“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 29 June 2021 00:00

C.Re.S.Co.: Illustre Ministro, così non va

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In vista dell’incontro convocato dal Direttore Generale del MIC per il prossimo 1 luglio, C.Re.S.Co ha scritto una lettera al Ministro dei Beni Culturali, on. Dario Franceschini.

In piena sintonia con i colleghi di Agis, C.Re.S.Co ha ribadito l’importanza di prevedere il 2022 come un anno di transizione, in grado di mettere in sicurezza tutto il comparto con particolare riguardo ai soggetti più fragili. La ripartenza del triennio nel 2022, in un contesto economico e sanitario profondamente incerto, appare inadeguata a rispondere alle esigenze del comparto sia perché il sistema competitivo penalizzerebbe tutti i soggetti del sistema e con particolare evidenza i soggetti più fragili, sia perché non permetterebbe una revisione delle criticità del DM più volte analizzate e definitivamente esplose con la pandemia.
Le prime istanze a oggi non conoscono ancora gli esiti delle commissioni consultive e ciò nonostante stanno operando per poter raggiungere i minimi nella speranza che una terza ondata pandemica non arresti nuovamente l’attività; le imprese di produzione che operano in ambito di rischio culturale stanno scontando la fortissima contrazione del mercato, resa ancora più evidente dagli obblighi di riprogrammazione delle produzioni saltate per il Covid-19; le imprese che si rivolgono alle giovani generazioni non hanno alcuna certezza di poter tornare a incontrare il pubblico delle scuole di ogni ordine e grado. Sono solo alcuni esempi non esaustivi, è evidente che una così rapida spinta alla ripartenza comprometterebbe allo stesso modo anche i soggetti più strutturati, soprattutto quelli che hanno agito secondo un principio di responsabilità, tutelando sia nel 2020 che nel 2021 le lavoratrici e i lavoratori, utilizzando quindi i fondi pubblici nell’ottica di rispondere a una funzione pubblica.
Nella lettera inviata C.Re.S.Co vuole ribadire che l’anno di transizione chiesto non deve in alcun modo prevedere contributi a fondo perduto che, come già espresso in numerosi documenti elaborati dal coordinamento e presentati al Ministro, non hanno riconosciuto l’operato di tutti quei soggetti FUS che hanno agito e agiscono secondo responsabilità, oltre ad aver reso ancora più solitario l’operato tutti quei soggetti che, operando al di fuori del FUS, hanno continuato a garantire una relazione virtuosa con i territori e le comunità di riferimento. A conferma di ciò, sin dall’inizio della pandemia, C.Re.S.Co ha chiesto alla Direzione Generale del MiC di considerare le evidenti differenze tra i soggetti e di prevedere un monitoraggio e un controllo sulle attività messe in campo, valutando le funzioni, le diverse dimensioni d’impresa e i margini d’azione reali per realtà tanto diverse.
Il timore espresso dal Coordinamento è quello che un eventuale triennio 2022-2024 non possa prevedere i tempi necessari per una reale revisione dei nodi irrisolti del DM, sui quali occorre intervenire tempestivamente soprattutto in ragione dell’imminente ripresa della delega per la definizione del “Codice dello spettacolo” previsto dalla L.175/2017, che tutto il comparto aspetta da anni, affinché lo spettacolo dal vivo possa dotarsi di un quadro normativo organico attraverso la promulgazione dei decreti legislativi.
Alla luce di tutto ciò, C.Re.S.Co non ritiene strategico dare avvio a un nuovo triennio senza risolvere importanti problemi strutturali, che ricadono sulla qualità del lavoro, delle produzioni e dell’offerta culturale destinata ai cittadini. Tra le principali problematiche del DM sulle quali è data, come sempre, piena disponibilità a collaborare assieme al MiC si evidenzia l'iperproduzione e l'assenza di una reale circuitazione, aspetti oggi ancora più gravi per la contrazione del mercato; l'assenza di un vero riequilibrio territoriale: il complesso rapporto tra centri e periferie e la lenta e progressiva scomparsa di tanti, troppi presidi di prossimità rischiano di comportare una desertificazione culturale del Paese; l'assenza di ricambio generazionale e le sempre troppo poche prospettive per i più giovani

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