Print this page
Tuesday, 18 June 2013 02:00

La vita è una partita a scacchi

Written by 

 

 

Spettatori in Sala dei 500
Non c’è il sipario nella sala dei 500 del Museo Ferroviario di Pietrarsa, dove va in scena Il gioco dei re di Marco Scaccaluga. Il pubblico si accomoda in modo ordinato mentre lo sguardo è attirato da un telo nero che nasconde la scenografia. Sopra c’è disegnata una scacchiera con l’indicazione dell’ultima mossa eseguita dai giocatori, sotto una frase di Goethe: “Quanti dolori, ahimè, potremmo evitare, se solo potessimo ritirare le mosse sbagliate e giocare di nuovo”. Il tempo di leggere, di pensarci su, di porsi domande sulle regole del gioco ed ecco che lo spettacolo comincia.

 

Apertura rivelatrice. Scenografia in scatola
Al cadere del telo si scopre la scenografia realizzata da Luca Fiorato. È l’interno di una scatola per riporre i pezzi degli scacchi. La prospettiva è profondissima, tanto che il piano del palco, il pavimento fatto di caselle bianche e nere, è inclinato. Le assi di legno scuro delle pareti sono a vista, disposte in orizzontale. Il tetto si alza e si abbassa come un coperchio, aperto per le scene all’esterno e chiuso per quelle all’interno. La scena è unica ma è mobile e riesce a trasformarsi dando l’idea di un posto nuovo, pur rimanendo una scatola. Gli oggetti di scena che entrano ed escono, come i tavolini, seguono la profonda prospettiva così quello in ribalta è più grande di quello sistemato in fondo al palco. Le pareti laterali hanno sei porte che permettono agli attori di entrare e uscire, quella di fondo scorre e si apre al centro o di lato lasciando vedere il cielo. Si passa da una casa ad un transatlantico ad una piazza, con semplici movimenti degli elementi.

 

Pubblico in meraviglia
La reazione del pubblico è di stupore. La mossa dello scenografo è così bella che gli spettatori non possono fare altro che subirla col sorriso sulle labbra, rispondendo con la più spontanea espressione di meraviglia.

 

Realtà che gioca con la fantasia. Sceneggiatura in Storia romanzata
Luca Viganò ha lavorato ad una sceneggiatura che attinge dalla storia reale la rivalità tra i due campioni di scacchi, Josè Raul Capablanca e Alexandre Alexandrovich Alekhine e costruisce intorno a loro delle situazioni adatte al teatro. Nella sceneggiatura, infatti, Capablanca e Alekhine sono amici fin dall’infanzia. Il secondo, espulso dalla Russia, lavora per la famiglia Capablanca ed è il ragazzo prodigio Josè Raul, esperto già a quattro anni, ad insegnargli il gioco degli scacchi. La rivalità tra i due è anche, allora, il conflitto tra il genio sregolato che pecca di vanità ed è distratto dalle belle donne e la determinazione di chi vuol cambiare la propria vita risalendo dal basso, dedicando anima e corpo agli scacchi. Sullo sfondo i conflitti mondiali e la crisi del ’29 che determinano il destino dei personaggi e trasformano lo sfortunato Alekhine nell’ideatore della teoria degli scacchi ariani.

 

Signore in ventaglio
La pièce è lunga e in sala fa molto caldo. All’ingresso le mascherine hanno fornito a tutti gli spettatori un ventaglietto di cartone con il titolo dello spettacolo. Ad ogni fila, dalla prima all’ultima ci sono mani che li sventolano per rinfrescare i volti. Tuttavia, la vita dei due campioni di scacchi è così coinvolgente che il pubblico resiste al gran caldo.

 

Attori in avanti e poi indietro nel tempo
Nonostante i ventagli che potrebbero distrarre, gli attori sono concentratissimi. Si stringono nei cappotti pesanti nelle scene ambientate durante i freddi inverni di New York e offrono un’ottima performance mutando i personaggi così come gli anni possono aver mutato le persone. La storia, è infatti strutturata in modo da abbracciare tutta la vita dei personaggi, dalla giovinezza alla morte. Evidente è soprattutto la trasformazione che avviene in Alekhine ma non sono stati sottovalutati, dagli attori, i piccoli cambiamenti che avvengono in ogni persona con l’avanzare dell’età. Una sola donna, Alice Arcuri, interpreta tutti i personaggi femminili cambiando continuamente costumi e modo di parlare.

 

Spettatori in grande entusiasmo
Lo spettacolo è apprezzato da tutti perché ogni elemento è ben curato. La storia è gradevole, il suo svolgimento è avvincente così come il gioco degli scacchi, scene e costumi sono affascinanti. L’applauso finale è dei più calorosi. Davvero una bella serata di teatro.

 

Scacco matto del Regista
Marco Sciaccaluga ha onorato il Napoli Teatro Festival Italia presentando un lavoro completo. Non si è risparmiato anzi, ha rischiato proponendo una pièce storica incentrata su un gioco che non tutti comprendono. Quel gioco l’ha poi proposto come metafora della vita umana: “Siamo tutti dei pezzi che vengono giocati sulla scacchiera dell’essere e poi a uno a uno veniamo riposti nella scatola del nulla” cita nelle note di regia. Una volta riposti, però, si può sempre riprendere la scatola e rigiocare. Così lo spettacolo parte dalla fine, dalla morte, ma ricomincia ridisponendo tutti i pezzi. Lo scorrere degli anni è scandito da due personaggi della strada, un mendicante, giocatore dilettante che sfida a scacchi i passanti e uno strillone che annuncia i titoli sensazionali dell’epoca, si arricchisce a Wall Street e ricade in miseria.
A fine spettacolo un sentimento prevale su tutti gli altri ed è la voglia di imparare a giocare a scacchi.

 

 

 

 

Il gioco dei re
di
 Luca Viganò
regia Marco Sciaccaluga
scene e costumi Guido Fiorato
luci Sandro Sussi
con Massimo Mesciulam, Aldo Ottobrino, Cristiano Dessì, Alice Arcuri, Fabrizio Careddu, Antonio Zavatteri, Alberto Giusta
coproduzione Fondazione Campania dei Festival − Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile di Genova
lingua italiana
durata 2h 30'
Napoli, Museo Ferroviario Nazionale di Pietrarsa − Sala dei 500, 13 giugno 2013
in scena 12 e 13 giugno2013

Latest from Sara Scamardella

Related items