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Friday, 16 October 2020 00:00

Esplorando il senso della parola

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La parola, il senso, il testo, il significato e il significante.
La parola.
Quante volte ci si ferma, come in un’epifania al contrario, a chiedersi perché una parola ha questo suono, che potere ha il suono stesso, che senso ha la parola, e quindi che rapporto ha con il suo significato?

Senza arrivare al nome della rosa, in teatro spesso e volentieri si sottolinea l’importanza del testo, si usano il potere e il fascino semantico del suono: ma meno spesso si illumina la linea di demarcazione tra testo scritto e parlato, per tentare di capire meglio quel cortocircuito tra parola ascoltata e letta, per approfondire dalla parte dello spettatore questa differenziazione di percezione.
Colma questo vuoto Angelo Colosimo, che a Primavera dei Teatri 2020 nell’ambito del progetto Europe Connection porta Se eu vivesse tu morrias di Miguel Castro Caldas, con un’opera che, parole sue, “ha la natura di un saggio, di un esperimento, di un’indagine che esplora uno dei limiti del teatro: il testo”. È per questo che il testo stesso della messa in scena è disponibile per ogni spettatore: che può scegliere se leggere e sentire, leggere o sentire, sentire e dopo leggere. Alternando le azioni, assaporando l’una e l’altra e provando in presa diretta la differenza tra lettura e visione; conseguentemente assecondando un testo in crescita, quello di Caldas, che nasce, si sviluppa e si avviluppa da/su una relazione a tre, con i personaggi che portano in scena l’amicizia, l’amore, la fedeltà, l’altruismo, l’egoismo. Il tutto attraverso un metatesto che scavalca continuamente i confini e si pone contemporaneamente in mezzo tra palco e spettatore, da una parte e dall’altra.
La metanarrazione è sempre terreno scivoloso quanto affascinante e ricco: Colosimo supera lo scoglio imponendo in scena una recitazione vistosamente forzata, calcando sui toni e spogliando completamente la scena, decostruendo il racconto in maniera ora enigmatica, ora brillante e alla fine mettendosi al servizio dell’opera con la sua fisicità prepotentemente materica che questa volta, contrariamente alle sue impressionanti, anarchiche prove del recente passato (la trilogia composta da Bestie rare, Simu e Pùarcu e Agnello di Dio), si irrigidisce in uno schematismo necessario e funzionale al sottotesto. Stupisce per questo Colosimo, che dimostra non solo varietà di toni come attore ma anche molteplicità di senso come autore: e vince la scommessa di Europe Connection, terreno pericoloso per molti, con questo Se io vivessi tu moriresti che si dimostra subito, nonostante sia un primo studio, vitale e ricchissimo di potenzialità. 
Se io vivessi tu moriresti parte dal titolo arzigogolato, una contorsione grammaticale che rimanda alle insidie della parola scritta e sfuma poi come si è detto in una riflessione sulla distanza ontologica tra testo rappresentato e scritto. Fissando lungo il percorso dei paletti di senso attraverso i protagonisti con nomi eponimi: Iago (personaggio scespiriano, il cui nome è diventato sinonimo di un concetto), Lidia (nome di donna di matrice biblica, diffuso in epoca pre-cristiana tra le etere, le liberte e le schiave) e Filinto (probabilmente, da Filinto Muller, politico e militare brasiliano, eroe nazionale). Arrivando quindi all’inevitabile conclusione che si accede al significato di una parola solo se la si libera dalla forma che inevitabilmente la imprigiona. Arrivando a vedere solo considerandosi ciechi: vedendo il senso solo non vedendone il con-testo.





Primavera dei Teatri
Se io vivessi tu moriresti
(mise en éspace)
di
Miguel Castro Caldas
traduzione Francesca De Rosa
con la supervisione di Vincenzo Arsillo
responsabile progetto Angelo Colosimo
regia Roberto Turchetta
con Rossella Pugliese, Angelo Colosimo, Peppe Fonzo
produzione Wobinda, Primavera dei Teatri
in collaborazione con
PAV
paese Italia
lingua italiano
durata 1h
Castrovillari (CS), Accademia dei saperi e dei sapori (ex Mattatoio), 9 ottobre 2020
in scena 9 ottobre 2020 (data unica)

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