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Tuesday, 26 October 2021 00:00

Due avvistamenti teatrali

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Un incontro tra generazioni lontane, idealmente rappresentate da una nonna e un bambino che si incontrano per le strade di una notte solitaria che riunisce le loro solitudini, racconta di un bimbo di sette anni che scappa di casa e di Lina, che ha dieci volte sette anni ma anche lei è scappata da quella che dovrebbe essere la sua casa ora. I due attori si muovono sulla scena sul tappeto musicale di Enrico Messina, composto da un mix di musiche al pianoforte di Gershwin e dello stesso Messina: i loro dialoghi sembrano destrutturati fino a un punto zero, che ricerca la descrizione senza orpelli di sentimenti senza infrastrutture inquinate da altro. Ma l’affanno della semplicità mi pare diventi spesso leziosità in metafore fin troppo basiche per essere coinvolgenti, e la tenerezza di una storia di amicizia fin troppo vista è stucchevole.

La creazione di Fuga a quattro mani sembra nascere dalla consapevolezza che nel corso degli ultimi anni le relazioni intergenerazionali sono profondamente mutate: eppure la scrittura non riesce mai a raggiungere una piena verità, né a mostrare l’attualità, perché si blocca (come raggelata in una descrizione nata vecchia) dei giovani e degli anziani. Perdendosi in descrizioni pleonastiche e risapute (quindi alla fine obiettivamente banali) delle scarse opportunità di contatto fra i bambini e i parenti più anziani, della separazione tra generazioni, dell’aumento dei servizi pre e post-scuola, della crescita esponenziale del numero di degenze nei centri diurni e nelle case di riposo: è tutto incredibilmente già visto nella sua ovvietà, supportato da due interpreti che si perdono in faccette e vocine, spegnendo ogni possibilità di immedesimazione del pubblico. Per di più, risolvendo la drammaturgia in una specie di coup de théâtre finale che non ha ragione d’essere, che nulla toglie e nulla aggiunge alla messa in scena perché profondamente telefonato fin dalle prime battute e perché continua ad evidenziare lo scarso feeling del testo con il pubblico di oggi.
Di contro.
"La supernova è un’esplosione stellare provocata da una stella che ne ingloba un’altra più piccola, dando luogo a una reazione violentissima e luminosissima che dura per un certo tempo. La materia prodotta dall’esplosione si disperde nell’universo dando vita a nuove stelle, mentre il nucleo collassa su se stesso e crea un buco nero".
E Supernova, lo spettacolo visto durante Avvistamenti Teatrali a Parco Torre Marrana di Ricadi (ideata e diretta dall’associazione Avvistamenti di Maria Irene Fulco e Michele Paluci) nell’estate del 2021, è una produzione della Compagni I Pesci che nella sua lucida linearità spiazza per l'inesorabile, enorme compattezza e stratificazione di senso. È la storia di una famiglia, una madre e tre figli, che lentamente si disgrega dopo la morte del padre (“Le cose si dissociano; il centro non può reggere; e la pura anarchia si rovescia sul mondo”, 1937, da The Municipal Gallery Revisited, di Yeats): proprio come nella luce bianca e accecante di una supernova, una svolta di vita improvvisa e inaspettata, un’esplosione mai vista prima, cambia pesi e misure, stravolge gli equilibri in gioco, sposta le emozioni e decodifica, destruttura e ricalibra le strutture della mente. E i litigi, gli amori, gli affetti, i ricordi vengono risucchiati in quel buco nero dell’esistenza.
A volte la vita è fragile, di quella fragilità che non si conosce finché qualcosa non la spezza irrimediabilmente: i cocci diventano fili tagliati finché qualcosa non li re-intreccia come le imperscrutabili vie del destino, confuse e insondabili nell’abisso del sopravvivere.
Diceva qualcuno che infine uscimmo a riveder le stelle, concretizzando l’espressione per aspera ad astra: in Supernova invece Mario De Masi sceglie di mettere in scena tre fratelli, Massimo (Fiorenzo Madonna), Cristohper (Luca Sangiovanni) e Italo (Alessandro Gioia) che guardano fisso il cielo insieme alla madre, (Lia Gusein-Zadé) ma non trovano altro che indifferenza, vuoto, un buio che è solo assenza di speranza.
Mentre le loro esistenze seguono proprio la traiettoria vitale della supernova: quando la famiglia esplode dopo la scomparsa del padre; quando evolve attraverso Massimo che va via e torna solo dopo sette anni ristabilendo un equilibrio precario; quando collassa in se stessa come in un buco nero, che è la prossima ventura morte della madre che è un (altro) punto di non ritorno.
I tre protagonisti/fratelli/attori si muovono sulla scena con un ritmo dinamico e incessante restituendo al pubblico parole dal sapore antico e situazioni di esasperata quotidianità. Con loro degli oggetti essenziali, delle metafore materiche che incanalano l’essenza dei personaggi contrastando con l’eruttiva fisicità della Madre, corpo che attraverso la danza contemporanea mette in scena una corporeità spasmodica ed incessante, spettinata dall’istinto dei morsi e mossa dalle pulsioni meccaniche dell’esistenza.
Alla fine, nel punto di non ritorno di un’altra morte, gli oggetti rientrano nella borsa, i personaggi ritornano nel ventre primordiale della madre tornando ad essere tutto e niente nel nulla cosmico.





Avvistamenti teatrali
Oggi. Fuga a quattro mani per nonna e bambino

di
Annalisa Arione, Dario Eduardo de Falco
regia Annalisa Arione, Dario Eduardo de Falco
con Annalisa Arione, Dario Eduardo de Falco
musiche Enrico Messina
luci Alberto Saccavini
produzione Compagnia Arione-de Falco
durata 55'
Torre Marrana Ricadi (VV), Anfiteatro Torre Marrana, 27 agosto 2021
in scena 27 agosto 2021 (data unica)




Supernova
di Mario De Masi
regia Mario De Masi
con Alessandro Gioia, Lia Gusein-Zadé, Fiorenzo Madonna, Luca Sangiovanni
aiuto regia Serena Lauro
disegno luci Desideria Angeloni
video Luigi Cuomo
produzione
Compagnia I Pesci
in collaborazione con Associazione Artisti Associati, ARTEFICI-Residenze Creative FVG, Scuola Elementare del Teatro-L'Asilo
durata 1h
Torre Marrana Ricadi (VV), Anfiteatro Torre Marrana, 6 agosto 2021
in scena 6 agosto 2021 (data unica)

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