qui Desdemona non è la fragile figura che abbiamo sempre immaginato, oggetto d’amore, oggetto di morte per amore (sin troppo attuale...). No, Desdemona è forte, anticonvenzionale, così simile a donne come noi. Sa cosa desidera, è disposta ad aspettare tutto il tempo necessario, anche a rischio di arrivare ai limiti della non-sposabilità, bocca improduttiva di figli da sfamare. Lei non è fatta per un mondo chiuso, per un orizzonte ristretto, lei desidera il vasto mondo appreso dai racconti di Barbary, la balia, una donna africana che le ha cantato le canzoni e le storie della sua terra, fino a morire di crepacuore. Barbary. Non è un nome. Barbary voleva dire Africa, voleva dire i pirati barbareschi, il nome di coloro senza i quali i bianchi non potevano prosperare. Desdemona credeva di aver condiviso la sua infanzia con lei, e invece non conosceva nemmeno il nome della sua schiava. Non è un’accusa, solo una puntualizzazione (I’m clarifying). Sulla chiarezza si può costruire, riconciliarsi, abbracciarsi. Otello è l’orizzonte sconfinato. Otello è l’amore, il desiderio. Otello e le sue avventure. Otello e il suo segreto. Otello le dà la morte. Ma era davvero Otello che desiderava? Lo ha mai veramente capito Otello? Forse no. Ma anche lui non ha mai capito lei. Entrambi hanno guardato all’altro come mezzo, non come fine. Entrambi si sono persi. Può Desdemona perdonare? Lo ha mai perdonato? Ha mai perdonato il suo segreto? No. Ma può amarlo, perché saremo giudicati non da ciò che abbiamo fatto, ma da quanto amiamo bene.

 

 

 

Napoli Teatro Festival
Desdemona
testo
Toni Morrison
musiche Rokia Traoré
regia Peter Sellars
con Tina Benko, Roki Traoré
ngoni Mamah Diabaté
voci Fatim Kouyaté, Bintou Soumbounou
kora Mamadyba Camara
disegno luci James F. Ingalls
sound design Alexis Giraud
produzione Diane J. Malecki
direttore di palcoscenico Anne Dechêne
assistente al direttore di palcoscenico Janet Y. Takami
traduzione italiana sottotitoli Luca Delgado
in coproduzione con Wiener Festwochen, Théâtre Nanterre-Amandiers, Cal Performances Berkley California, Lincoln Centre for the Performing Arts New York, Spielzeit’Europa Berliner Festspiele, Barbican London, Arts Council London, London 2012 Festival
lingua inglese, Bambara (sottotitoli in inglese e italiano)
durata 2h
Napoli, Teatro Mercadante, 19 giugno 2013
in scena 18 e19 giugno 2013

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